La Zecca ennese - Il Campanile Enna

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La Zecca ennese

Storia di Enna

LA ZECCA ENNESE
di Enzo Cammarata


La moneta, nelle antiche città greche, e in quelle città indigene, che avevano assimilato la cultura greca, oltre ad assolvere ovvie funzioni economiche, ha costituito l'espressione dell'autonomia politica, di cui furono sempre gelose le comunità elleniche ed ellenizzate.
Un esempio caratteristico è costituito dalla monetazione di Enna, le cui emissioni si estendono per un arco di quasi cinque secoli (dal V alla fine del I sec. a. C.). A parte le poleis coloniali, nessun'altra città sicula, o comunque indigena, può vantare una tale continuità di coniazione e quindi di vita autonoma e di prosperità economica come Enna, la cui storia nell'età classica è chiarita e addirittura illuminata dalla corretta lettura dei documenti numismatici arrivati sino a noi.
Abbiamo detto che le emissioni ennesi si estendono per un arco di circa cinque secoli e crediamo di poterne presentare un quadro, che si sviluppa in cinque periodi.

Nel primo periodo va sistemata la emissione di litrai d'argento, databile intorno alla metà del V sec. a. C.
Tale emissione, pur nella sua rarità e nel limitato orizzonte economico, resta testimonianza incontrovertibile di una importante presenza sicula in mezzo alle già evolute zecche elleniche.
Secondo la datazione comunemente accettata, essa risale al 450 a. C. E’ l'età di Ducezio, del tentativo, l'ultimo, dei Siculi di liberarsi dalla tutela e dall'egemonia dei Greci, di Siracusa in particolare, per affermare i diritti della propria stirpe all'indipendenza politica e all'identità etnica. E paradossalmente il periodo in cui maggiormente si evidenziò, per contro, il grado di ellenizzazione raggiunto dalla stirpe indigena e in cui i tratti della fisionomia etnica si dissolsero in un quadro in cui i tratti ellenici prevalgono nettamente su quelli siculi.
Eppure su questo piccolo monumento di Enna antica è riflesso uno dei maggiori e più duraturi contributi degli indigeni alla religione e alla cultura in generale dei Greci in Sicilia: il culto della dea della terra, della fertilità dei campi e delle forze sotterranee che i Greci assimilarono alla loro Demetra.

Enna, nell'antichità, fu considerata il centro principale di questo culto; le relative rappresentazioni religiose forniranno, come vedremo, i temi dell'iconografia monetale fino alle ultime emissioni. I tratti originari di questo culto, è vero, sono per noi poco percettibili, perché, fin dalla prima documentazione, il culto si presenta in indissolubile simbiosi con gli elementi ellenici. Il mito, di origine agraria, del ratto di Kore ad opera di Hades è localizzato presso Enna; gli elementi del culto sono, come vedremo, già ellenizzati.

Di questa prima emissione sono note due varianti:
La prima presenta:
D / Quadriga al passo, incedente a destra, guidata da Demetra, che regge con la sinistra le redini e nella destra un mazzo di spighe.
R / Hennaion. Figura femminile stante di prospetto, col capo rivolto a sinistra, che sacrifica dinanzi ad un'ara, reggendo una fiaccola nella destra.
Tav. I Litra in argento F. 1, gr. 0,60; F. la, gr. 0,60; F. lb, gr. 0,41; f. lc, gr. 0,62; F. 1d, gr. 0, 54.
A nostro avviso, il primo conio di questa emissione è stato inciso intorno al 440 a. C. (F. 1); tuttavia la stessa tipologia del diritto e del rovescio è stata mantenuta anche in seguito. Infatti, il quinto esemplare, da noi riprodotto (F. ld) è di conio diverso e appare di circa un decennio successivo a giudicare dalla impostazione stilistica della figura sacrificante, che è meno arcaica rispetto a quella dei precedenti conii.
La quadriga del D / è tutt'altra cosa rispetto alle quadrighe che compaiono nei tetradrammi di Siracusa e di Gela. Nelle monete di queste ultime città esse avevano un significato chiaramente ago¬nale; si trattava, in altri termini, della rappresentazione delle quadrighe che gareggiavano ai giochi panellenici di Olimpia. La quadriga di Enna è un cocchio di parata, di processione; l'auriga è la stessa dea, che viaggia su di essa, diffondendo ovunque la benedizione delle sue messi. A nostro avviso, la figura del D / non solo simboleggia tale mito ma è la rappresentazione di un momento del culto che, verosimilmente con ricorrenza annuale si celebrava ad Enna, in onore della dea. Noi crediamo che, analogamente ad altri riti sacri frequenti nel mondo antico, il culto di Demetra prevedesse una processione, nel corso della quale un simulacro della dea girava su un cocchio trasportato nel contado,.
È questo momento culminante del culto della dea che viene fermato e ce-lebrato nel D / della moneta dall'anonimo incisore.
È proprio la testimonianza di Cicerone, nella seconda orazione contro Verre, che ci consente di appurare l'esistenza di una statua arcaica della dea, che potrebbe essere la figura presentata al rovescio, in genere definita «donna che sacrifica», soprattutto perché regge nella sinistra una fiaccola. Così infatti, narra Cicerone: «Quanti di voi si sono recati ad Enna hanno visto una statua in marmo di Cerere ed una di Libera in un altro tempio. Esse non sono molto grandi e belle, ma antiche. Ce ne era una di bronzo, di modeste dimensioni e di ca¬ratteristica fattura, con delle fiaccole, molto antica, di gran lunga la più antica fra quante sono in quel tempio: questa Verre portò via».
Tale monetazione non è solo il documento di un breve momento brillante della vita cittadina. Questo momento sembra, invece, protrarsi fino alla par-te finale del V secolo, poiché si deve aggiungere una seconda piccola moneta d'argento su cui è celebrato ancora una volta il culto di Demetra in Enna.
Tale variante presenta:
D / Testa di Demetra, volta a destra, cinta da corona di spighe (la cattiva con¬servazione non consente di stabilire la presenza di una legenda davanti al volto).
R / Figura femminile, la stessa Demetra che sacrifica dinanzi ad una ara e regge una fiaccola nella destra; intorno tracce della legenda (Hen)n(ai)on.
Litra in argento Tav I, F. 2, gr. 0,60.
Lo stile del D/dal confronto con la moneta precedente, induce ad assegnarla agli anni 420-410 a. C.



Dagli inizi del IV secolo fino al 357, Enna fu certamente inclusa nell'impero siracusano dei due Dionisi, che compredeva la Sicilia orientale e centrale: essa come tutte le altre città greche e greco-sicule della zona, con l'autonomia perdette anche il diritto di monetazione. È probabile, ma le fonti antiche non ci dicono niente in proposito, che i Dionisi, data la posizione di estrema importanza strategica di Enna, quasi al confine tra l'eparchia siracusana, e l'eparchìa cartaginese, vi abbiano insediato una colonia di soldati mercenari. È una ipotesi che, pur non risultandone alcun cenno nelle fonti scritte, viene suggerita da alcune considerazioni, che saranno esposte più avanti.
Nel secondo periodo vanno inserite quattro emissioni, tutte in bronzo, divise in due gruppi, che noi vorremmo assegnare al periodo 357-344 a. C.: attribuiremo il I gruppo (Tav. I, F. 3 e 4) entro gli anni 357-354 (Dione), il II gruppo agli anni 354-344 (arrivo di Timoleonte).
Normalmente queste monete vengono datate in blocco e senza differenziazione, a partire dal 344 a. C. e connesse con la cosiddetta «Symmachia timoleontea», al pari di un gruppo di monete di altre zecche, che per i tipi e le legende si rivelano monete di una allean¬za. In altra sede abbiamo dimostrato che queste monete appartengono ad un periodo anteriore a quello timoleonteo e che l'alleanza in alcune di esse testi¬moniata non è la Symmachia del libe¬ratore corinzio Timoleonte, ma quella di un altro «liberatore» il Siracusano Dione, del 357-54 a. C.
A questo periodo appartiene, dunque, il gruppo I; più indefinito, per collocazione cronologica e per definizione in un contesto storico, è il gruppo II, che si può comunque ipoteticamente as¬segnare al decennio (354-344 a. C.).
Il crollo dell'impero dionisiano, co¬me l'esplosione di una stella, frammentò in una miriade di piccole e medie comunità lo stato monolitico siracusano. Quasi tutte queste nuove città-stato vol¬lero celebrare la propria autonomia con emissioni monetali.
Soprattutto le comunità sicule, forte¬mente ellenizzate, aderirono all'alleanza antitirannica, fondata da Dione; le comunità di mercenari, invece, fondate dai due Dionigi, vedevano Dione, piuttosto che come un liberatore, come un nemico presente o potenziale e rimasero isolate.
Le coniazioni di questi due gruppi si rassomigliano, perché quasi sempre la coniazione si verificò sul piede, ormai tradizionale e comune, proprio dell'età dionigiana; e quasi tutte, nella difficoltà del momento, si accontentarono di riutilizzare come tondelli da riconiare le vecchie drachme e frazioni di drachme dionigiane. La distinzione fra i due gruppi ve quindi operata esclusivamente sulla base di motivi iconografici.
Alla Symmachia appartenevano di certo, oltre ai Siracusani, gli Alaesini e gli Alontinoi, e i Greci (di varia origine) insediati a Leontini ed a Etna. Comunità di mercenari autonome ed estranee o addirittura ostili alla Symmachia erano costituite dai Tyrrhenoi, Sileraioi, Petrinoi e Ergetaioi.
I tipi delle due monete di Enna che noi assegniamo al periodo 357-354 sono i seguenti:
1) D/ Damater - Testa di Demetra co¬ronata di spighe e capelli raccolti sopra la nuca. Dietro la testa lettera a d. R / Capra tra due cescpi di grano e die¬tro una fiaccola accesa; nell'esergo En¬nai. Alla destra della spiga On.
Drachma di bronzo, Tav. III F. 3, gr. 29,65; F. 3a, gr. 30,10.
2) D / Testa di Kore volta a destra con corona di spighe e capelli fluenti sul collo.
R / Fiaccola tra due spighe di grano; in alto EN.
Hemilitron Tav. I, F. 4, gr. 4,15; F. 4a, gr. 4,12; F. 4b, gr. 4,60; F. 4c, gr. 4,45.
Nonostante manchi la leggenda tipi¬ca della Symmachia, la tipologia del R/ ne suggerisce l'assegnazione alla stessa Symmachia dionea. Infatti, sul R/ del¬la emissioni del Symmachikon, com¬paiono i simboli della fiaccola e delle spighe, tipicamente demetriaci e perciò da connettere con Enna.
Verosimilmente le monete del primo gruppo dei Enna (Tav. I F. 3 e 4) saranno state coniate quando la città era presidiata da mercenari, i quali, nonostante la loro origine straniera, non poterono eliminare dalla monetazione cittadina la celebrazione delle divinità demetriache locali.
Infatti il segno `E , dietro la testa dell'emissione più pesante di Enna, ritorna su emissioni di due altre città (Morgantina ed un centro anonimo): si tratta probabilmente della iniziale del nome del medesimo incisore.
Precisamente un'emissione di Morgantina presenta al D. la testa di Atena elmata a s., ed al R / il tipico leone che uccide un cervo (Tav. III F. B e C): la lettera I appare al D / dietro l'elmo di Atena (Tav. III F. B) ma su una variante al R / sopra il leone (Tav. III F. C).
Un secondo nominale, la litra (bronzea), di Morgantina (Tav. III F. O) è caratterizzato al D / dalla testa di Sikelia a d., 7 dietro la stessa, al R / un'aquila che lotta con il serpe proteso.
Un terzo nominale, minore, (Tav. 111 F. E) presenta il sotto il mento della testa della divinità fluviale (col cornetto) indicata con il nome AABOE (e non AAKOE) al D / ed al R / il tripode con la legenda MOPI'ANTINS2N.
La lettura ALBOS sulla piccola moneta di Morgantina potrebbe trovare un riscontro nelle fonti, poiché sappiamo che Mamerco fu sconfitto da Timoleonte presso il fiume «Alabone».
Giustamente rileva l'Holm che questo fiume non può trovarsi presso Tauromenio nella ritirata di Mamerco.
Esso potrebbe invece coincidere, come ubicazione, a quello attestato dalla moneta di Morgantina, al quale possibilmente, per mero errore di trascrizio¬ne qualche autore poco preciso aggiunse la A.
La emissione anonima (Tav. III F G e H) è caratterizzata al D / da una testa di Atena a s., con elmo dalla visiera si¬mile a quello dell'Atena di Morgantina (Tav. III F B e C), ma con una piuma, che si rileva anche sull'emissione, riconiata su esemplari di Morgantina, attribuiti ad Ameselon (Tav. III I L e M), localizzabile sul monte San Giorgio presso Regalbuto.
Sul davanti della testa pare rilevabile una palmetta (?) sul di dietro la lettera
. Al R / nella stessa emissione compare un cavallo saltante a d., dietro al quale svetta un caduceo.
Le monete di Morgantina e quella di quest'ultimo centro vanno collocate in anni di poco posteriori rispetto all'emis¬sione pesante di Enna: esse appaiono stilisticamente più evolute e raffinate, pur appartenendo allo stesso incisore.
La presenza della lettera sull'e-missione anonima autorizza a pensare che il centro, dove essa fu coniata, sor¬gesse in zona prossima ad Enna e Mor¬gantina. Tale centro avrà commissiona¬to il conio all'incisore, il cui nome è espresso con la semplice iniziale ,
che ormai risiedeva verosimilmente a Morgantina, dopo aver lavorato per il conio di Enna.
Suggestiva la notizia pervenutaci anni fa circa il rivenimento di due esemplari sporadici e mal conservati di questa emissione anonima (Tav. III F. E e G) sulla sommità dell'inespugnabile montagna dell'Altesina; sulla stessa sarebbe anzi stato raccolto un altro esemplare in gruzzoletto che conteneva undici esemplari di Morgantina dei tre tipi già descritti (Tav. III F. B, D ed E), una Siracusa con testa di Zeus eleute-rio/fulmine, una Agyrion con testa di Atena elmata/Arco e faretra.
Se ne può dedurre che sul monte Altesina sorgesse un insediamento di mercenari trovandosi sulla linea delle altre inespugnabili rocche occupate da mercenari fin dall'età dionigiana come Ameselon, Agira, Sileraioi, Tyrrenoi (tanto per citarne alcune). E significativo che parecchie di queste comunità di mercenari abbiano coniato negli stessi anni monete con la raffigurazione di Atena, che ben si addiceva al loro stile di vita.


Nella seconda fase di questo secondo periodo la monetazione di Enna tradisce un riflusso di ellenismo, sollecitato dalla nuova politica inaugurata da Dione e dalla fine dell’'imperialismo siracusano. Sembra anzi che a Siracusa in questo decennio sia cessata qualsiasi monetazione.
Queste emissioni di Enna (Tav. 1 F. 5 e 6) rappresentano l'espressione numismatica di una rinnovata comunità civica, costituita dagli antichi abitanti, liberatisi dall'egemonia e dalla convivenza con l'elemento allogeno mercenario.
I tipi, anche in questo caso, sono tratti da quello che é il tema dominante, anzi unico: il culto di Demetra e della figlia kore-Proserpina. Infatti, le due monete di questa serie rappresentano: 1) D Damater - Testa di Demetra a d. coronata di spighe e capelli fluenti sul collo.
R/ Ennaion - Testa di bue destinata al sacrificio, perché ornata delle sacre bende; in alto un chicco d'orzo.
Hemidrachmon Tav. 1 F. 5, gr. 13,05; F. 5a, gr. 11,90; F. 5b, gr. 12,25; F. 5c, gr. 12,05; F. 5d, gr. 10,80.
2) D / Testa di Kore volta a destra adorna di collana e di orecchini.
R / Due chicchi d'orzo entro corona d'alloro; al centro le lettere EN.
Hemilitron Tav. 1 F. 6, gr. 3,75; F. 6a, gr. 3,80; F. 6b, gr. 4,90;.
Sono sempre rappresentazioni di aspetti del culto delle dee. Il rituale, quale ci si rivela al D / della moneta maggiore, è tipicamente ellenico. Il processo di sincretismo è ormai arrivato al suo culmine. Il culto di Demetra e di Kore è un culto greco.
Negli anni seguenti ad Enna mancò lo spazio politico e la necessaria autonomia per una qualsiasi monetazione bronzea. Infatti restava inclusa nel regno di Agatocle prima, di Pirro poi e così in una zona di frizione con Cartagine.
Quando fu costituita la provincia romana essa riacquistò insieme a tante altre comunità siciliane il diritto di batte¬re moneta bronzea, di portata puramente locale.
Questo gruppo di monete (4 in tutto) genericamente nei manuali di numismatica o nei cataloghi delle collezioni viene datato «dopo il 254». Considerazione di ordine stilistico e storico inducono peraltro a non ritenere tali coniazio¬ni un prodotto del III secolo, bensì della prima metà del Il sec. a. C.
Uno dei fatti noti della storia di Enna del III secolo è il brutale trattamento inflittole nel 214 a. C. dal comandante della guarnigione romana Pinario. Questi, con la brutale concretezza tipica dei Romani, preferì anticipare la ven¬tilata defezione degli Ennesi ad Annibale e Geronimo, piuttosto che punirla, una volta avvenuta. Riunita la popolazione nel teatro, la fece decimare a tradimento dai suoi arcieri. Dovette essere un colpo durissimo per la città.
E’ probabile che Enna riguadagnasse soltanto dopo diversi anni la prosperità economica, condizione della conia¬zione, e la fiducia dell'autorità romana.
Le quattro monetine di bronzo di questo terzo periodo presentano i seguenti tipi:
1) D / Ennaion - Statua di Demetra di prospetto con Nike sulla mano sinistra e fiaccola nella destra.
R / Grappolo d'uva pendente da un tralcio entro una corona d'alloro.
Litra (12 Uncie) Tav. II F. 7, gr. 8,10; F. 7a, gr. 10,50; F. 7b, gr. 11,30.
2) D / Ennaion - Figura giovanile stan¬te di prospetto, con un'asta nella mano destra e clamide pendente sulla spalla. R / Aratro trainato da due serpenti alati; al di sotto un chicco d'orzo.
10 UncieTav. II F. 8, gr. 9,40; F. 8a, gr. 7,20; F. 8b, gr. 8, 90.
La figurazione del rovescio assicura che al diritto va ritrovato Triptolemo, che nella tradizione eleusina è stretta¬mente associato a Demetra.
3) D / Ennaion - Busto di Hermes volto a destra, con caduceo sulla spalla e petaso.
R / Figura appoggiata ad una roccia, volta a destra, con una verga nella mano sinistra, tiene nella destra un vaso, mentre guarda un'oca che le viene dietro.
4 UncieTav. Il F. 9, gr. 3,65; F. 9a, gr. 3,70.
È probabile che il rovescio di questa moneta alluda all'aspetto ctonio della divinità nella funzione psicopompa, ti¬pica di Hermes (cfr. Odissea XXIV, vv. 1-5) ed in questo senso si spiegherebbero la verga e l'oca che gli va dietro, dato che le anime venivano spesso rappresentate sotto forma di uccello.
4) D / Ennaion - Capra corrente a destra.
R / Suino accosciato a destra.
2 Uncie gr. 1,80 (foto 10).
Ancora una volta il culto demetrico è fondamentale per la scelta dei tipi: la figura di Triptolemo è legata al culto della Demetra eleusina, al di fuori di ogni rapporto sincretistico con la analoga divinità sicula.
Notiamo ancora motivi dionisiaci, che, comuni alla monetazione coeva di altre città siciliane, ritorneranno in En¬na anche nella fase successiva di cui si parlerà più oltre.
La figura di Triptolemo della emissione sopra descritta (Tav. II, F. 8) è, certamente secondo un procedimento che è divenuto comune nella produzione numismatica greca di età tardo-ellenistica e romana, la riproduzione della statua del medesimo che certamente sorgeva nel santuario ad Enna.
Ne abbiamo la descrizione in un celebre passo delle Verrine di Cicerone: «Davanti al tempio di Cerere, in un'am¬pia spianata, si levavano due statue, una di Cerere e l'altra di Triptolemo molto belle e grandissime. La bellezza fu il loro pericolo, ma la gran mole le salvò, perché smuoverle e portarle via oltremo¬do difficile. Sulla mano destra di Cerere poggiava un simulacro della Vittoria, di dimensioni notevoli e assai ben fatto. Verre lo fece rimuovere dalla mano di Cerere e portare via».
La statua di Demetra nella moneta tiene la Vittoria nella mano sinistra; ma la contraddizione con la descrizione di Cicerone è solo apparente. Come spesso si può constatare in altre monete greche, per esempio di Siracusa o di Agrigento, 1'incisore, nel passaggio dal modello in positivo a quello in negativo, che costituiva il conio vero e proprio, ha ottenuto, senza rendersene conto, l'immagine speculare dell'oggetto che voleva rappresentare. È quindi da ritenere esatta la descrizione di Cicerone, ed è da vedere nell'apparente discrepanza della rappresentazione monetale piut-tosto una conferma della bontà di tale descrizione.
Negli anni trenta del II sec. a. C., Enna divenne per qualche periodo il cen-tro non solo geografico ma anche poli¬tico della Sicilia. Il merito di questo fatto, che per la sua importanza ha lasciato tracce di sé nella tradizione letteraria, è degli schiavi e in particolare di uno di essi: il siriaco Euno. Da Diodoro apprendiamo che proprio ad Enna scoppiò la rivolta che doveva portare alla costituzione di un vero e proprio regno degli schiavi, costringendo Roma a mandare, per soffocarla, addirittura un console, Rupilio, alla guida di un esercito consolare.
Diodoro, infatti, così dice: «Tra gli altri c'era uno schiavo siriaco, di proprie-tà di Antigene di Enna. Era oriundo di Aparnea e aveva indole di taumaturgo: ingannava molta gente grazie alla sua abilità in questo campo. Costui, prima che la rivolta esplodesse, andava dicen-do che Atargatis, la divinità siriaca, ap-parendogli in sogno, gli aveva annunciato che sarebbe stato re. Il complotto degli schiavi di un certo Damofilo, ricchissimo proprietario ennese di grande cru¬deltà e arroganza, fu la scintilla della rivolta, di cui Euno divenne capo, facendo credere, con scene di invasamento, che tale era la volontà del fato».
Aggiunge ancora Diodoro: «Euno fu eletto re non certo per il suo coraggio o per le sue capacità di comando, ma unicamente per le sue doti di ciarlatano e per aver dato l'avvio alla rivolta[…] prese il nome di Antioco e chiamo Siri i ribelli».
Lo schiavo Euno, iniziatore ed ispiratore del movimento, era proprietà di un latifondista ennese; ciò spiega come Enna fu in origine e rimase anche in se¬guito la vera capitale del regno.
Di questo interessante evento e della veridicità della tradizione di Posidonio, storico e filosofo stoico, confluita in Diodoro Siculo, sono testimonianza una serie di cinque emissioni in bronzo che descriviamo subito appresso:
I) D / Grande testa maschile a d., cinta da un diadema annodato dietro la nuca (probabilmente la testa di Euno-An¬tioco).
R / BACILEOC ANTI0 Fulmine alato.
Dekonkion Tav. 11, F. 11, gr. 10,05. II) D / Testa maschile barbata a d., cinta da un diadema annodato dietro la nuca (Herakles).
R / BACI ANTIOXOY. Fiaccola.
8 Uncie Tav. II F. 12, gr. 8; F. 12a, gr. 6,80; F. 12b, gr. 7,35.
III) D / Testa maschile barbata volta a d. cinta da un diadema annodato dietro la nuca.
R /. BACIAE0 ANTI. Faretra. Pentonkion (5 Uncie) Tav. II F. 13, gr. 5,40; F. 13a, gr. 3,75.
IV) D / Testa (Demetra) a destra.
R / BACI ANTI Spiga di grano.
3 Uncie Tav. II F. 14, gr. 3,65.
V) D / Testa maschile elmata vqlta a d. (Ares?).
R / BACIAES2C ANTI - Clava. 2 Uncie Tav. Il F. 15, gr. 2,50.
Da un'analisi delle monete di Euno-Antioco qui presentate e che tra l'altro sono tutte quelle per ora conosciute, si può notare:
La prima moneta della serie si riallaccia tipologicamente e metrologicamente alla moneta della vicina Centuripe con testa di Zeus e Fulmine.
Le tre monete del secondo valore presentano tutte la testa tirata dallo stesso conio, mentre il rovescio del terzo esem¬plare è di conio diverso.
Le due monete del terzo valore sono tirate dallo stesso conio ma presentano il  …quadrato anziché lunato, nella terza lettera della legenda.
Infine l'ultimo ed inedito esemplare presenta nella legenda di nuovo il sigma lunato e l'omega della penultima lettera capovolto.

Si può concludere da queste osservasono i coni di queste emissioni non sono stati incisi da un unico incisore, bensì da diversi improvvisati incisori (almeno tre), e probabilmente in tempi diversi entro l’arco di poco più di un lustro della durata di questo effimero regno.
Euno proveniva dalla Siria e dalla Siria portò con sé motivi ideologici e concezioni politiche.
Il suo regno ebbe un carattere spiccatamente sirio; assunse addirittura il nome di re Antioco, a ricordo, più che dei redella Siria del secolo precedente, del vero e vivente re Antioco VI Dionisio, che egli aveva conosciuto in Siria. Tanto è vero che, dei cinque tipi di questa emissione, il nominale maggiore porta al diritto una testa maschile, che a nostro avviso potrebbe essere il ritratto di Euno-Antioco, con testa cinta da diadema (Tav. I I F. 11).
Al R / questa moneta presenta il fulmine in analogia a note emissioni siracusane, ad esempio di Geronimo.
La seconda emissione presenta al D / una testa barbuta, che difficilmente può essere quella dello stesso Euno-Antioco (forse è piuttosto Herakles), al R / una fiaccola, probabilmente richiama il tipo del R / dell'emissione ennese sopra descritta (Tav. I F. 3 e 4).
La legenda è sempre al R / secondo una tradizione tanto dei re seleucidi di Sira, come degli ultimi sovrani indipen¬denti di Siracusa: Agatocle, Gerone e Geronimo.
L'energica azione repressiva dei Romani mise fine ben presto alla monarchia di Euno.
Diodoro testualmente narra: «Cleone, che era il comandante in capo degli schiavi, fece una sortita e combattè eroi¬camente, con un manipolo di uomini. Ma, poco dopo, Rupilio potè mostrarlo morto, coperto di ferite. Anche ad Enna Rupilio vinse, grazie al tradimento: altrimenti con la forza non ce l'avrebbe fatta, data la posizione imprendibile della città. Quanto ad Euno, prese con sé le sue mille guardie del corpo, e fuggì vilmente in certi rifugi impervi. Ma gli uomini che erano con lui compresero di non avere più scampo: già Rupilio marciava contro di loro. Invece Euno, il re-ciarlatano, in preda alla paura scappò e si andò a nascondere in una grotta. Ma i Romani lo scovarono e lo trascinarono fuori con gli altri quattro che erano con lui: il cuoco, il panettiere, il massaggiatore (che lo accudiva durante il bagno) ed il buffone che lo sollazzava durante i simposi. Euno fu imprigionato ed il suo capo fu divorato da una enorme massa di pidocchi. Così, a Morgantina, trovò una morte degna della sua ribalderia».
Una nuova rivolta servile scoppiò trent'anni dopo in Sicilia; se Enna, come è certo, vi fu coinvolta, non ne esiste documentazione numismatica.
L'ultima coniazione di Enna nell'an¬tichità avvenne dopo che fu dichiarata municipium, in periodo imprecisato, intorno al 36 a. C. Essa comprende:
I) D / L. MUNATIUS M. CESTIUS - Testa di Cerere a sinistra, velata e coronata di spighe; davanti al collo una fiaccola accesa.
R / MUN. HENNAE - Quadriga in corsa a destra, guidata da Plutone, che cinge col braccio Proserpina, da lui rapita; nella mano destra lo scettro.
Asse Tav. Ill F. 16, gr. 18,20; F. 16a,
gr. 17,25; F. 16b, gr. 18,15
Il) D / MUN. HENNAE - Testa di Pro-serpina a d. con orecchino e collana e con la chioma raccolta sulla nuca. R / M. CESTIUS - L. MUNATIUS - Triptolemo nudo stante di prospetto con clamide sulla spalla.
Semisse Tav. III F. 17, gr. 9,55; F. 17a, gr. 8,90; F. 17b, gr. 7,45; F. 17c; gr. 8,05; F. 17d, gr. 9,30; F. 17e, gr. 8,55.
III) 5.
MUN. HENNAE - Testa di
Bacco volta a destra e coronata di edera. R / M. CESTIUS - L. MUNAT II VIR - Toro cozzante a sinistra, con ginocchio piegato e testa frontale.
Quadrante Tav. III F. 18, gr. 4.05; F. 18a, gr. 4,20.
IV) D / MUN. HENNAE - Testa di Proserpina, volta a destra, coronata di spighe.
R/ M. CES. L. M. Il VIR - Cigno a destra.
Uncia, Tav. III F. 19, gr. 1,90.
Conferma della datazione di queste monete intorno al 36 a. C. è data da due esemplari spezzati della moneta n. 14 (F. a gr. 8,85) (F. b 10, 20). Essa pon-deralmente equivale all'asse romano di Sesto Pompeo (F. c gr. 9), anche esso in questo periodo spezzato e alla moneta con testa di Giulio Cesare ed Ottaviano (F. d gr. 9,40).
I nomi dei duumviri Cestio e Munazio riportano all'ultimo tentennio del 1 secolo a. C. Anche essi hanno accolto la tradizione ennese della grande dea. La quadriga non è stavolta quella cultuale della vetusta moneta d'argento, ma la quadriga di Plutone del ratto di Proserpina, ormai localizzato dalla mi-tologia presso il lago di Pergusa.
Dopo quest'ultima serie di monete la zecca di Enna, come del resto tutte le altre zecche siciliane, tace per sempre.
Concludendo, quello che emerge dal-l'analisi delle emissioni dei cinque periodi è la costante, assidua presenza della grande dea. In tutte le fasi: in quella indigena-ellenizzata, in quella greca, sotto i mercenari italici, gli schiavi sin e i coloni romani, la dea-madre ha imposto il suo dominio pressochè esclusivo.
Così noi riceviamo, a distanza di secoli, dai rari esemplari di una moneta-zione locale l'impressione della onnipresenza della divinità ctonia nelle manifestazioni di vita religiosa e associativa degli ennesi: la nostra impressione collima con quella di un osservatore attento e interessato, vicino agli eventi, come Cicerone che nelle Verrrine (IV,III) così scriveva: « Quella città,infatti , più che una città, sembra il santuariono di  Cerere: gli abitanti di Enna ritengono che la dea abiti tra loro. sicché danno l'impressione non di cittadini di di quella città, ma di tanti sacerdoti di tanti cospiratori e supremi ministri di Cerere”







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