Commemorazione Napoleone Colajanni
post inserito il 9/12/2012 da F.Emma. Archivio Di Bilio/Giannotti.
1912 / 2012
cent'anni dalla ricorrenza del 50° dell'inizio della attività politica di Napoleone Colajanni.
Nel settembre del 1912 Napoleone fu onorato con festeggiamenti sia a Castrogiovanni che a Palermo.
Non molti politici, nella storia d'Italia, hanno avuto un tale plauso sincero e meritato sia dai propri sostenitori, dagli avversari politici e dai concittadini.
Riportare alla memoria questo evento ci porta a fare tante considerazioni e tanti raffronti con i politici e con la politica attuale. Non crediate, che ai tempi di Napoleone Colajanni, il mondo della politica fosse molto diverso da oggi, era Napoleone che era "speciale" e proprio per questo noi oggi vogliamo riportare alla memoria quell'evento, perchè i Valori e la Coerenza che hanno illuminato tutta la sua esistenza continuino ad essere una voce ancora potente ed autorevole, come quando era in vita, come ci conferma Nino Savarese nel suo discorso in occasione dell' inaugurazione del monumento a lui dedicato: " Fatto é che al mio paese tirava aria di moralità lui vivente ed operante. Non già che tutti fossero diventati galantuomini come per incanto, ma nelle faccende pubbliche ed anche in quelle Private, si era contagiato l'esempio della schietta onestà di Colajanni; si temeva il suo giudizio, anche quando non poteva materialmente colpire. Tutti, nell'agire, si chiedevano che cosa avrebbe detto “ 'u dutturi”."
Nell'agosto del 1862, Napoleone Colajanni, all'età di 15 anni, iniziò la sua attività politica arruolandosi nelle file Garibaldine. Seguì Garibaldi, che incitava i suoi al grido di "O Roma o morte", fino in Aspromonte. Nel settembre del 1912, quel lontano evento fu giustamente considerato il momento d'inizio della attività politica di Colajanni, e la grandezza dell'uomo suggerì la necessità di tributargli "magnifiche onoranze".
Un Comitato promotore organizzò per il 18 settembre i festeggiamenti a Castrogiovanni, festeggiamenti poi proseguiti il 20 settembre a Palermo. Nell'occasione venne stampato "Un numero Unico" " che rimanesse testimonianza grafica delle onoranze che tutta l'Italia pensante tributa oggi a Napoleone Colajanni".
Ebbe un ruolo rilevante nell'organizzazione dei festeggiamenti e della edizione del Numero Unico, il Prof. Eugenio Di Bilio, presidente della Cooperativa "La Madre Terra".
Il Campanile, come nel 1962 già fece il settimanale "Ottogiorni", vi propone oggi la riedizione (online) di quel "Numero Unico" a memoria di entrambi i nostri due concittadini: Napoleone Colajanni e Eugenio Di Bilio
- di Francesco Colnago -
Non so quale altro uomo politico abbia il potere di farci assistere, come Napoleone Colajanni, al bel prodigio che si va compiendo in questi giorni. E il fatto delle odierne onoranze a lui tributate è così sostanzialmente diverso dalle consuete cerimonie, e tanto le supera nel suo intimo carattere, da non restare chiuso nella breve cerchia delle mura di una città che acclama un suo degno figlio, da non rimanere limitato tra i confini di una regione che festeggia un insigne conterraneo, ma da prendere la mossa dall'alta Enna per propagarsi in tutta l'isola e, passando il mare, assumere alla significazione di avvenimento nazionale. Pure l' uomo cui si fa un così singolare omaggio è rude, scabro, quasi selvatico, simile veramente a un montanaro che dalle sue balze ha appreso una grande parsimonia di gesti ed una incisiva precisione di linguaggio. Ed è quest'uomo inesorabile con i nemici: ma altresì inflessibile con gli amici che abbiano sbagliato o ch'egli giudica non siano più sulla giusta direttiva : io non so quante polemiche ha sostenuto in cinquanta anni e non so quante cricche ha distrutto, quante congiure intessute all' ombra ha sventato, quanti colpevoli ha denunciato alla pubblica opinione, quanti idoli ha buttato giù dal loro piedistallo.
Napoleone Colajanni nel suo studio
Se parla Napoleone Colajanni non usa eufemismi, non cerca perifrasi, non tenta ad una parola troppo cruda sostituire un più blando sinonimo, e un suo discorso irto di date, pieno di riscontri, saturo di citazioni, materiato di logica, stretto, denso, serrato , e pronunciato dalla sua voce un poco rauca, e sostenuto dall'indice costantemente teso verso l'avversario, sembra alle volte una lezione d'anatomia, pare più spesso un'opera sicura e precisa, tragica e necessaria, di vivisezione.
Se scrive non si affanna alla ricerca della parola elegante, non s'indugia a tornire la frase e non conosce il tormento di costruire un periodo e di sentirne l'armonia, non ha immagini ma idee, non ha raffinatezza di figurazioni ma solidità di pensieri, e nella sua nuda prosa, deserta di ogni richiamo letterario, spoglia di ogni similitudine, tutto sacrifica spietatamente alla chiarezza e alla nitidezza del contenuto, ma in fondo ad ogni suo articolo è un monito che dovrebbe essere ascoltato e dentro ogni suo scritto è un insegnamento che non dovrebbe essere dimenticato. Quando volle scegliersi uno pseudonimo non seppe trovarne che uno, arrivando a una veramente eccessiva rappresentazione del suo temperamento, e firmò :« lo zotico » compiacendosi di nascondersi dietro una parola ruvida e semplice mentre gli altri prediligono adornarsi e mascherarsi con un nome preso a imprestito a un eroe di romanzo o ad un cavaliere di leggenda.
Ora, come mai un uomo che ha combattuto così vivaci battaglie , che ha distrutto tante fame , che non ha risparmiato nessuno pure che lo abbia sorpreso in istato di peccato, come mai riceve, senza che una sola voce discorde si levi, l'omaggio di parlamentari e di statisti di ogni parte politica ? E come mai alla celebrazione delle sue onoranze dànno il consenso, pronto e spontaneo, non richiesto e non sollecitato, uomini di ogni casta e di ogni classe trovandosi accanto all'adesione di personaggi altolocati, di deputati di ogni settore, di scienziati di ogni scuola, l'adesione degli agricoltori di una cooperativa o dei zolfatari di una lega di resistenza? La spiegazione dell'enigma è facile : Napoleone Colajanni ha potuto compiere questo miracolo perchè la sua vita è stata rettilinea, fatta di probità nitida e trasparente come un'acqua sorgiva, lucida e tersa come un puro cristallo, perchè in nessuno dei suoi attacchi è stato possibile scoprire il fine recondito di un suo tornaconto e in nessuna delle sue critiche lo scopo segreto di un suo interesse. Non s' incontra tutti i giorni uno che coinvolto in un disastro economico, come avvenne a Napoleone Colqjanni, non tenti salvare almeno una parte delle sue sostanze , ma tutte le ceda tranquillamente ai creditori, rinunciando dall' oggi al domani alla ricchezza, adattandosi con antica fermezza d'animo alle privazioni, consacrandosi a un lavoro senza riposo, e riscuotendo ogni compenso e ogni rimunerazione dall'esercizio del dovere. Quando, dunque, è stata presa la bella iniziativa di celebrare il cinquantesimo anniversario del suo ingresso nella vita pubblica non poteva mancare ad essa una meravigliosa concordia di assentimento e non potevano i suoi stessi avversari non posare per un momento le armi e riconoscere la fierezza indomabile, la sperimentata integrità, la purezza d'intenti, la costanza di propositi di questo magnifico isolano. Perchè sono giusto cinquanta anni da quel lontano agosto 1862 in cui Napoleone Colajanni appena quindicenne — era nato a Castrogiovanni il 27 aprile 1847 — accorse dietro la clamide rossa di Garibaldi ad Aspromonte, sognando la liberazione di Roma e bramandone la restituzione alla patria italiana : penso che il giovinetto siciliano non poteva ricevere un più radioso battesimo. Con il duce immortale tornò a combattere Napoleone Colajanni nel 1866 nel Tirolo e se non fu a quell' epica disfatta, più alta e più luminosa di ogni vittoria, che si chiamò Mentana il desiderio ne ebbe ardentissimo e grande amarezza sentì di non averlo potuto esaudire. Il combattente di allora, il garibaldino del bel tempo lontano non è ancora stanco: sui giornali, nei libri, dalla cattedra dell'Università, dallo scanno del Parlamento, dalla tribuna nei comizi elettorali continua la sua buona guerra.
Sui giornali ha disseminalo a centinaia gli articoli per guadagnarsi da vivere ma anche perchè ha la passione del giornalismo: ricordo le sue ansie e le sue trepidazioni quando lanciò il primo numero di un suo grande quotidiano: « L'Isola» che visse per un anno, gloriosamente. Egli ama il caratteristico odore dell'inchiostro di stamperia, come il fumatore l' aroma del tabacco, come il marinaio il profumo del catrame, quell'acuto odore delle tipografie che dalle narici sale al cervello e tutto lo impregna, e sa egli l' impazienza con cui si spinge il lavoro ultimo degli operai per andare in macchina, la rapidità con cui si commenta un telegramma dell' ultima ora, la fretta nervosa con cui si improvvisa un « entrefilet » veemente ed aggressivo, simile veramente ad una baruffa sulla pubblica strada.
I libri di Napoleone Colajanni formano oramai tutta una biblioteca : dal severo volume di pura scienza al « pamphlet » vivace e mordace, agile e snello, uguale veramente nell’intenzione e ne1lo atteggiamento ad un assalto di scherma. Anche se volessi non saprei rammentare tutti i suoi libri : dalla « Sociologia criminale » che allora collocò il suo autore in prima linea tra gli studiosi italiani a “Ire e spropositi di Cesare Lombroso » che sollevò un clamore la cui eco forse ancora non è spenta, dal « Socialismo » che rimonta al 1883 a « Banche e Parlamento » che venne dieci anni dopo e che suggella una indimenticabile lotta sostenuta dal deputato siciliano, dalla « Politica coloniale» che lo ebbe avversario indomabile e irriducibile agli « Avvenimenti di Sicilia » in cui narrò il fenomeno dei « Fasci » con oggettiva serenità, con profondo acume di critico, con tranquillo esame di scienziato che indica il male avvisa al rimedio.
Dalla cattedra universitaria , dallo scanno parlamentare, dalla tribuna nei comizi la sua voce si è sempre levata come quella di un maestro, come quella di un assertore di ogni giustizia e di ogni libertà, come quella di un ammonitore. Quando parla alle folle è superbo : non ne sollecita il facile applauso, non ne solletica gl'istinti primordiali, non ne suscita con abili mosse oratorie lo scatto di entusiasmo, ma anzi le affronta, quasi le aggredisce, e finalmente le domina con la semplicità del suo linguaggio, con la limpida esposizione del suo pensiero, con il potere della sua logica e il fascino della sua onestà : non dimentica di essere un maestro e dovunque , in tutte le contingenze, assolve il suo compito, insegnando. Pure non ha, io credo, creata una scuola e non ha fatto, io penso , molti proseliti alla sua parte politica, ma è stato qualche cosa di più e di meglio : un fonditore di caratteri e un plasmatore di coscienze.
La sua eloquenza ha una precisa rispondenza con la sua persona fisica : è basso, tarchiato, con il collo corto, con i grossi baffi bianchi spioventi sulle labbra, con i capelli grigi e folti ai lati, con il cranio lucido e calvo, con gli occhi rotondi, acuti, a fiore di pelle, che si iniettano a quando a quando lievemente di sangue e che guardano aguzzi da dietro gli occhiali a stanga.
L'ultima volta che ho visto Napoleone Colajanni è stato in una tragica ora , a Messina, due giorni dopo l' immane disastro : era accorso da Napoli ed era pallido, commosso, anelante, disfatto. Gli pareva non si soccorresse in tempo, gli sembrava s'indugiasse troppo nell'opera di salvataggio e la sua parola era fatta d'ira, di rimbrotti, di rampogne : era stridente, veemente, nobilissima. Ma era fatta più di angoscia e di trepidazione, nell'attimo dell'attesa, se ci chiedeva notizie di alcuni. Esitava un attimo, paventava la risposta, e poi interrogava :
— Nino De Leo ?
— Morto..
— Giovanni Noè ?
— Morto.
E quando, finalmente, a un nome da lui pronunciato veniva la risposta che interiormente sperava, la bella parola di vita, il suo viso si schiariva e l'ombra di un sorriso palpitava in quei suoi occhi bruciati di lavoratore , si diffondeva a illuminare tutto il suo onesto volto di amico fedele che non conosce l'oblio. Vi sono sentimenti, come questo, che hanno l'intima e innata virtù del ricambio e i Siciliani a colui ch' è stato vigile custode dei loro interessi e instancabile tutelatore dei loro diritti dovevano tributare il premio più degno e il più puro : quello della riconoscenza.
Il barone Francesco Colnago, autore dell'articolo a lato, fu redattore de "Il Siciliano" giornale di orientamento democratico -sociale che sosteneva le idee e l'operato di Napoleone Colajanni. Per le sue critiche al governo Crispi, fu mandato al domicilio coatto insiema al direttore del giornale, principe Cutò.
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La Donna, la Moglie. lo Madre, è tutta un'armonia mirabile di sentimento, tutto un poema di bontà, di purezza, di virtù. A Lei, alla compagna devota del Maestro deve anche rendersi omaggio degno, con un pensiero che racchiuda la nostra gratitudine. Poichè sono la sua infinita dolcezza, la sua abnegazione, e il suo sorriso benefico che hanno allietato la vita del Maestro e ne hanno reso meno aspro il cammino nella solenne affermazione della gloria. È lei che sorridente e fiera ha sostenuto le violenti procelle della vita pubblica rincorando con la devozione di una discepola, con 1' amore della donna, con la bontà dell'animo. l'Uomo sempre in lotta contro tutte le bassezza che hanno tentato di sormontare il suo coraggio nelle magnifiche battaglie sostenute per la moralità, per la giustizia. È un alito di sana poesia che emana il suo profumo e raddolcisce quasi per incanto il volto burbero del Maestro; è la squisita bontà di sposa e di madre che noi glorifichiamo nella Donna modesta che è così interamente partecipe oggi della grandezza dell' Uomo da lei amato. (nella foto a sinistra, la Sig.ra Carolina, moglie di N. C.)
Filippo lo Vetere
________________________________________________ Eugenio di Bilio e la Cooperativa "Madre Terra"
L'idea prima, di queste magnifiche onoranze, che hanno trovato il consenso unanime, spontaneo, entusiastico di tutta la Nazione, sorse in seno a "La Madre Terra" la fiorente Cooperativa di Castrogiovanni che è oggi esempio alle organizzazioni agricole di Sicilia, ed indice dell'elevazione morale, economica e sociale cui - grado a grado - sono pervenuti i nostri lavoratori siciliani. E difatti, è veramente alla coscienza degli umili agricoltori di Castrogiovanni che la nostra economia agricola deve la creazione, il prosperare, il continuo progredire di questa magnifica affermazione del cooperativismo, che conta già 18 anni di vita, svolta fra difficoltà innumeri, ansie, sacrifici, ma con l'impulso costante di una fede incrollabile, di una tenacia nordica, di un ardore di conquista.
La Madre Terra raccoglie intorno al suo labaro più di millecento soci che, man mano, l'han resa forte di un patrimonio d'oltre centomila lire; e svolge la sua azione redentrice precipuamente con le affittanze collettive che un giorno sembravano sogno e utopia ed oggi s'avviano a risolvere il grave problema del latifondo.
Più di quattromila ettari di terreno son coltivate dai soci della Madre Terra che ad essi — dalle sementi ai concimi, dalle macchine al contante — anticipa quanto occorre pel rude lavoro, oltre alle sovvenzioni di generi di prima necessità. alla prestazione di un perfetto servizio sanitario e farmaceutico, alla elargizione di sussidi alle famiglie dei soci defunti, necessarie esplicazioni di una bene intesa mutualità. Funzionano altresì in maniera perfetta le cantine ed i magazzini sociali nella città e nella campagna, i magazzini di deposito per le vendite collettive dei prodotti e tutto questo complesso, ma preciso ingranaggio determina un movimento di capitali che nel 1911 superava i cinque milioni.
E la Madre Terra non trascura nemmeno di esplicare un'alta missione civile di educazione promovendo conferenze, sussidiando speciali scuole, istituendo premi per quanti più cooperano al miglioramento morale ed intellettuale dei lavoratori della Terra. Questo cenno sulla “Madre Terra” era per noi doveroso in questo Numero unico, in questa solenne celebrazione; ma dal nostro plauso, dalla nostra ammirazione per i forti agricoltori di Castrogiovanni non può disgiungersi un pensiero di affetto e di solidarietà per l'amico Prof. Eugenio Di Bilio che " La Madre Terra „ dirige con fervore di apostolo, con larghezza di criteri, con modernità di vedute' soprattutto con entusiasmo pari alle doti di educatore, di cooperatore, di amministratore integro e scrupoloso che lo animano nell'arduo, complesso e delicato suo compito.
g.p.
Avv. Filippo Lo Vetere,
Seg. gen. del Comitato Esecutivo,
rappresentante il Comune
di S. Caterina Villarmosa
Avv. Not. Francesco Sorriso,
sindaco popolare di Calascibetta
Avv. Mattei,
Reg. Commissario di Villarosa
Prof. Dott. Liborio Giuffrè,
lader del Partito Radicale di Palermo
Presidente del comitato esecutivo