Un coperto di troppo
I gialli di Michele Arigano
Un coperto di troppo
L’ I s p e t t o r e d e l l a squadra mobile di Enna Giovanni Ragona si era stupito di ricevere nel proprio telefonino quel tipo di messaggio che lo avvertiva che un killer avrebbe compiuto un delitto, descrivendone l’ora e il luogo. L’Ispettore aveva pensato ad uno scherzo, tuttavia in quel momento si trovava lì in piedi vicino ad un cadavere riverso su una tavola imbandita. La tavola era apparecchiata per quattro, eppure in quella casa Ragona contava solo tre persone, due anziani coniugi, stanchi e impauriti, e ovviamente il cadavere del calvo quarantenne, defunto da pochi minuti. «Qualcuno mi può dire cos’è s u c c e s s o ? » d o ma n d ò l’Ispettore, controllando il polso del cadavere, solo per scrupolo professionale. «Mi pare che sia... morto?» balbettò l ’uomo anziano . «Piuttosto come ha fatto la polizia ad arrivare così in fretta?» continuò.«Beh! In realtà ho ricevuto questo messaggio pochi minuti fa» spiegò Ragona. Con calma lo lesse ai presenti: “Egregio Ispettore G. Ragona, La invito a recarsi al numero civico diciassette di Piazza Duomo per assistere ad un omicidio, un avvelenamento che avrà luogo fra pochi minuti.” «Ma questo non ha senso! Chi ha potuto avvelenare un benefattore come il signor Barbagallo?» disse la donna sempre più terrorizzata. «Per me essere stata invitata da lui e averlo potuto conoscere personalmente è stato un evento straordinario, perchè non amava la notorietà, addirittura il suo volto era sconosciuto a molti! Oh mio Dio, non posso pensarci! E se anche il nostro cibo era avvelenato?» si preoccupò ulteriormente la donna.
Ragona non raccolse quelle ultime parole, il suo pensiero era rivolto all’assassino. Apparentemente disinteressato osservò un attestato di ringraziamento incorniciato, appeso alla parete, su cui vi era scritto: “Al Sig. Barbagallo. Per la sua dedizione in difesa dei più deboli”. Una grossa aquila occupava il resto della pergamena, più in basso su un mobile vi erano poggiati un mazzo di chiavi d’auto ed una ricevuta: “Parrucchiere per uomo GIOVANNI - Barba e capelli euro otto”.
«Quindi questa casa è di proprietà del signor Barbagallo» valutò l’Ispettore. «Chi era il quarto invitato, oltre a voi?» chiese. «Lei, signore!» fece una voce alle sue spalle. Davanti a lui si materializzò un uomo dai capelli brizzolati, molto distinto. Al dito portava un grosso anello con un’aquila in rilievo e indossava la divisa da maggiordomo in modo impeccabile. «Io? E lei chi è?» chiese Ragona sempre più confuso. «Oh, mi scusi! Io sono il maggiordomo del signor Barbagallo, il mio nome è Arturo». «Ha cucinato lei?» chiese Ragona. «No, signore. Io mi occupo della casa e servo a tavola. Il signor Barbagallo era un ottimo cuoco, ed amava cucinare».
L’ispettore passò in rassegna i volti dei tre sospetti, uno di loro aveva sicuramente ucciso il benefattore. Ed era stato lo stesso ad avergli inviato quel maledetto messaggio. Signor Barbagallo come pensava di superare l’autopsia e l’esame del Dna?» domandò improvvisamente Ragona al maggiordomo. I due coniugi si guardarono increduli. L’uomo sorrise. «Non sarebbe riuscito a fuggire nemmeno da Enna» proseguì imperterrito l’ispettore. «Ma io non avevo nessuna intenzione di fuggire» rispose tranquillo l’uomo, ormai scoperto. «Ho voluto solo giocare, mettere alla prova il famoso Ispettore Ragona, ero stanco della solita routine». Questo dovrà spiegarlo ai familiari di Arturo!» riprese l’ispettore. «Oh! Ma Arturo aveva solo me. Tra l’altro avrebbe anche sacrificato la sua vita per me, proprio così come ha fatto» disse l’assassino cinicamente. «Ma lei era un grande benefattore!» berciò incredula la donna. «Beh! Ho dedicato tutta la mia vita alla beneficenza, era giusto prendermi una pausa».
La calma di quell’uomo inquietava anche Ragona. «Piuttosto, egregio Ispettore come ha capito chi ero?». In realtà a tradirla è stato il suo anello, l’aquila in rilievo è identica alla figura impressa sull’ attestato appeso alla parete, e un altro particolare che mi ha colpito è stato la ricevuta del barbiere, dove si nota il pagamento di un taglio di capelli, ma come si potrà notare, il defunto Arturo è visibilmente calvo» spiegò Ragona con semplicità. «Illuminante!» disse Barbagallo porgendo le mani, e continuò «Mi è dispiaciuto che il gioco sia stato così breve, alla fine della cena le avrei offerto i miei cannoli alla ricotta. La mia specialità.»
Fine