I Bizantini - Il Campanile Enna

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I Bizantini

Storia di Enna

LA SICILIA DAI BIZANTINI Al NORMANNI
INQUADRAMENTO STORICO
(parte prima)


Di Davide Pirrera Rosso di Cerami


I Bizantini

Dall'anno 535 d.C. all'anno 827, i bizantini governarono la Sicilia. Furono tre secoli di rapine prepotenze,

imposizioni fiscali, sia nell'amministrazione che nella giustizia.

Un detto dimostra quanto odio i siciliani avessero per i dominanti pur avendo la loro stirpe matrici greche:

“Si vidi un lupu e vidi un grecu, salva u lupu e ammazza u grecu”.



Fu inizialmente Giustiniano, che approfittò della morte violenta di Amalasunta, regina dei goti, ad ordinare a

Belisario di partire per l'isola. Questi in principio fu accolto bene dalla popolazione e in poco tempo, con circa

7500 uomini, conquistò l'isola. Gli isolani favorirono l'impresa perché speravano nella restaurazione di un

regime più confacente alle loro tradizioni culturali e religiose. Nel 551 la conquista fu ultimata, ma a causa di

spoliazioni, violenze e stragi, la Sicilia era ridotta completamente in miseria.



A causa della decadenza generale della società, il governo bizantino violò con poca difficoltà l'autonomia

municipale e inviò nelle località "Conservatori del luogo o Topoterapeureitai" La dominazione bizantina é nel

complesso caratterizzata da un fiscalismo rapace, dovendosi infatti sopperire allo sperpero enorme della

conte imperiale e soddisfare il costo delle continue guerre; dato che molti proprietari, immiseriti dal fisco,

sono costretti a cedere le loro quote ai grandi proprietari, il latifondo si afferma sempre di più come struttura

sociale ed economica, alimentato da piccoli proprietari che cedono le loro quote ai latifondisti. Le popolazioni

operaie fuggono per miseria dalle città e le famiglie si stabiliscono nei possedimenti dei ricchi come enfiteuti

o fittavoli. La miseria che assaliva la popolazione per la mancanza di commerci, per le spoliazioni del

governo bizantino e per le immense estensioni di terreni occupati dalle greggi, spinge sempre più masse di

persone ad abbandonare la città per emigrare in particolare verso i paesi agricoli dell'interno, in cerca di

cibo.



 Una moltitudine di gente, come fecero prima le antiche popolazioni sicule, si sparse per i valloni e le

campagne e trovò riparo in grotte scavate nella roccia. In questo contesto un editto dell'imperatore

Leone III.

Isaurico, che proclamava l'eresia iconoclasta, provocò forti resistenze nei siciliani e indusse spesso alla rivolta

contro il governo. Sul piano culturale, sia la lingua greca che la latina sono parlate contemporaneamente

nell'isola, anche se dopo il passaggio al rito bizantino, la prima è preponderante; già però dal VII secolo la

dominazione bizantina perde la primitiva stabilità, perché minacciata dalle guerre d'Oriente, che hanno .

stremato Impero; gli arabi inoltre cominciano a smembrarlo: dopo la morte di Maometto nel 632,

conquistano la Siria, la Palestina, l'Egitto e la Mesopotamia e nel 652 iniziano le incursioni in Sicilia.



L'esercito imperiale, incalzato, sposta i contingenti militari nelle parti interne dell'isola; utilizzando anche

milizie locali, si creano strutture difensive scavate nella roccia, sulle alture. per economizzare i materiali

utilizzati per la costruzione della cinta esterna. Rappresentano esempio di quanto esposto i siti di Gagliano

Castelferrato, Agira Cerami, Nicosia, facenti parte del territorio esaminato. In seguito è da questo minuscolo

nucleo difensivo che nasce poi il centro abitato.



Per ristabilire la situazione, Costante II, dopo essere passato da Roma, si stabilisce a Siracusa. Dal 663 la

città di Siracusa era diventata capitale dell'Impero bizantino e la decisione di Costante II di trasferirsi nella

città aretusea, aveva sancito l'importanza strategica ed economica di una Sicilia ormai pienamente bizantina.

Sotto il profilo militare, la preoccupazione maggiore dei bizantini fu il consolidamento della posizione

strategica dell'isola, la cui natura di terra di confine la rendeva particolarmente esposta al rischio di attacchi.

Alla fine del VII secolo essendo la Sicilia ormai una provincia militarizzata diviene fondamentale l'esigenza

delle strutture difensive. La riorganizzazione tematica lega l'esercito alla campagna, che è ceduta in buona

parte ai soldati di stanza, in cambio del servizio obbligatorio ed ereditario; i contingenti militari disponibili

potevano poi essere rafforzati con contadini locali o barbari trapiantati in aree di confine. Nel 652 cominciano

le incursioni arabe in Sicilia; dal 828 a 965 l'espansione dell'Islam costringe l'Impero bizantino ad innalzare

muri e fortilizzi contro l'avanzata musulmana. Nel complesso si deve ribadire che i legami che avevano unito

la Sicilia all'impero erano sempre stati artificiosi e la popolazione vessata e sfruttata; è per questo motivo che

furono messe in atto secessioni e sommosse.



 Tra le più cruente vi furono quelle guidate da Sergio, stratega di Sicilia` e da Elpidio nel 781, che poi si

rifugiò in Africa. Le sommosse furono sempre soffocate nel sangue e con esse anche il sogno autonomistico

dei siciliani. Nel 826, uno stratega bizantino, Eufemio, si ribellò e offrì ai musulmani del nord la sovranità

della Sicilia, a condizione che gliela lasciassero governare; fu questa l'occasione che permise loro di iniziare a

conquistare l'isola. L’armata musulmana, formata da diecimila fanti e settemilacinquecento cavalieri, sbarcò a

Marsala il 17 giugno 827 e i bizantini subiscono una dura sconfitta; Palermo cadde nel 831. Eufemio seguì

l'armata fino sotto le mura di Enna, ma la città restò inespugnabile.. Egli stesso fu ucciso dagli ex compagni

d'arme. Enna cadde solo nel 859. La caduta di Siracusa nel 878 è l'inizio di una politica rinunciataria della

corte di Bisanzio nei confronti dell'isola, che rimane abbandonata a se stessa; spesso la difesa rimase affidata

alla popolazione locale ed ai monaci Dopo avere perso la parte occidentale dell'isola, i romaioi siciliani

adottano uno schema difensivo che mira a mantenere il controllo dell'isola, grazie al possesso di una

piazzaforte interna al territorio; fu questo il caso di Enna, appoggiata sulle ali ad almeno due città costiere

fortificate, una sul Tirreno e l'altra sullo Ionio. E' questo il periodo in cui maggiormente vengono apprestate

opere di fortificazione all'interno dell'isola, sui punti ortograficamente dominanti.

Il cronista arabo An Nuwairi, nell'anno 130 dell'Egira, 748 dell'era cristiana, riporta questa notizia: “Il Paese

fu ristorato da ogni parte dai Rum, i quali vi edificarono fortilizi e castelli, né lasciaron monte che non

v'ergessero una rocca". L'ultima città a capitolare fu Rametta nel 965. Non si ebbe dunque, già dal 826, una

Sicilia totalmente islamizzata, ma i tempi, specie per la conquista dell'interno dell'isola, furono lunghi, prima

che si arrivasse ad una completa capitolazione delle forze bizantine".



Per gentile concessione dell'autore, da "Castelli medievali in provincia di Enna dai Bizantini ai Normanni", ed. NovaGraf 2006



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