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26 – Chiesa di San Giovanni: Grazie al contributo economico del nobile ennese Francesco Varisano e alla fattiva determinazione di padre Tommaso Fazello, famoso predicatore quaresimale - autore della storia siciliana con il suo famoso "De rebus Siculi" - e vicario della provincia domenicana in Sicilia, nel 1559 furono iniziati i lavori per il complesso monastico dei frati Domenicani. I domenicani scelsero di stabilirsi in un’area centralissima della città, intensamente abitata e caratterizzata da una intensa attività commerciale ed artigianale. Il posto scelto per l’edificazione della Chiesa era dietro la Plaza Maior, al Piano delle Case Grandi, dove " Fabricaronsi il loro convento, con il magnifico Tempio, dedicato all’istesso lor patriarca ed istitutore S. Domenico", condotti ad Enna dalla generosità del protettore Varisano, ma anche in base a considerazioni di utilità spirituale, visto il rinnovato impegno dell’Ordine nella missione evangelica della Chiesa e l’appoggio incondizionato dato alla Santa Inquisizione. La Chiesa da loro costruita, ampia e maestosa a tre navate, con colonne sormontate da archi a tutto sesto, diventa ben presto un punto obbligato nella ricca "offerta" religiosa della città.
D’altra parte la stessa scelta tipologica di chiesa basilicale ad impianto longitudinale e triplice navata, che "soddisfa sul piano degli spazi il tempo liturgico del percorso di Dio verso l’altare", corrisponde alla giusta aspettativa di grande affluenza e partecipazione di fedeli, che i Domenicani prevedono nei loro riguardi. Anche il convento assume ben presto un ruolo primario nell’ambito della provincia domenicana venendo eletto priorato già nel 1574 e definitivamente nel 1618 durante il Capitolo Generale di Lisbona, su richiesta della provincia stessa. Nel 1888 il Comune, necessitando aree per la costruzione di scuole comunali per "superare lo stato di arretratezza in cui il governo borbonico aveva lasciato il settore della pubblica istruzione", delibera la permuta della Chiesa di S. Domenico con quella in costruzione di S. Giovanni Battista " avendo in animo di dare un più regolare aspetto alle scuole comunali, alcune delle quali trovasi attualmente in locali poco adatti e non avendo i mezzi necessari per la costruzione di appositi edifici". La Giunta chiede "la cessione del locale abbandonato in cui un tempo stava per edificarsi la chiesa di s. Giovanni Battista mediante il definitivo rilascio della chiesa di s. Domenico pervenuta al Comune dalla soppressione dei corpi morali nella quale trovasi attualmente trasferita quella parrocchialità pel disimpegno delle funzioni religiose". L’area su cui si vuole edificare consiste " in un semplice suolo circoscritto di muri, rimasti in fabbrica ad una mediocre altezza". Ottenute tutte le autorizzazioni necessarie, la chiesa di s. Domenico, aperta nuovamente al culto, diviene sede della parrocchia di S. Giovanni.
All’interno della Chiesa si possono ammirare poche ma pregevoli opere d’arte come il Fonte Battesimale, del XV secolo, che la conca per l’acqua con il suo splendido bassorilievo del 1300, il capitello bizantino in marmo rosso, e la base d’epoca romana lo rendono una pregevole opera d’arte. Nell’abside vi è un grande quadro del pittore siciliano Giuseppe Salerno detto lo Zoppo di Gangi, raffigurante la Madonna del Rosario, mentre del famoso pittore fiammingo, Guglielmo Borremas è il quadro raffigurante "La presentazione al Tempio". Sotto la Chiesa, sono state rinvenute delle catacombe, incavate nella pietra, con dei resti umani e dei vasi risalenti al periodo greco. All’esterno della Chiesa si trova un prezioso "Orologio Solare", perfettamente funzionante, del 1742.
Riprendendo la Via Roma, si giunge dopo un brevissimo tragitto, in Piazza Umberto, dove si trova il Teatro Garibaldi.