La Chiesa di Kamut - Il Campanile Enna

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La Chiesa di Kamut

I luoghi della memoria > Le Chiese di Enna
La Chiesa della Madonna di Camuto
Storia di una Chiesa e del suo crollo
Le 100 chiese
scomparse
E' successo ancora. E' successo nel 2015, quando ormai nessuno si aspettava che un'altra chiesa si potesse aggiungere al novero delle 100 chiese di Enna crollate o abbattute. Stavolta è toccato alla piccola Chiesa di Kamut, secolare edificio posto lungo una delle antiche vie di accesso alla città, quella che portava a Porta Palermo.
Un luogo magico, deprivato da decenni da qualsiasi frequentazione, ormai fuori dal tempo, sembrava essere al sicuro da ogni assalto della modernità. Se il tetto da qualche anno era crollato, le antiche mura sembravano incuranti del logorio del tempo e, contrapposte alla antica torre, fieramente continuavano a custodire il sentiero, invaso da una impenetrabile vegetazione, che saliva verso la città. La chiesetta appariva, ai pochi che riuscivano ad avventurasi tra i rovi, una custode del tempo e dello spazio.

Ma la sorte era in aguato. Il crollo del muro di sostegno della strada sovrastante, determinando la necessità del ripristino della frana di detriti e fango precipitati a valle, imponeva l'intervento di ruspe e camion. Per causa o in coincidenza di questi eventi (questo è ancora in corso di valutazione e accertamento) la Chiesa della Madonna di Camuto è crollata.
Con il suo crollo la città di Enna ha perso una importante testimone di uno dei capitoli più affascinanti della sua storia, la resa dell'ultimo Emiro al Gran Conte Ruggero.
Anni '50, la Chiesetta e la Torre antistante, lungo il sentiero che portava a Porta Palermo

Lunedì 21 dicembre 2015 si diffonde in città la notizia che la Chiesa di Kamut è crollata. Uno dei primi a venirne a conoscenza è Giuseppe Amato che il giorno successivo diffonde la notizia "Enna. Sorprese di Natale: abbattuta la chiesa di Kamut" su Vivenna:
"Lunedì 21 Dicembre 2015, pomeriggio, mi giunge una telefonata da un amico che, con tono allarmato mi mette a parte di una funesta notizia. “Hanno abbattuto la chiesa di Kamut”. Io, all’altro capo del filo, resto per qualche attimo imbambolato, già il verbo hanno abbattuto, è di per sé una bomba, hanno abbattuto! E chi ha abbattuto?...Mi precipito, giungo tra le nebbie all’incrocio della Casina Bianca, salgo a piedi e raggiungo quella che un tempo era la strada di accesso alla città da Nord, verso porta Palermo. Della vecchia strada non rimane pressoché nulla, la sede è trasformata in una larga pista fangosa dal passaggio evidente e del tutto ineducato di mezzi di movimento terra, l’agitazione aumenta, continuo la salita e dalle nebbie esce quel che resta di uno dei più segreti ed antichi scorci dell’Enna che fu. La ruspa è passata, la ruspa si è fatta strada tra la chiesetta e la torre, ha abbattuto il vetusto muro merlato che chiudeva la antica proprietà Potenza, lo ha cancellato e ha ridotto la chiesa ad un cumulo di pietre. Allo stupore, all’amara scoperta, segue la necessità di capire chi e perché ha potuto mettere in atto questo crimine, che di crimine si tratta. Dalle notizie che riusciamo a raccogliere la antica strada è stata ripercorsa da mezzi di movimento terra per salire verso l’area delle pendici investita dal crollo della murata di Viale Savoca. I mezzi, secondo una sommaria ricostruzione, avrebbero incontrato difficoltà di manovra nella strettoia tra la chiesa e la torre e quindi avrebbero proceduto alla demolizione del muro della tenuta Potenza e della chiesa.
Quella chiesetta, certo senza tetto da anni, stava lì dai tempi della presa di Enna da parte di Ruggero primo, quella chiesa avrebbe in breve compiuto i suoi primi mille anni, invece, dei criminali, affetti da inguaribile ignoranza e dal gusto della arroganza, ne hanno cancellato la memoria.
Guardiamo i resti e, mi rendo conto che non solo la distruzione è operata con modi barbari ma anche senza alcuna motivazione, infatti l’allargamento della pista non passa sui resti della chiesa il cui ingombro, anzi, viene aumentato dall’ammasso dei grandi conci in roccia che sino a qualche giorno addietro facevano parte del muro demolito. Il crimine è quindi del tutto gratuito!"
Storia della Chiesa di Kamut
L’inizio della fine
della dominazione araba
in Sicilia
E' una storia antica quella chiesa di Kamut, una storia collegata alla fine della dominazione araba in Sicilia.
Secondo lo storico palermitano Michele Amari la fine della dominazione musulmana nell’Isola iniziò a Castrogiovanni, intorno all’anno 1052, quasi dieci anni prima dallo sbarco dei Normanni in Sicilia, avvenuto nel 1061.
Tutto cominciò con il mancato ritorno presso il marito di una donna araba di nome Meimuna che si rifugiò a Castrogiovanni dal fratello, il kaid Ibn-Hawwasci.  

Michele Amari
Verso la fine del  1052, deposto l’emiro Hasau, soprannominato Simsan, gran parte  dell’Isola cadde in potere di Ibn-Thimna, un nobile arabo divenuto  signore di Siracusa.
Desideroso  d’ingrandire i suoi domini, aveva mosso guerra al kaid di Catania,  l’Ibn-Merklati, lo uccise in battaglia e sposò la vedova Meimuna,  sorella di Ibn-Hawwascì, kaid di Castrogiovanni, credendo di rafforzare  con questo parentato la sua posizione dominante in Sicilia.
Ma tra Ibn-Thimna e  la moglie ben presto vi furono dissapori e liti coniugali. In una di  queste, Ibn-Thimna ordinò che alla moglie fossero tagliate le vene dei  polsi.
Giunta  a Castrogiovanni, Meimuna raccontò ogni cosa al kaid suo fratello,  Ibn-Hawwasci, che giurò di non rimandarla più dal marito.
Allestito  un esercito Ibn-Thimnà marciò verso Castrogiovanni, ed ecco che  Ibn-Hawwasci, ‘da bel cavaliere e protettore’, gli andò incontro nelle  vicinanze della città, lo sconfisse e infliggendo moltissime perdite, lo  inseguì fin sotto le mura di Catania. Con la sconfitta perse la maggior  parte dei suoi domini che passarono all’emiro vincitore.

Il vinto Ibn-Thimnà, mosso dall’odio, dal desiderio di vendetta e da  quello più forte di riconquistare i territori perduti, non potendo con i  propri mezzi tornare alla riscossa, non disdegnò di ricorrere all’aiuto  dei nemici della sua religione, i Normanni, combattendo a loro fianco  per la conquista della Sicilia.
“Dopo un anno dallo sbarco, nel  1062, Roberto il Guiscardo, presa Messina, e dopo la battaglia di  Cerami, guidato da Ibn-Thimna, portò il primo assedio a Castrogiovanni.  Fece costruire attorno delle fortificazioni, ma la città, protetta dalle  rupi, da sempre chiave strategica della difesa dell’isola, resistette  agli assalti.

Morte di Thimna

La  morte di Thima, descritta a lato da Michele Amari, bloccò  momentaneamente la conquista della Sicilia da parte dei Normanni che  dovettero ripiegare abbandonando Petralia e Troina.

La descrizione della morte di Thima da parte di Michele Amari. >>


Secondo i cronisti arabi, da Ibn Atir a Ibn Abi Dinar ed altri, Castrogiovanni fu presa nel 1091 a causa del duro assedio messo in atto dai Normanni. I cronisti cristiani, invece, affermano che la città capitolò nel 1088-89 a seguito del tradimento verso i suoi da parte di Ibn-Hammud, detto Kamuth, l’ultimo kaid signore di Castrogiovanni. Lo stesso pare si sia consegnato spontaneamente al conte Ruggero, dopo aver simulato la cattura al fine di patteggiare la resa senza spargimento di sangue e dopo essersi convertito al cristianesimo col battesimo, avvenuto nella chiesetta, poi chiamata di Kamuth, sita nei pressi di Porta Palermo.
A ricordo di Kamuth, nelle pendici nord dell’abitato vi è una contrada che porta il suo nome (Jamuti in dialetto); si estende dalla ormai scomparsa Casina Bianca verso il Bivio per Palermo, dove vi è la fonte e l’abbeveratoio, chiamato anch’esso di Kamuth.
Battesimo di Kamut, Francesco Sciortino, Sala Cerere
Michele Amari
racconta la finta resa
di Kamut
Ibn-Hammud, detto Kamuth,
l’ultimo kaid signore di Castrogiovanni

Ubbidiva allora Girgenti con Castrogiovanni e con tutto il paese di mezzo, a un rampollo della sacra schiatta di Alì, del ramo degli Edrisiti che aveano regnato un tempo nell' Africa occidentale... Par che un uomo di cotesta famiglia, passato in Sicilia, non sappiamo appunto in qual anno, abbia, preso lo stato in quelle province, tra le guerre civili che si travagliarono coi figli di Temìm ; ... Chamut il suo nome, qual si legge nel Malaterra e ben risponde alla voce che a nostro modo si trascrive Hamùd.  Il quale si rannicchiò tra sue rupi inaccesse di Castrogiovanni, mentre la moglie e i figliuoli si trovavano in Girgenti, e i Normanni circondavano la città, batteano le mura con lor macchine; tanto che occuparonla a dì venticinque luglio del medesimo anno. .. La moglie ed i figliuoli dell' Hamudita caduti in suo potere, tenne Ruggiero in sicura ed onorata custodia; pensando che più agevolmente avrebbe tirato quel principe agli accordi, con serbare la sua famiglia illesa da tutt'oltraggio.
Ruggero con il gofalone della vittoria
in un disegno di Padre Giovanni
E veramente, Ibn-Hamùd si vedea chiuso d' ogni banda in Castrogiovanni; occupata da' Cristiani tutta l'isola, fuorchè Noto e Butera ; potersi differire, non evitar la caduta; nè egli ambiva il martirio, nè i pericoli della guerra, nè pure i disagi di gloriosa povertà.
Ruggiero fattosi un giorno con cento lance presso la rócca, lo invitava ad abboccamento; egli scendear volentièri ed ascoltava senza raccapriccio i giri di parole che conduceano a due proposte: rendere Castrogiovanni e farsi cristiano. Dubbiò solo intorno il modo di compiere il tradimento e l'apostasia, senza rischio di lasciarci la pelle: alfine, trovato rimedio a questo, accomiatossi dal Conte, il quale se ne tornava tutto lieto a Girgenti.
Nè andò guari che il normanno con fortissimo stuolo chetamente s' avviava alla volta di Castrogiovanni; nascondeasi in un luogo appostato già col musulmano; e questi, fatti montar in sella suoi cavalieri, traendosi dietro su i muli quanta altra gente potè, quasi a tentare impresa di gran momento, uscì di Castrogiovanni, li menò diritto all'agguato. E qui fur tutti presi; egli accolto a braccia aperte. Allor muovono i Cristiani alla volta della città; la quale priva de' difensori più forti, si arrende a patti, e Ruggiero vi pone a suo modo castello e presidio. Ibn-Hamùd poi si battezzò, impetrato da' teologi del Conte di ritenere la moglie ch' era sua parente ne' gradi permessi dal Corano, vietati dalla disciplina cattolica.
Ma non tenendosi sicuro de' Musulmani in Sicilia, né volendo che Ruggiero pur sospettasse di lui in caso di cospirazioni o tumulti, il cauto e vile Ibn-Hamùd chiese di soggiornare in Terraferma; ebbe da Ruggiero certi poderi presso Mileto e quivi lunga mente visse vita irreprensibile, dice lo storiografo normanno.
Il battesimo di Kamut
in un disegno
di Padre Giovanni cappuccino

Ruggero fa da padrino
a Kamut inginocchiato
mentre viene battezzato
da un sacerdote

E' probabile che il disegno di Padre Giovanni riproduceva l'affresco descritto presso la chiesa di Kamut da Padre Lo Menso e da Jeannet Villepreux Power nel 1842 nella sua "Guida di Sicilia"
Jeannette Villepreux Power, scienziata, erudita, facente parte  dell'Accademia Perrgusea, pubblicò nel 1842 una "Guida per la Sicila".  Nella pagina dedicata ad Enna cita la Chiesa "Madonna di Camuto"  descrivendo:

"a sinistra vi è  un affresco del quattrocento rappresentante il Battesimo del saraceno Kamut, con il Conte Ruggero da padrino".
Un tempo che fu...
La foto successiva mostra una panoramica di tutta l'area negli anni '50.
Al centro la Chiesa e la Torre separate dalla trazzera che si inerpicava verso Enna.  
Nelle foto accanto, a sn la Chiesa e la Torre, a dx i lavori di costruzione del Viale Paolo e Caterina Savoca.
Il paesaggio incantato dell'area adiacente alla chiesa
Anni '80, quando il sentiero era ancora praticabile..
La Chiesa fotografata da Michele Pirrera nel 2014...
Dal Blog di Michele Pirrerra "Enna, dal mio punto di vista"
14 ottobre 2014

La Chiesa di Kamut
Una volta lungo le pendici nord di Enna c’era una trazzera che collegava la zona dell’attuale bivio della “casina bianca” con la Porta Palermo (nei pressi dell’attuale palazzo delle poste). A poche decine di metri dall’inizio della salita, la trazzera passava in mezzo ad una piccola Chiesa posta a sinistra e ad una torre sul lato destro. La Chiesa, detta di Kamut, oggi è diroccata e ricettacolo di ogni genere di spazzatura, la torre resiste ancora nonostante sia quasi totalmente avvolta da una fitta vegetazione che oltre a renderla pressoché invisibile finirà con l’inghiottirla come ha già fatto con la trazzera oggi non più praticabile.
Il luogo merita attenzione perché legato alla famosa vicenda storica del lunghissimo assedio durato quindici anni a cui l’antica Enna (allora Qasr Yani), dominata dagli arabi, fu sottoposta ad opera dei normanni guidati dal conte Ruggero d’Altavilla e che si concluse nel 1087 con la consegna della città ai conquistatori da parte dell’emiro Ibn Hamud che si convertì al Cristianesimo.
Secondo la leggenda popolare il battesimo dell’emiro avvenne proprio in questa Chiesa in cui pare sia esistito anche un affresco che ne descriveva l’evento; secondo alcune fonti il battesimo dell’emiro insieme con la moglie ed i figli sarebbe invece avvenuto a Sciacca nel 1088 ad opera di Gerlando primo vescovo di Gergent (attuale Agrigento). Più verosimilmente nella zona di Kamut avvenne la finta cattura dell’emiro Ibn Hamud da parte del conte Ruggero a cui invece il signore di Qasr Yani pare si sia spontaneamente consegnato. In ogni caso, un luogo certamente importante per la storia della nostra città, in mancanza di qualsiasi opera di manutenzione e restauro, sta per sparire definitivamente.
Ecco come si presenta oggi.
I ruderi della Chiesa
dopo il crollo del 2015...
Bibliografia
- Michele Amari, Storia dei Mussulmani di Sicilia, vol 3, 1872
- Jeannette Power, Itinerario della Sicilia, 1839
- Giuseppe Amato, Vivienna, 21/12/2015
- Michele Pirrera, Enna dal mio punto di vista, Facebook
- Foto storiche tratte dal web,
- Foto 2014 di Michele Pirrera, foto 2016 Federico Emma e Paolo Mingrino
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