Mostra 150mo Unità d'Italia
Visitate la Mostra "150° Unità d'Italia, frammenti SICILIANI"
Servizio Museo Interdisciplinare regionale Giuseppe Alessi
– Palazzo Varisano, piazza Mazzini 1 -
ENNA 15, 16 marzo – 15 giugno 2012
La mostra “Unità d’Italia – 150° - frammenti siciliani è la prima fase del progetto di valorizzazione del Museo Interdisciplinare, reso possibile dalla riapertura delle sale di Palazzo Varisano il 14 luglio dello scorso anno.
La presente esposizione, curata da Filippo Speranza e Giovanni Caraballone, si articolerà con quattro successive conferenze e la pubblicazione di un unico volume riassuntivo della esposizione, delle conferenze e della terza parte del progetto di valorizzazione che riguarda il museo archeologico di Centuripe, con la riproduzione di una delle statue di età imperiale II – III secolo d.c., del complesso degli augustali.
Si attua così un progetto di documentazione, rappresentato dalla esposizione, di riflessione sulla storia contemporanea con le conferenze e la pubblicazione e di ricerca con il rilievo e la riproduzione della statua femminile di età imperiale (II- III) secolo d.c.,ciò anche a testimonianza delle caratteristiche di interdisciplinarietà e della territorialità del nuovo istituto, la cui attività si articola tra Enna e Centuripe con scambi di programmi e la collaborazione con il territorio per la valorizzazione del patrimonio culturale.
Infatti il territorio di un Museo Interdisciplinare è costituito dall’insieme dei beni materiali e del patrimonio immateriale , espressione della storia dell’insediamento umano in un contesto fisico, biotico e non biotico, in continua trasformazione.
I protagonisti
Francesco II - Garibaldi - Vittorio Emanuele II
150° Anniversario dell’Unità d’Italia. “Frammenti siciliani”
di Fabio Fichera, Antropologo - Università di Messina
Il 21 ottobre 1860 due milioni di Siciliani si svegliarono Piemontesi: un Plebiscito attestava il passaggio dell’Isola dal Regno delle Due Sicilie a quello Sabaudo. Pochi mesi dopo, a Torino, la proclamazione del Regno d’Italia testimoniava il compimento dell’Unità nazionale.
Nell’Italia post unitaria, come in tutti gli altri stati-nazione europei, prevalse l’esigenza di promuovere la formazione della coscienza nazionale attraverso la costruzione di un narrazione condivisa degli eventi che portarono all’Unità.
Questa narrazione doveva rivolgersi in particolar modo ai nuovi italiani che davano forma alla loro visione del mondo sui banchi di scuola. Le origini delle nazioni, proprio come quelle delle narrazioni, si perdono nel mito e i loro confini esistono solo nella immaginazione.
A centocinquanta anni di distanza è evidente come l’origine della nazione italiana sia legata indissolubilmente ad una molteplicità di narrazioni: miti, eroi, padri della patria e guerrieri sono sottoposti a continue revisioni che rendono spesso contraddittori e discordanti protagonisti e fatti del risorgimento italiano.
< Giubba e Camicia garibaldine >
Ma come narrare una nazione?
Allestita in uno dei palazzi chiave del risorgimento italiano, da cui Garibaldi pronunciò il famoso discorso “O Roma o morte!”, questa mostra, attraverso oggetti legati a vicende locali, nazionali e transnazionali, vuole essere un racconto del processo unitario attraverso i frammenti siciliani del Risorgimento.
Un susseguirsi di immagini, lettere, documenti ufficiali e segreti, libri, medaglie, manifesti, timbri, ceramiche e gioielli accompagnano il visitatore al di fuori della narrazione ufficiale dell’Unità.
Narrazione, quest’ultima, che a volte sacrifica verità storiche e trasforma fatti in misfatti, retoriche in discorsi istituzionalizzati al fine di preservare la coscienza e l’identità nazionale. Ma la coscienza è innanzitutto conoscenza!
I sacrifici politici, umani e culturali, per la costruzione dell’Unità, in diverse regioni sono stati giustificati dalla modernizzazione come elemento connaturato col concetto di nazione nell’Ottocento Europeo. Tuttavia, il visitatore, potrà rendersi conto degli elementi di modernità dell’Isola nello scenario preunitario e rimossi dalla retorica risorgimentale: dalla Costituzione Siciliana del 1812 all’ordinamento giuridico fino alla florida classe di intellettuali, qui rappresentata attraverso gli opuscoletti di contrabbando anti borbonici editi all’estero.
Dall’altro lato, emergeranno, invece, quegli elementi culturali intimamente nascosti dalla storiografia dai siciliani stessi al di fuori dai confini regionali: la corruzione dei pubblici uffici, l’opportunismo e l’arretratezza culturale della nobiltà isolana disposta a sacrificare gli interessi della collettività pur di mantenere i privilegi di classe, un diffuso conservatorismo, una scarsa coscienza di classe e le organizzazioni criminali.
Maria Sofia di Baviera, consorte di Francesco II, Ferdinando II di Borbone, a destra un suo decreto
Nelle sezioni centrali dell’esposizione, diversi documenti, mettono in evidenza luci e ombre del fenomeno "garibaldino": dal carattere grottesco della spedizione a quello violento, gerarchizzato e autoritario, dalle forme comunicative formali delle lettere del Generale a diversi personaggi dello scenario politico locale e nazionale ai legami con la massoneria. Infine, l’uso retorico e speculare dell’Eroe, vittima e carnefice della retorica post-unitaria.
Nella parte finale si mettono in luce forme iniziali di protesta al nuovo ordine costituito: dalla protesta dei ceti popolari e alle bande anti-rivoluzionarie, alle sorprendenti analisi sociologiche di Napoleone Colajanni nei primi anni del Regno d’Italia sulle condizioni sociali nel Meridione.
sotto documento del 1860:
lo Statuto provvisorio di governo della città con le firme dai notabili ennesi
Ma perché mai le nazioni dovrebbero celebrare la propria vecchiaia e non la sorprendente giovinezza? Negli intenti dei collezionisti, che hanno prestato i loro frammenti di Risorgimento, e dei curatori, che li hanno rappresentati, il tentativo di immaginare la modernità della nazione come evento di ogni giorno e insieme evento epocale.
In loro la speranza di continuare a parlare di Nazione attraverso la coscienza nazionale, la fede nella conoscenza, nella razionalità e nella libertà di far rivivere quest’idea Ottocentesca nel terzo millennio: non più legata ai confini territoriali, alle logiche di potere e alle retoriche letterarie ma aperta ai nuovi flussi globali.
Una Nazione che, alla metafora del sangue versato per la patria da un soldato di cui si sconosce il nome, sappia accostare i sorrisi e le gesta delle genti provenienti da tutto il mondo che la abitano, la vivono e la cambiano.
Sopra a sinistra militari piemontesi, a destra la tessera di parlamentare del Regno d'Italia del barone Varisano
sotto le Brigantesse