Il Beato di Montesalvo - Il Campanile Enna

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Il Beato di Montesalvo

A letteratura du Campanaru > Giuseppe Mistretta
Post inserito il 9 febbraio 2023



Le pagine di
Giuseppe Mistretta

Lib.prof.Bio Architettura                
Drammaturgo -Scrittore-Poeta
IL BEATO DI MONTESALVO
OPERETTA ROMANTICA

Un morbido scivolo verde
letto di soffici erbe,
i papaveri erano rossi
bianche e gialle margherite
e ginestre.
 
 
S'attendeva tutto l'inverno
per vederlo sì bene adornato,
posto 'i vetri al tremor
delle ossa,
dalla primavera nelle gemme
annunciato.

 
Noi ragazzi s'ambiva
a null'altro
uscir di casa e correr
felici,
a Montesalvo si scivolava
veloci
era un gioco per campi
fioriti.

L'orizzonte
che s'apre nell'Eremo
d' Enna,
è sì vasto che noi come
uccelli
s'era in volo tra nuvole
e stelle.

Uno stormo nutrito
eravamo io, Anna e Giovanni  
Marco, Adele e Rossella...
Quercus rubra già allora
contorte et rugose,
statue legnose dal tempo
scolpite
meraviglia di Mater Natura.

《Questo Monte è lo speco
del Ratto,  
quivi Proserpina cogliea
i suo' fiori,
qui la surprese Plutone
nella teoria di Solino》.

Ricordo tra le pieghe
del tempo
l'ora dulcissima della
preghiera,
rammento il giorno
del Sabato,
dipinto d'un chiostro
oggi chiuso.

A Montesalvo
ove per anni ho vissuto,
era strana la casa
nel centro mercato,
rivedo lo stadio Gaeta
privo di mura e steccato.
Tanto da allora
è cambiato,
ma c'è un corpo d'un
frate minuto,
dietro un vetro deposto
supino,
non muta da quattro
secoli or sono,
esempio di pia materia.

Per vederla la mummia
rammento,
noi si faceva un  piano
preciso,
ci voleva fede, coraggio
ed un silenzio mai udito!

I resti carnali del Beato
entro la cassa di legno
col vetro,
vestito con tonaca lisa
eternamente disteso,
incorotto ci disser
allorché lo vedemmo,
noi non capimmo
il significato profondo.

Rammento or l'emozione
le mani giunte e la pelle
biancastra,
per terrore tenevo le mie  
strette sugli occhi,
ma per i brividi tremava
la palpebra.

Ricordo,  più di ogni
cosa, oggi,
l'espressione del minimo
buono,
sembrava benedicesse
sia pur con sorriso celato.

Io avevo sempre  paura
di veder il Beato Lo Musico,
ma l'Eremo era vicino
casa
nella moda dei pomeriggi
avventura.
S'entrava nel Santuario
a gruppi,
a luci spente e silenziosi.
La mèta era il loco attiguo
alle catacombe de' bassi.
Era pauroso, era tremendo
quel tuffo nella storia,
quanta fede traevo nel mirare
un corpo impolverato.

Ritrovo fra' Angelico  il Beato
sempre là nell'Eremo d'Enna,
in quegli attimi brevi e concisi
credo lui mi ri-conosca,
fu lui un custode del Tempio
e tale mi piace credere sia
ancora,
pochi in città ne parlano
altrettanti vanno a trovarlo,
i turisti sorpresi vedendolo
come noi tremano dentro.

Toccano il vetro silenti
poi fanno un passo
all' indietro,
il segno della croce
e miran lo sguardo,
sereni e d'amore pervasi.

Non so bene cosa 'l Beato
dispensi
ma ho visto la pace
riflessa ai turisti,
non so quanto l'effetto
durasse
nè se vi fu mutazione,
conosco  
quanto in passato si scrisse
il giorno della sua dipartita:
"Essendo
poi portato il corpo in Chiesa
e tenutovi tutta la Domenica,
si vidde sempre sopra d'esso
uno splendore celeste."
                         
Giuseppe Mistretta
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