Il bambino e l'arcobaleno
Il bambino e l’arcobaleno
di Elena Pirrera
"Mamma, perché la mia pelle è nera?" chiese il bambino a sua madre.
La donna lo guardò e gli sorrise. "Vieni" gli disse, "Siediti sulle mie ginocchia, voglio raccontarti una favola...".
Così, col figlio stretto in un tenero abbraccio, iniziò il racconto.
"C’era una volta un grande pittore, il più grande pittore mai esistito. Egli possedeva una magica tavolozza con la quale riusciva a compiere straordinari prodigi.
Bastava mescolare su di essa qualche granello di polvere con un po' d’acqua per creare meravigliosi colori: il primo fu il Rosso, con il quale l’artista diede la vita al fuoco, alle rose, ai tramonti fiammeggianti e ai preziosi coralli.
Fu poi la volta del Giallo, con cui accese gli astri e colorò le spighe di grano e le grandi distese di sabbia.
Con il Blu disegnò, invece, il cielo ed il mare e con il Verde dipinse i prati, le chiome degli alberi e gli steli dei fiori.
Utilizzò i toni del Marrone, sapientemente miscelati alla gamma degli Ocra, per scolpire le montagne e, con leggere pennellate variopinte, addobbò infine la terra con fiori e frutti multicolore.
L’opera che si delineava sulla sua enorme tela si arricchiva così, man mano, di ricercate sfumature, ora tenui e impercettibili, ora vivaci e mordenti.
Il pittore, instancabile, lavorò con solerzia curando ogni dettaglio e, alla fine, accostò con maestria le più belle tinte utilizzate e colorò con esse un tratto di cielo, creando uno splendido arco evanescente a cui diede il nome di "Arcobaleno".
L’opera era così compiuta.
Ma non tutti, purtroppo, furono in grado di comprendere tale espressione artistica. Ci furono degli uomini, la cui ignoranza era tanta e tale da non permettere loro di rendersi conto della magnificenza di un simile capolavoro: non erano in grado di carpirne il significato, di apprezzarne l’originalità e la perfezione.
Il pittore era rammaricato per tutto ciò.
Era veramente molto triste e intento a meditare quando si imbatté in un bambino che se ne stava immobile, con l’aria assorta, a contemplare l’arcobaleno.
"Cosa fai?" gli chiese.
"Osservo lo spettacolo più bello che abbia mai visto" gli rispose il bimbo, "Guarda anche tu la straordinaria varietà e ricchezza di colori! E’ splendido... è incredibile!" continuò in preda ad un’incontrollabile esaltazione.
Il pittore, allora, si commosse: quel bambino riusciva a percepire chiaramente la bellezza del creato, riusciva ad impadronirsi delle emozioni generate da quell’evento prodigioso.
Quel bambino riusciva a rendere importante il suo operato.
E perciò, gli si avvicinò, lo abbracciò con riconoscenza e gli disse: "Piccolo mio, farò in modo che la gioia che leggo adesso nei tuoi occhi non ti abbandoni mai e per questo voglio farti un dono: quell’arcobaleno che hai saputo apprezzare adesso è tuo, te lo regalo..."
E a queste parole, come per incanto, i colori si staccarono dal cielo e, fluttuando nell’aria, scesero dolcemente sul bambino.
Le radiazioni luminose penetrarono così in tutto il suo corpo, che le assorbì traendo la forza e l’energia in esse contenute e, a riprova dell’avvenuto prodigio, un altro colore, nato dalla fusione di tutti gli altri, si depositò sulla sua pelle.
E da quel giorno, ogni bambino che ricevette in dono l’arcobaleno, ebbe la pelle nera, ... amore mio, proprio come te...".