Chiesa di San Leonardo - Il Campanile Enna

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Chiesa di San Leonardo

I luoghi della memoria > Le Chiese di Enna
Testo a cura della Confraternita della Passione, foto e impaginazione Federico Emma, post pubblicato il 30/01/2017 - post collegato Museo fede e Tradizione
La Chiesa di San Leonardo
detta a "Chiisa da Passioni"
La Chiesa San Leonardo di Enna, meglio conosciuta come “a chiisa da Passioni”, risale al ‘400 come si rileva dagli atti custoditi nella sacrestia datati 1571; fu elevata a parrocchia dal Vescovo di Catania Mons. Caracciolo dopo il Concilio di Trento.
Gli storici locali riferiscono che “sin dall’epoca del Concilio di Trento, Castrogiovanni ebbe 12 parrocchie, circostanza molto rara per una città demaniale, sia pure della sua grandezza”.
La Parrocchia di San Leonardo era già allora espressamente citata e segnalata per avere acquisito le anime soppresse delle parrocchie di S. Caterina e SS. Trinità.
La Parrocchia si configura come Ente Ecclesiastico civilmente riconosciuto, appartenente alla Diocesi di Piazza Armerina, così come sanzionato dal decreto del Ministero degli Interni nr. 538 del 27/01/1987.
La sua edificazione è iniziata probabilmente per contenere una piccola cappella dedicata all’Ecce Homo, ed al culto della Passione di Cristo viene attribuita grande solennità fin dai tempi remoti al punto da identificare la Chiesa stessa in quella della Passione.
La Chiesa, sin dagli inizi del XVIII secolo è sede della Confraternita SS. Passione, una delle sedici Confraternite operanti ad Enna. L’origine delle Confraternite risale ad epoca assai remota, esse infatti si ricollegano alle antiche corporazioni di arti e mestieri nelle quali i cittadini, all’ombra del vessillo di un Santo protettore,  si organizzavano per gruppi omogenei in difesa dei loro interessi e privilegi
Nello specifico la Confraternita SS. Passione fu fondata nel 1660 con lo scopo di aiutare i poveri da vivi e seppellirli da morti.
Oggi la Congrega si impegna con opere caritatevoli a favore dei bisognosi.

La Chiesa San Leonardo è ubicata in una posizione strategica, si trova, infatti, in un declivio interno della Città tra i quartieri più caratteristici di Enna: Fundrisi e Pisciotto, a ridosso dell’antico quartiere dei Greci. La Chiesa, nella seconda metà del ‘700, venne quasi interamente ristrutturata a cura del parroco don Giuseppe Mangione.
L’interno, vestito di decori a stucco sovrapposti per forme e colori nel tempo, è ad unica navata con abside semicircolare;  è molto semplice ed è costituito da un altare maggiore e da quattro altari laterali che contengono statue e dipinti religiosi.

LA MADONNA DEL GIGLIO
Il primo altare sulla destra di chi entra accoglie una statua della Madonna, detta del Giglio, l'opera più antica e preziosa presente in chiesa, risalente probabilmente all’epoca bizantina. L'opera fu rinvenuta murata, probabilmente per non essere trafugata dai militari nazisti durante il secondo conflitto mondiale.  La Vergine dovrebbe portare titolo “del giglio” o della “purezza”, proprio dagli ornamenti presenti nella veste, simili a dei gigli, o addirittura dovuto ad una lastra di pietra raffigurante proprio un giglio, trovata nei pressi della Madonna.
Altre fonti, purtroppo orali, dichiarano che il Giglio dovrebbe essere lo stesso Cristo, portato in braccio dalla Santa Vergine, chiamato "Gigliu" da molte cantilene popolari.
La Vergine venne ritrovata nel 1984, accidentalmente, mentre si procedeva a dei lavori in chiesa, completamente intatta, tranne per alcune dita della mano, comprese le corone d’argento ed alcuni ori ex-voto che adornano la statua: alcune paia di orecchini, anelli, due collane di pietra d’avorio ed altro materiale.
La statua richiama l’iconografia bizantina della Madonna in gloria con in braccio il Santo Bambino benedicente. Il culto verso questa statua è molto antico, testimoniato dagli ori ex-voto, ritrovati custoditi con cura da un drappo rosa accanto alla statua, che la Vergine adesso porta indosso; forse proprio ori e voti compiuti dalle donne e madri di  uomini che  combattevano in guerra. Questa è una delle opere più antiche conservate in città. Dopo il ritrovamento la Madonna fu benedetta ed intronizzata solennemente dal Vescovo della Diocesi Mons. Sebastiano Rosso.

A seguire sempre dal lato destro l’altare che custodisce la statua della Madonna di Fatima.
La statua della Madonna fu acquistata dall'allora parroco di San Leonardo il compianto mons. Paolo Cammarata nel 1951, e fu portata con una solenne processione dal Duomo alla Chiesa San Leonardo dove venne collocata in un cappella appositamente dedicata all'interno della chiesa.
Da allora fu istituito ad Enna il culto e la devozione alla Beata Vergine di Fatima.
Grandi festeggiamenti sono stati organizzati in questa Chiesa lo scorso anno, nella ricorrenza del centenario della prima apparizione della Madonna a Fatima in Portogallo (13 maggio 1917 – 13 maggio 2017).

A sinistra, nel primo altare, la statua di S. Leonardo patrono e titolare della Parrocchia che viene festeggiato il 6 novembre di ogni anno; nel secondo altare è ubicata la cappella dell’Ecce Homo che ospita una stupenda statua lignea policroma del Cristo Flagellato del 1653 opera dello scultore Giovanni Calcagno di Aidone con doratura del pittore Nicola Ferrara.




Atto di commissione del Simulacro dell'Ecce Homo
(Archivio di Stato di Enna, Vol. 105  c. 341  notaio Battalionti Vincenzo)

Castrogiovanni, 20 gennaio 1653
“Mastro Giovanni Calcagno di Aidone al presente qui ad Enna si obbliga a Don Francesco Seminatore, parroco di San Leonardo e Tommaso Cammarata procuratore della Chiesa a farci una statua di Ecce Homo di legno con tutto lo sgabello cioè la statua di palmi sette di legname deve essere incarnato di buono e perfetto  magisterio, ben visto al dottor in medicina Francesco Lauria da consegnarsi in Castrogiovanni a metà quadragesima, con incarnatura e doratura alla tovaglia, per  magisterio onze sei di quale magisterio detto de Calcagno riceve da detti obbligatis onze due e i restanti alla consegna della statua.
La statua deve consegnarla a mastro Nicolaus Ferraro (pittore), con patto che detto de Calcagno deve dare al detto Don Tommaso un modello che resterà gratis.”

Il simulacro, ancora oggi destinatario di particolare culto, è meta di pellegrinaggio.
La festa celebrativa dell’Ecce Homo, originariamente, si svolgeva la domenica precedente a quella delle Palme ed era riservata agli abitanti della parte bassa della Città: gli esuli dei feudi di Gatta e Rossomanno. In seguito la celebrazione fu aperta a tutta la Città.
Oggi la Statua dell’Ecce Homo viene portata in processione dai confrati della SS. Passione la Domenica delle Palme nel contesto dei Riti della Settimana Santa.
Nel 1743 la cappella fu impreziosita con sette diverse scene della Passione di Cristo dipinte da Epifanio Chiaramonte e Clemente Candura.

dal pannello in basso a sn:
1) Gesù nell'orto degli ulivi, 2) l'arresto, 3) simboli della Passione, 4) deposizione, 5) Velo della Veronica, 6) flagellazione, 7) via Crucis
All’interno troviamo inoltre il coro che disegna sotto di esso lo spazio dignitoso dell’ingresso a tre arcate. Il soffitto è piano e  in alto, oltre la mantovana floreale della cornice, si trovano due finestre rettangolari per lato che illuminano la Chiesa.
L’altare principale è contenuto nell’abside ed è rialzato rispetto alla navata. Al centro il simulacro di San Leonardo, ai lati i Santi Cosma e Damiano.
Il prospetto principale è costituito da un portale con arco a tutto sesto appena marcato tra strette lesene e accennati capitelli e chiave d'arco con sovrastante timpano, oltre un grande infisso con vetro istoriato che sottende la sagoma della copertura a due falde.

IL CAMPANILE

Particolare interesse storico-artistico riveste il campanile della chiesa, datato 1200 circa, ricavato da una torretta quadrangolare che, secondo gli storici, fu in passato punto di osservazione della guardia bizantina che vigilava sui “fullones”, i conciatori di panni della valle del Torcicoda e sulla porta Pisciotto che rappresentava una delle più importanti vie d’accesso alla città.
Delle quattro campane in bronzo che la chiesa possedeva, di cui due realizzate dai fratelli Mariano e Calogero Giarrusso rispettivamente nel 1600 e nel 1628, ne rimangono solamente tre, di cui una proveniente dalla distrutta Chiesa di S. Giorgio, una datata 1762 e l’altra fusa nel 1843 ed acquistata dai confrati della SS. Passione.

SAN LEONARDO
Leonardo nacque in Gallia al tempo dell’imperatore Anastasio I (491-518), i suoi genitori erano nobili franchi amici di re Clodoveo (481-511), il quale volle fargli da padrino nel battesimo.
Da giovane rifiutò di arruolarsi nell’esercito, come era uso per i nobili franchi e si pose come discepolo di s. Remigio, arcivescovo di Reims (438-530), il grande evangelizzatore dei Franchi che aveva convertito e battezzato lo stesso re Clodoveo.
Il santo vescovo aveva ottenuto dal re convertito, di poter chiedere la liberazione dei prigionieri che avesse incontrato e anche Leonardo, preso da grande fervore di carità, chiese ed ottenne lo stesso favore, liberando così un gran numero di infelici prigionieri, vittime delle guerre barbare di quei tempi.
La sua santità andava molto diffondendosi e Clodoveo I gli offerse la dignità vescovile, che Leonardo rifiutò, ritirandosi come eremita prima presso S. Massimino a Micy, poi si diresse a Limoges. Si racconta che attraversando la foresta di Pavum nei pressi di Limoges, dove si era stabilito, si trovò a soccorrere la regina Clotilde, che era al seguito del re Clodoveo per la caccia e che era stata sorpresa dalle doglie del parto; Leonardo con le sue preghiere, le concesse di superare i dolori e quindi di dare alla luce un bel bambino.
Clodoveo per riconoscenza, gli concesse parte del bosco per edificarvi un monastero, che lo stesso Leonardo delimitò montato su un asino. Il santo eremita edificò un oratorio in onore della Madonna, dedicando anche un altare al suo maestro, s. Remigio, da tempo defunto in fama di santità. Un pozzo da lui scavato si riempì miracolosamente di acqua e chiamò quel luogo “Nobiliacum” in ricordo della donazione di Clodoveo, re nobilissimo.
Le regioni già cristiane di Germania, Aquitania, Inghilterra, furono pervase dalla fama che circondava il santo eremita; sia a Micy presso Orléans, che a Nobilac accorrevano malati di ogni genere, che solo a vederlo, ritornavano guariti; ma soprattutto il santo liberava i carcerati, che erano essenzialmente prigionieri di guerra (si ricorda che la pena in quei secoli era corporale o pecuniaria per le punizioni, la detenzione serviva per riscuotere i riscatti). S. Leonardo morì il 6 novembre di un anno verso la metà del VI secolo, certamente dopo il 530, anno in cui era morto il suo maestro, a cui aveva dedicato un altare.
Dall’XI secolo, il suo culto prese ad espandersi in tutta l’Europa Centrale, ed altre ‘Vite’ successive, con racconti di strepitosi miracoli a lui attribuiti, ne aumentarono la conoscenza e la devozione; furono erette in suo onore varie centinaia di chiese e di cappelle, il suo nome fu inserito nei toponomastici e nel folklore popolare.
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