Santa Maria del Popolo, notizie storiche
La Chiesa ed il Monastero di
Santa Maria del Popolo
notizie storiche
Marco Mancari Pasi
post inserito l'8 marzo 2013,
testo di Marco Mancari Pasi, foto archivio idem.
Le prime notizie che riguardano la chiesa di Santa Maria del Popolo (foto) e il Monastero omonimo si hanno nel 1530 quando quattro suore del Monastero di S. Marco (Giulia Panpilloni, Delicia De Sberna, Cristina Cappilleri,) guidate da Arcangela Bonaccolta, desiderose di vivere la clausura in maniera più intensa e rigorosa, decisero di edificare un nuovo Monastero con il titolo di Santa Maria in un luogo più isolato è ben visto sia da loro sia dalla Provincialessa dell’Ordine Carmelitano suor Ursula De Riggio del Monastero Carmelitano di Palermo che li autorizzò alla costruzione.
Monastero di Santa Maria del Popolo
Inizio iter canonico A. D. 1530
Completato e inaugurato il giorno 08- 09- A. D. 1550
Elenco Consorelle A. D. 1550
Suor Arcangela Bonaccolta (fondatrice)
Suor Giulia Pampiloni (fondatrice)
Suor Delicia De Sberna (fondatrice)
Suor Cristina Cappelleri (fondatrice)
Suor Antonina Giglio (priora eletta il 22-08-1552)
Suor Francesca Muratori
Suor Egidia (detta la pasciuta)
In questo luogo esisteva già una torre cittadina di difesa che alla costruzione del nuovo edificio fu incastonata tra la chiesa ed il monastero diventando il campanile del complesso monastico (foto). Passarono 20 anni tra acquisto del terreno, costruzione e apertura che avvenne l’otto Settembre 1550 come da atto stilato presso il notaio ennese Girolamo Spina.
Elenco Consorelle A. D. 1862
Suor Maria Angela Buscarino (abbadessa) (anni 71)
Suor Maria Carmela Tremoglie (anni 56)
Suor Maria Rosa Roxas (anni 58)
Suor Maria di GeSù’ TreMoGlie (anni 52)
Suor Maria Aurora Lapis (anni 52)
Suor Maria Angelica Alessi (anni 32)
Suor Maria Delizia Roxas (anni 26)
Suor Maria Clementina Capizzi (anni 23)
Suor Maria Giuseppa Pirrera (novizia) (anni 25)
Suor Maria Vita Micciche (conversa) (anni 79)
Suor Maria Rosso (conversa) (anni 56)
Suor Maria Litteri (educanda) (anni 16)
Suor Maria Luigina Porrello (educanda) (anni 17)
Ben presto fiorirono le vocazioni che portarono alla crescita del Monastero (foto). Inizialmente la chiesa era utilizzata esclusivamente dalle numerose suore che non crearono un’apertura all’esterno, infatti, dove adesso troviamo l’ingresso principale della chiesa in quel periodo si trovava l’abside e l’altare maggiore; sappiamo inoltre che il tetto aveva una forma differente dall’attuale con la presenza di una cupola che venne edificata nel 1740.Siamo anche a conoscenza che il giorno 11 Gennaio 1693 avvenne un terremoto che danneggiò l’edificio e che le suore ottennero solo nel 1740 un contributo per i lavori di restauro, con la conseguente ristrutturazione del campanile e delle varie parti lesionate della chiesa.
Nello stesso anno solennizzarono la festa di Nostra Signora del Carmelo con musicisti di cappella, cantori, violini, assistenti di cerimonia e fuochi pirotecnici. La loro vita continuò normalmente fino ai primi dell’800 quando trovandosi in grave difficoltà economica, e non solo, chiesero aiuto agli abitanti del quartiere, che nel frattempo si era sviluppato vicino al monastero, il popolo rispose con gran generosità, facendo dei lasciti e portando delle offerte, a tal punto che le suore si sentirono in dovere di dedicare e intitolare la chiesa ed il monastero a tutta la popolazione,che le aveva così generosamente aiutate, assegnandogli il nome di Santa Maria del Popolo, da cui prenderà il nome anche il quartiere; decisero, inoltre, di fare eseguire dei lavori di restauro della chiesa e di aprirla al culto dei fedeli per ringraziamento.
Nel 1826 i lavori furono affidati al Mastro Giovanni Pitta secondo un progetto dell’ingegnere Gaetano Lo Piano di Caltanissetta. I lavori cambiarono, totalmente, l’aspetto della chiesa infatti: l’altare maggiore fu spostato nella posizione diametralmente opposta alla sua originale ubicazione, alle spalle del nuovo altare fu costruita la parete semicircolare dell’abside, mentre dove si trovava l’abside originaria fu aperto l’ingresso principale, ivi fu inserito un portale che aveva eseguito lo scultore Antonio Catrini da Ficarra nel 1560, ma per un'altra parete del monastero, e furono costruiti dei gradini per potervi accedere, inoltre fu realizzata una volta in cui furono aperte delle finestre, indice del nuovo attaccamento delle suore al quartiere, furono incassati leggermente gli altari laterali a muro, fu abbassato il pavimento, furono anche costruite la sagrestia e la cantoria (non più esistesti), quest’ultima era protetta da grate e raggiungibile tramite passaggi interni nel rispetto delle regole di clausura; Con la costruzione della volta fu eliminata la cupola perché pericolante e nel 1827 l’abbadessa del tempo suor Maria Rosalia Rosso, commissionò insieme con il Canonico Gaetano Falautano, assistente spirituale delle suore, con atto stilato presso il notaio Giovanni Virardi di Castrogiovanni, al giovane pittore locale Saverio Marchese,(foto) la sua prima opera pubblica, cioè affrescare la volta a botte della chiesa con raffigurazioni rappresentanti episodi della vita del profeta Elia.
Al centro della volta il Marchese dipinse la trasfigurazione copia del famoso quadro di Raffaello, dove si nota in alto al centro il Cristo con ai lati, i profeti Mosè ed Elia in basso gli apostoli Pietro, Giovanni e Giacomo, e ancora più sotto si riconosce l’episodio biblico della scomparsa del profeta Elia con un carro infuocato nella volta celeste. Nella parte inferiore della volta l’artista dipinse le quattro regole dell’Ordine Carmelitano UBBIDIENZA, PENITENZA CASTITA’ e POVERTA’, invece nei quattro angoli raffigurò dei putti che sorreggono delle invocazioni carmelitane: “FLOS CARMELI,” “VITIS FLORIGERA,” “SPLENDOR COELI”; Infine sulla volta che sovrasta l’abside dipinse il trionfo della Vergine del Carmelo e dell’Ordine Carmelitano.
Il Marchese inoltre si impegnò, di dipingere quattro grandi tele per gli altari laterali che dovevano raffigurare, la consegna dello scapolare della Vergine del Carmelo a S. Simone Stock insieme al profeta Elia, con in basso un richiamo alla sconfitta al paganesimo, S. Alberto che salva L’incredulo dalla caduta, il transito di S. Giuseppe assistito dalla Madonna da Gesù e dagli Angeli e l’adorazione dei Magi.
Dopo quattro anni di restauri la chiesa fu aperta al culto, era il 1830, e continuò a funzionare senza grossi problemi fino al 1866 quando a causa delle leggi sulla soppressione degli ordini religiosi e confisca dei beni ecclesiastici le suore furono costrette ad abbandonare il monastero di S. Maria del Popolo per trasferirsi in quello di S. Marco, portandosi con se molti beni liturgici.
Il 9 Gennaio 1894 il Regio Esercito Italiano chiese al sindaco di allora Grimaldi, del municipio di Castrogiovanni, di poter istallare una Colombaia militare (foto) nell’ex Monastero di S. Maria del Popolo, questa richiesta trovò accoglimento e cosi fu istallata e a cui venne dato il nome “CASERMA ELIGIO PANSERA”(foto). Questa nuova utilizzazione rimase per tutto il periodo delle due guerre mondiali, la chiesa fu utilizzata come magazzino ed il monastero come deposito munizioni e viveri.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale, il decano Don Paolo Marasà. (foto) messosi in pensione dalla parrocchia di S. Biagio e abitando nei pressi della chiesa fece richiesta in data 2 Marzo 1944 al vescovo di Piazza Armerina, Mons. Antonio Catarella, di poter riaprire la chiesa di S. Maria del Popolo resosi ormai libera dai militari; con grandi difficoltà e resistenze iniziali la richiesta fu accolta e il 24 Aprile 1944, a sue spese, il decano Marasà riapri la chiesa chiedendo alle suore del monastero di S. Marco e soprattutto alla Priora, Suor Maria Immacolata di S. Giuseppe (Celia De Rensis), la restituzione dei beni liturgici, è doveroso inoltre ricordare che nello stesso anno e precisamente il 19 Maggio 1944 l'allora giovane sacerdote Paolo Cammarata celebrò qui la sua prima messa.
Nel 1946 il decano Marasà accolse la Confraternita del Sacro Cuore di Gesù che rimase in questa chiesa fino al 1975 quando per il crollo di una parte del tetto, a causa delle abbondanti infiltrazioni di acqua che portarono alla inagibilità della chiesa, furono costretti ad abbandonarla trasferendosi nella chiesa di S. Cataldo. Fino a quando nel 1986 iniziarono i lavori di restauro che portarono le ultime trasformazioni come l’abbattimento della sagrestia e della cantoria, la riparazione del tetto crollato, la posa della nuova pavimentazione, il consolidamento degli affreschi, il restauro dei quadri delle statue e degli altari; i lavori si conclusero nel 1990 e il 27 marzo 1991 fu ufficialmente riaperta al culto grazie all’interessamento di Mons. Paolo Cammarata (foto), Parroco di S. Cataldo, della Confraternita del S. Cuore di Gesù e del vescovo della Diocesi di Piazza Armerina Mons. Vincenzo Cirrincione.
In fine parlando dei beni che la chiesa custodisce vanno ricordati una campana del 1536(foto) con inciso, il nome di (Arcangela Bonaccolta) una delle fondatrici del Monastero.
Pitture d’epoche e autori ignoti che raffigurano la prima il S. Bernardo da Corleone, e la seconda S. Rosalia, un paliotto raffigurante una prospettiva architettonica, un tabernacolo del 1732 d’autore ignoto(foto).
Una statua lignea raffigurante il S. Cuore di Gesù del 1897(foto) realizzata dallo scultore Vincenzo Piscitello. Una statua lignea raffigurante Maria S.S. del Monte Carmelo,(S.Maria del Popolo) (foto) un'altra statua lignea raffigurante S.Giuseppe, e ancora quattro statue lignee raffiguranti S. Angelo da Licata, S. Teresa D’Avila, S. Giovanni Della Croce, S Maria Maddalena De’ Pazzi. Una statua del S. Cuore di Gesù in cartone romano commissionata dai F.lli Termine (fondatori della confraternita del S. C. di G.) alla ditta Mizaletti di Napoli.
Un ostensorio del 1725 in argento e oro(foto), vari paramenti sacri ricamati in oro del 1843, circa 35 ex voto a forma di cuore ricamati in sete pregiate del periodo ottocentesco, alcuni manipoli ricamati con fili di seta policromi, conopei con varie pitture, una base di tronetto per l’esposizione del Santissimo Sacramento, alcune carte gloria ed in fine un fercolo per processione del 1897 realizzato dallo scultore e maestro ebanista Ennese Sebastiano Sberna.
Decorazioni pittoriche e ornamenti di stucco(foto) approntati dagli artisti locali Clemente Candura e Francesco Ciotti nel 1739, mazzi variopinti di fiori artificiali commissionati nel 1789 all’artista Palermitana Anna Fortino, una scultura del 1573 eseguita dal romano Giovanni Valenzano e tantissimi altri oggetti sacri tra cui un’icona bizantina di pregevole valore (foto).
Continuo volendo mettere a conoscenza dei lettori alcuni dei beni sacri non più ritrovati iniziando dall’organetto che il papa Paolo V (Camillo Borghese)(foto) intorno al 1600 aveva donato all’abate ennese Ottavio Catalano che a sua volta donò il pregevole strumento musicale a sua nipote suora del monastero di S. Maria del Popolo, vanno anche ricordati i vari candelieri, lavabi e carteglorie in argento del 1788, dell’argentiere Antonio Melodia le opere pittoriche del 1600 dell’artista Damiano Basile, due candelieri di rame fusi nel 1639 da Calogero Giarruso, un “litterino” di ferro battuto, completato nel 1768 dai nisseni Gaetano Mignemi e Vincenzo Benintende.
Si racconta che nella chiesa di Santa Maria del Popolo si trovasse una campana con incisa una frase in latino che recitava" ”Demones Expello, Tempestatesquoe sereno, Viventesquoe voco, Quod periere gemo”, che tradotta nel linguaggio corrente significa: “Allontano i Demoni, rassereno le tempeste, chiamo i viventi e piango per chi e morto”; si affermava che nelle giornate di tempesta con fulmini, vento e tuoni fosse il Demonio a causarle e bastava suonare questa campana per far cessare la tempesta e allontanare gli spiriti maligni.