Gli ex voto: origine e caratteristiche
15 giugno 2014, pubblichiamo in anteprima un articolo riguardante "Gli ex voto: origine e caratteristiche" tratto da un saggio di Rocco Lombardo "Gli ex voto cuoriformi custoditi a Enna dalla Confraternita del Sacro Cuore di Gesù nella Chiesa di Santa Maria del Popolo" destinato a confluire in "Atti di storia locale", Nicosia 20-11/2014, a cura di Salvatore Lo Pinzino. Foto di Federico Emma e Paolo Mingrino, raffiguranti ex voto presenti presso la Chiesa di San francesco di Paola in Enna. L'articolo fa parte di una serie di tre articoli estrapolati sempre dallo stesso Saggio: "I cuori di stoffa in Santa Maria del Popolo", "Storia della Confraternita del Sacro Cuore" © riproduzione permessa con citazione delle fonti.
Gli ex voto: origine e caratteristiche
di Rocco Lombardo
Ammirare degli ex voto, vuoi che siano collocati in un santuario vuoi che siano esposti in un museo, è come intraprendere un percorso in compagnia della più varia umanità e scoprirne la profonda pietas che, ora dolente ora festante, ci stimola tante riflessioni. Essi, difatti, a qualunque tipologia appartengano tra quelle in cui gli studiosi li hanno incasellati, scaturiscono da un duplice atteggiamento che il devoto assume nei confronti della entità trascendente a cui si è rivolto nel momento di angoscia causatagli da malattia, avversità, pericolo, infortuni, calamità (terremoti, epidemie, incendi, alluvioni, epizoozie, invasioni, eventi bellici…).Sono, difatti, ora pegno di fiducia nell’intercessione dell’ente ultraterreno che si è invocato ora testimonianza del beneficio da esso ricevuto e, in ambedue i casi e di qualunque materiale siano composti, essi diventano una dimostrazione pubblica che resta come segno visibile della presenza sia dell'offerente beneficato sia del protettore intercedente. |
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Se il ricorso al ritratto (in cera, legno, tela, gesso, carta…) nel tempo è andato scemando, ormai sostituito dalla consegna di una immagine fotografica, l’offerta degli oggetti di vario genere e dei quadretti dipinti invece si è mantenuta inalterata fino ai nostri giorni. Anzi la sua tipologia si è ancor più diversificata, passando dal semplice dono di riproduzioni in cera, argilla, metallo di parti anatomiche ( occhi, mani, braccia, mammelle, piedi, gambe, seni…, in evidente connessione con l’organo malato che si desidera o si è avuto guarito) o di stampelle e apparecchi ortopedici divenuti inutili e di oggetti particolarmente cari al donante per motivi affettivi o implicazioni simboliche, a quello più elaborato, e da sempre più diffuso, di tavolette dipinte, litografate, adorne di immagini e di segni atti a illustrare l’evento drammatico che l’offerente ha vissuto e nella cui positiva risoluzione ha creduto di ravvisare un intervento soprannaturale soccorritore. Il termine “ex voto” che connota questi manufatti nel linguaggio moderno è ormai da tempo accolto senza modifica dall’originale latino, di cui riassume l’espressione dotta “ex voto suscepto”, cioè “per promessa fatta”, ovvero “conforme alla promessa”, sottintendendo, nella nostra cultura cristiana, “a Dio, alla Madonna o ad un Santo”, e può riferirsi sia ad un aiuto concesso sia ad un soccorso atteso. Esso indica un qualsiasi oggetto idoneo a testimoniare la riconoscenza del donante per la favorevole mediazione ottenuta o aspettata dall’Essere che ha supplicato nelle sue contingenti difficoltà e, pertanto, sta a designare, nella sua consistenza materiale, un’attestazione adatta a rendere pubblica la sua gratitudine o la fiducia verso chi si è rivolto. |
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Queste loro varie sfaccettature connotative sono evidenziate non solo nei testi letterari delle diverse epoche ma soprattutto sono messe in luce nei numerosi ritrovamenti archeologici, tra cui quelli effettuati nella Magna Grecia continentale ci hanno largamente confermato l’ampio uso delle tavolette votive. Cospicue quelle rinvenute a Locri Epizefiri nei santuari della dea Kore o Persefone, cara dunque non solo alle tradizioni ennesi, denominate pinakes, eseguite in terracotta o dipinte su legno, e quelle trovate nei santuari greci di Cos ed Epidauro, dedicate ad Asclepio, nume tutelare degli infermi, e raffiguranti per lo più la scena della guarigione. Le une e le altre non lasciano dubbi sul loro nesso con i futuri ex voto dipinti cristiani, che possiamo considerare quindi retaggio di pagane cerimonie, adattato tuttavia a esigenze e principi di una diversa e rinnovatrice spiritualità[...] |
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Anche le Sacre Scritture ci confermano che l’ex voto non è una peculiarità devozionale esclusiva del cristianesimo, sia in quanto segno esteriore di rendimento di grazie per un beneficio ottenuto sia in quanto mezzo di propiziazione per uno richiesto. |
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Derivando da un sentimento religioso, l’ex voto offerto è paragonabile ad una preghiera ma in questa ottica quello cristiano si diversifica da quello pagano, di cui non è semplice sopravvivenza, avendone perso il connotato magico. E’ diventato, semmai, una dimostrazione di deferente venerazione basata sul bisogno di offrire a Dio, alla Madonna, a un Santo un dono equivalente ad una preghiera concretizzatasi in un manufatto. Ad una preghiera, cioè, espressa in modo percettibile e rivolta come supplica o ringraziamento, in tal modo qualificandosi come un fenomeno che presenta nessi stretti, come si è già detto, con la storia delle religioni e quella delle tradizioni popolari, con la storia dell’arte e quella delle scienze antropologiche, finendo per rivestire in ogni caso importanza rilevante. |
Francesco Ajala, 1746, Chiesa di San Francesco di Paola, Enna, |
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Giungono, insomma, a schiuderci ampi ed eloquenti squarci su un vasto quadro storico e sociale, presentandosi non solo come dimostrazione di fede ingenua o addirittura di superstiziosa credulità, non solo come espressione di tradizione devota e strumento di pie pratiche ma pure come documento etnologico e prodotto di industria o artigianato locali, costituenti una significativa manifestazione di un patrimonio popolare molto vario agevolmente rapportabile alle sue evoluzioni temporali. |
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Gli ex voto pittorici, poi, oltre alla valenza storica e antropologica, esprimono per loro stessa natura in modo più evidente quella artistica che, riconducibile sia ad un ambiente aulico e raffinato sia ad uno incolto e plebeo, è più o meno rilevante a seconda dell’artefice che li realizzò, ora attento a precisi canoni estetici e influenzato da una determinata corrente stilistica ora più modestamente incline a esprimersi in modo dimesso e vernacolare. |
1779, il sacerdote Aurelio Barresi, agonizzante, |