Sebastiano Bonaccorso
SEBASTIANO BONACCORSO
(TRECASTAGNI 1845 – ENNA 1914)
di Marco Giannotti
L'ex-voto, facente parte di queli custoditi presso il SS. Crocifisso di Papardura, raffigura Sebastiano Bonaccorso nella campagna di Sant'Anna nel 1868, in ringraziamento per lo scampato pericolo durante un temporale per un fulmine che incendiò l'albero sotto il quale egli si trovava.
(didascalia ex-voto: Miracolo ottentuto del SS. Crocifisso,
Sebastiano Bonaccorso 1868)
Da un ex-voto nasce una storia
Presso il Santuario di Papardura sono custoditi alcuni ex-voto risalenti al 1800, che raffigurano grazie e miracoli ottenuti per l'intercessione del SS. Crocifisso. Vite salvate dall'aggresione di malattie o da eventi naturali avversi, il tutto illustrato in ex-voto che rappresentano il modo per ringraziare pubblicamente per lo scampato pericolo.
Uno di questi raffigura Sebastiano Bonaccorso nel 1868 scampato miracolosamente ad un fulmine durante un temporale. Non solo una cartolina dal passato, ma grazie a Marco Giannotti, pronipote di Sebastiano, una "lettera" che ci racconta la storia di una famiglia e ci apre uno sguarcio sulla vita quotidiana della gente di Enna di fine '800.
L'auspicio è che tra i lettori del Campanile ci sia qualche altro pronipote di quanti sono raffigurati negli altri ex-voto... aspettiamo altre storie.
Sebastiano nasce a Trecastagni (CT) nel 1845 da Venera Caponetti e Paolo Bonaccorso. La sua professione di "trafficante" (commerciante) lo porta ben presto lontano dal paese natio.
All'età di circa 25 anni sposa Ninfa Rizzo, di professione tessitrice nata a Capizzi, probabilmente conosciuta durante la sua attività lavorativa ed insieme decidono di trasferirsi a Castrogiovanni, dove nel frattempo Sebastiano avvia un opificio per la fornace della calce, nella campagna di Sant'Anna.
I due sposini stabiliscono la loro dimora familiare in una casa di Via San Girolamo, al numero 13 (oggi Via Franco Longo) come risultante dal primo impianto della città di Castrogiovanni del 1877.
Il 15 gennaio del 1875 nasce Venera (dal nome della nonna paterna).
Sebastiano Bonaccorso
La dimora di Via San Girolamo, tuttora proprietà degli eredi, riportava fino a qualche anno fa le iniziali del suo proprietario S.B. nella mezzaluna sull'antico portale di ferro (di fattura artigianale probabilmente catanese), insieme alla data di realizzazione 1886, anno in cui Sebastiano effettua una ristrutturazione della casa in occasione dei preparativi di nozze della figlia Venera.
Sebastiano e Ninfa costruiscono inoltre una casina per villeggiatura accanto all'opificio nella campagna di Sant'Anna (vedi foto). La casina di villeggiatura e l'opificio sono stati rasi al suolo soltanto recentemente, nel 2006, per dar spazio ad edifici residenziali nel quartiere di espansione di Enna bassa, lungo la via pergusina.
Il 9 Settembre del 1892, all'età di 50 anni, donna Ninfa Rizzo si ammala e muore, lasciando un vuoto nella vita di Sebastiano e della giovane Venera, nel mezzo dei preparativi del matrimonio di lei. La lapide è ancora oggi presente al cimitero di Enna con data 1892 (vedi foto).
Ninfa Rizzo Bonaccorso
La vita riprende il suo corso due anni dopo, nel 1894, anno in cui Sebastiano si risposa con donna Serafina Mantegna, possidente, nata a Calascibetta da Giuseppe e Gesualda Graffagnino, ed infine Venera sposa il giovane insegnante Eugenio Dibilio (nato ad Enna nel 1869 da Apollonio e da Delizia Amaradio), direttore della cooperativa agricola La Madre Terra, in Castrogiovanni, nonché collaboratore strettissimo di Napoleone Colajanni.
I due giovani sposini mettono al mondo ben cinque figli, e la vita di famiglia scorre tra la gestione dell'opificio per la fornace della calce di nonno Sebastiano, gli impegni scolastici e politici di Eugenio e le giornate di villeggiatura nella Casina di Sant'Anna.
Un tragico evento colpisce la famiglia di Sebastiano Bonaccorso: improvvisamente l' 8 Dicembre del 1912 viene a mancare Eugenio dopo una breve malattia lasciando la povera Venera e i 5 piccoli figli. Il duro colpo non restò isolato, in quanto proprio Sebastiano ebbe un forte malore per l'avvenuto e appena un anno e mezzo dopo morì anche lui. Venera e i piccoli questa volta rimasero completamente soli, e soprattutto improvvisamente furono costretti a far fronte al crollo degli affari della famiglia, finendo nelle mani degli aguzzini che volevano speculare sulle proprietà di famiglia.
Ben presto Venera fu costretta a vendere la Casina e l'opificio, parte della casa di Via San Girolamo, per sostentare la famiglia e per permettere ai figli di studiare, fuori da Castrogiovanni.
Venera morì infine all'età di 79 anni, il 12 Marzo del 1954 ad Enna, circondata dall'affetto dei figli e delle loro rispettive famiglie.
La casina e l'opificio,
demoliti nel 2006,
si trovavavo proprio in corrispondenza dello sbancamento che ha prodotto la recente frana a s. Anna
La casina e l'opificio rasi al suolo nel 2006, erano situati a Sant'Anna in corrispondenza della recente frana per lo scavo per un nuovo complesso edilizio
Il bellissimo racconto di Antonia Ninfa
Una delle figlie di Venera ed Eugenio, Antonia Ninfa (detta Nina) alla veneranda età di 92 anni ha voluto scrivere un breve racconto dei suoi ricordi della vita di famiglia e specialmente i momenti trascorsi in villeggiatura nella Casina di Sant'Anna:
"Non è mai troppo tardi!
Si ha un bel dire, ma a novantadue anni,
non è neppure presto!
Ad ogni modo ci voglio provare, perché nelle notti insonni, ormai spesso, i ricordi di questo secolo o quasi di vita, privata e pubblica, mi turbinano nel cervello, come mosche che vogliono uscire all’aperto.
Era il 1906 e in quel giugno il 13 sono nata...continua"
via san Girolamo, già via Longo
post inserito il 31/08/2012