La Confraternita del Sacro Cuore di Gesù di Enna
15 giugno 2014, pubblichiamo in anteprima un articolo riguardante "La Confraternita del Sacro Cuore di Gesù di Enna e il Culto del Sacro Cuore di Gesù" tratto da un saggio di Rocco Lombardo "Gli ex voto cuoriformi custoditi a Enna dalla Confraternita del Sacro Cuore di Gesù nella Chiesa di Santa Maria del Popolo" destinato a confluire in "Atti di storia locale", Nicosia 20-11/2014, a cura di Salvatore Lo Pinzino. Foto di Marco Mancari Pasi. L'articolo fa parte di una serie di tre articoli estrapolati sempre dallo stesso Saggio: "I cuori di stoffa in Santa Maria del Popolo", "Gli ex voto: origine e caratteristiche" © riproduzione permessa con citazione delle fonti.
La Confraternita del Sacro Cuore di Gesù di Enna
di Rocco Lombardo
Che a Enna la devozione al Sacro Cuore di Gesù era ben radicata lo dimostra anche il fatto che nel 1839 Calcedonio Termini fondò una Confraternita per aggregare minatori e zolfatai. La intitolò proprio al Sacro Cuore di Gesù e, dati i tempi non certo propizi per tali iniziative, dovette affrontare numerosi ostacoli per riuscire nell’intento, raggiunto felicemente solo in seguito dai figli Giovanni ( 1851-1948) e Melchiorre ( 1853-1945), che finalmente superarono il rischio di vedere sciolto il sodalizio ottenendone la regolare conferma della costituzione. La loro tenacia, difatti, fu premiata il 5 Giugno del 1898, quando il vescovo della diocesi armerina Mons. Mariano Palermo (1825-1903) approvò lo "Statuto e Regolamento della Congregazione del Santissimo Cuore di Gesù in Castrogiovanni nella Chiesa dei Padri Cappuccini".
Questa antica chiesa, intitolata inizialmente a San Paolino prima di passare nel Cinquecento ai francescani, che la dedicarono alla Vergine, fu così per la Confraternita appena canonicamente costituita la prima sede, dove i confrati si impegnarono a coltivare la devozione al Sacro Cuore di Gesù, resa più fervida dal dono del confratello Giovanni Termine di una sua statua in cartone romano realizzata, stando ad una radicata tradizione, dalla ditta Mizaletti di Napoli. A questo simulacro se ne aggiunse nel 1897 un altro, scolpito in legno a grandezza poco più che naturale dallo scultore palermitano Vincenzo Piscitello, mentre lo scultore ennese Sebastiano Sberna (1870- 1942) lo stesso anno realizzava per la nuova statua un’artistica vara, datandola e firmandola.
Intanto il Comune nel 1928 aveva istituito nel convento, anche grazie alle donazioni di Gaetano Alù (1846-1936) , il “Ricovero di mendicità Principe di Piemonte”, che rimase attivo fino al 1969. La Confraternità quindi dovette lasciare la chiesa annessa trasferendosi in quella di Santa Chiara, dove rimase fino al 1945, essendo imminente la sua trasformazione in Sacrario dei Caduti in guerra, di fatto inaugurato nel 1950. La terza sede allora divenne la Chiesa di Santa Maria del Popolo, messa a disposizione dal suo sacerdote rettore don Francesco Paolo Marasà ( 1880-1960). La Confraternita vi si trattenne fino al 1978, quando fu costretta ad abbandonare il tempio perché dichiarato pericolante. Fu accolta allora nella vicina chiesa parrocchiale di San Cataldo, concessa dal parroco Mons. Paolo Cammarata (1921-1992), che divenne assistente spirituale dei confrati, autori nel 1985 della redazione di un nuovo statuto del loro sodalizio. La Chiesa di Santa Maria del Popolo nel frattempo veniva sottoposta a restauri, alla cui ultimazione fu riconsegnata (era il 27 marzo 1991) alla Confraternita, che il 7 Giugno 2007 adottava lo statuto che attualmente è in vigore, stilato secondo le nuove direttive della C.E.I. e approvato da Mons. Michele Pennisi, vescovo di Piazza Armerina dal 2002 al 2013.
Oltre a far parte del Collegio delle Confraternite Ennesi e a intervenire ai Riti della Settimana Santa, con l'Ora di adorazione assegnatale il Mercoledì Santo e la partecipazione al mesto corteo del Venerdì Santo, e oltre a compiere le attività caritative, culturali, religiose previste dallo statuto, la Confraternita celebra l'ultima domenica di Giugno il Sacro Cuore di Gesù portandone in solenne processione la venerata statua e incaricandosi anche di diffonderne tra i fedeli la sacra immagine, di cui un esemplare è ispirato proprio al celebre quadro romano del Batoni.
Il simbolo del Sacro Cuore, inoltre, è effigiato sul lato sinistro della mantella che fa parte del vestiario di ogni confrate e che è composto, oltre che dalla detta mantella in tessuto damascato di colore rosso amaranto, da una pettina dello stesso colore, e da camice bianco, visiera bianca, cingolo di fili bianchi e rossi attorcigliati, guanti bianchi, corona di vimini intrecciati, pantaloni, calze e scarpe di colore nero.
Dall’opera di pia divulgazione dei confrati è certamente derivata la consuetudine, diffusa molto nel passato, di dedicare ex voto al Sacro Cuore di Gesù, di cui rimangono, come abbiamo visto, un buon numero di esemplari in discreto stato di conservazione, meritevoli, per i tanti motivi elencati, di più adeguata valorizzazione e studi più approfonditi, potendo anche assurgere a strumento di catechesi intelligente, una forma di approccio che ci risulta oggi attuata all’estero con esiti positivi.
Il culto del Sacro Cuore di Gesù
Germogliato nel XIII secolo dagli scritti delle mistiche tedesche Santa Matilde e Santa Geltrude, il culto del Sacro Cuore di Gesù fu consolidato dalle pie pratiche di Santa Caterina da Genova (1447-1510), di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi (1566-1607) e di San Francesco di Sales (1567-1622) ma fu perfezionato liturgicamente da San Giovanni Eudes (1601-1680), che ne stampò l’Ufficio nel 1672.
Sono gli anni in cui suor Margherita Maria Alacoque (1647-1690) ha le celebri “rivelazioni” e riceve le non meno celebri “dodici promesse”, che inducono i credenti a potenziare la devozione al “cuore umano fisico” di Gesù, che fondamentalmente trovava le sue radici nel colpo di lancia infertogli dal soldato romano mentre era sulla croce, e sono gli stessi anni in cui padre Claude La Colombière (1641-1682) e i suoi confratelli della Compagnia di Gesù la propagano con lo scopo di far conoscere l’amore di Cristo per l’umanità e di riparare le offese da questa arrecateGli.
Da allora si diffuse la pia pratica dei Primi nove Venerdì del mese, scaturita dall’ultima delle “dodici promesse” e spronata nel 1765 dall’approvazione del culto al Sacro Cuore di Gesù, la cui festa nel 1856 fu resa universale da Pio IX (1792-1878), emulato dai suoi successori Leone XIII (1810-1903) e Benedetto XV (1854-1922), che incoraggiarono l’Ora Santa di adorazione e la festa dell’Ottava del Corpus Domini.
Inoltre papa Leone XIII, esortato dalla mistica suor Maria del Divin Cuore, contessa Maria Droste zu Vischering (1863-1899), che sarà beatificata nel 1975 da Paolo VI, promulgò il 25 maggio 1899 l'enciclica Annum Sacrum con la quale consacrava il genere umano al Sacro Cuore di Gesù, definendo questa sua decisione “il più grande atto del suo pontificato”, destinato a incrementare la devozione da tempo avviata.
La devozione del Sacro Cuore ad Enna
A Enna, o meglio Castrogiovanni come la città ufficialmente fu denominata fino al 1927, tale devozione al Sacro Cuore di Gesù era stata introdotta da tempo, attestata com’è anche dal dono di una sua raffigurazione eseguita a Settecento inoltrato dal gesuita Vincenzo Petroso. Appartenente al nobile casato dei baroni di Pollicarini, il Petroso, in seguito all’espulsione dei Gesuiti dalla Sicilia avvenuta nel 1767, era riparato a Roma, avendovi occasione di frequentare l’ambiente artistico verso cui provava predilezione. Nella Città Santa aveva avuto modo di ammirare il Sacro Cuore, eseguito nel 1760 per la gesuitica Chiesa del Gesù dal lucchese Pompeo Girolamo Batoni (1734-1816), e, ricavatane una copia, la aveva fatta pervenire al natio monastero di San Marco, dove dimoravano due sue congiunte, le monache Rosana e Aloisia Petroso, e dove l’opera è tuttora custodita. Pare sia stata eseguita, con evidente piglio dilettantesco, come bozzetto ispiratore di un quadro più raffinato d’omonimo soggetto, conservato nella stessa chiesa e racchiuso in una cornice riportante intagliate le lettere MFP, forse riferibili all’autore, la cui identità rimane incerta. E’ da credere che il Petroso, rientrato da Roma e destinato a diventare Priore della Chiesa madre ennese, si prodigò a intensificare non solo la devozione alla Patrona Maria Santissima della Visitazione, provata dalle medaglie celebrative fatte da lui coniare, dall’Ottavario a sua cura pubblicato, dai riguardi dalla sua generosità riservati ai Nudi, ma pure quella verso il Sacro Cuore di Gesù, di cui si conservano ancora dipinti, statue, stampe quasi in ogni chiesa e famiglia della città a confermarne la diffusione attuata e intensificata negli anni.