Il Monastero di San Marco, la storia
Il Monastero di San Marco le Vergini
la storia del Monastero di san Marco è tratta da "La chiesa e il monastero di san Marco le vergini di Enna" di Rocco Lombardo, ed. Lions Club Enna 1999.
Post inserito il 27 dicembre 2013, Foto ed editing F.Emma.
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Le opere d'arte nel monastero
La clausura carmelitana
La Chiesa di San Marco
17 novembre 2013, chiude il Monastero di San Marco
Il 17 novembre 2013 è stata celebrata la messa con cui le suore del Monastero di San Marco, dopo più di 500 anni, si sono accomiatate dalla città di Enna.
La chiesa di San Marco era gremita di una folla di fedeli e di molti sacerdoti e frati che si sono voluti stringere in un ultimo saluto alle cinque suore che hanno partecipato alla messa da dietro le grate.
“La chiusura del Monastero segna la fine di un’epoca, la vocazione religiosa era anticamente la normale conseguenza della vita cristiana e oggi non è più così naturale e ne prendiamo atto in un modo tramumatico”. Ha detto durante l'omelia Padre Renato Dall’Acqua, Superiore dei Carmelitani Scalzi di Enna.
“Fine è una parola che temiamo, ma ci insegna che tutto passa. Questa bella chiesa resta senza suore che sono il bene più prezioso che la adornano” ha continuato Padre Dall’Acqua ricordando che la crisi vocazionale, che ha provocato la chiusura del Monastero, è la conseguenza dei tempi: “Ci siamo adeguati senza sussulti all’abbandono dei sacramenti e questa è la fine.., tutto passa, solo Dio basta, la percezione di quello che sta accadendo la scopriremo un po’ alla volta, la mancanza certamente la sentiremo e per primi anche noi perchè sono le nostre sorelle”.
Al termine della celebrazione tutti i presenti si sono avvicinati alla grata oltre la quale c’erano le cinque suore di clausura visibilmente emozionate. Con la partenza delle suore di clausura si chiude un pezzo di storia secolare per Enna.
17 novembre 2013, le suore lasciano la città di Enna
Monastero di San Marco: le vicende nell'ultimo secolo
La vita claustrale a San Marco si era protrata serena fino al 1871 quando, in esecuzione delle leggi eversive, anche a Enna i monasteri furono soppressi e i loro beni confiscati.
Le monache furono costrette a tornarsene presso le loro famiglie ma le carmelitane di San Marco e di Santa Maria del Popolo chiesero di rimanere nei loro monasteri sino alla morte dell'ultima suora superstite. La richiesta fu accettata ma solo limitatamente alle frequentatrici di San Marco, che accolsero le meno fortunate consorelle tra le mura del loro monastero. Con loro c'erano dodici educande, tra cui Maria Litteri (detta Mariannina) e Luigina Porrello (nella foto a lato), ben felici di poter continuare la vita claustrale.
La Litteri, anzi, benché consapevole che alla dipartita dell'ultima monaca sarebbe sopraggiunta fatalmente la chiusura del chiostro, forse per un istintivo rifiuto d'una sorte ritenuta ingiusta, covava addirittura l'ardente desiderio di far risorgere un giorno il monastero e per di più secondo la Regola delle Carmelitane Scalze di Santa Teresa. Rendeva partecipe del suo sogno la Porrello, che lo condivideva, e per rendere concreto il progetto decideva con testamento olografo sottoscritto 1'8 dicembre 1913, festa dell'Immacolata, di destinare i beni ereditati dal padre, terre e fabbricati rurali siti in contrada Ferrari, alla fondazione d'un monastero carmelitano di "clausura papale" e vita comune.
Com'era prevedibile e naturale, le monache si andavano intanto riducendo di numero. Il 28 febbraio 1914 moriva la Litteri (foto a lato), lasciando l'ultima religiosa, alla cui dipartita il monastero si sarebbe chiuso, in compagnia di quattro educande e due vecchiette che da sempre erano state al servizio della comunità. Luigina Porrello, allora, memore dei progetti della Litteri e consapevole dell'esistenza del suo testamento, si mise all'opera per farne dare esecuzione. Nel 1923 costituì, perciò, con le educande ed alcuni sacerdoti una Società Immobiliare, la Società Anonima per Azioni San Marco, presieduta da lei e rappresentata legalmente Mons. Angelo Termine, "Ciantro" della Chiesa Madre. La Società per suo merito ottenne di comprare dal Comune i locali in cui abitavano, già destinati all'asta pubblica a seguito della morte dell'ultima suora.
Il Concordato tra Stato e Chiesa del 1929, poi, le diede nuovo impulso per portare a termine il progetto della Litteri, ormai fatto proprio.
Difatti, venute meno le ottocentesche restrizioni sulle monacazioni, l'intrepida anziana educanda si mette subito in contatto col Padre Generale dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi, padre Guglielmo di Sant'Alberto, da cui ottiene che siano eseguiti da parte di padre Adeodato Piazza gli accertamenti necessari, le constatazioni e le visite prescritte.
Il suo parere favorevole asseconda i progetti e i desideri della Porrello e così, apportate le indispensabili modifiche all'edificio, ridotto di spazio perché il Comune, da poco elevato a Capoluogo di Provincia, aveva espropriato altri vani da destinare ai nuovi uffici pubblici.
Finalmente Suor Maria Immacolata di San Giuseppe, al secolo Clelia De Rensis (foto a lato), Priora dal 1925 del Carmelo di Chiaramonte Gulfi, dopo varie peripezie, tra cui una vertenza giudiziaria riguardante il testamento, e quindi l'eredità, della Litteri, riusciva il 12 marzo 1931 a inaugurare il "nuovo" monastero di San Marco con l'intervento del Vescovo della Diocesi Mons. Mario Sturzo. La prima carmelitana scalza che a Enna ebbe la gioia e l'onore d'indossare l'abito teresiano fu un'educanda di ben 72 anni: suor Angelica Luisa di S. Eugenio, al secolo Luigina Porrello.
La tenacia nel perseguimento d'un alto ideale, condiviso in gioventù con Mariannina Litteri, e la fiducia in Dio e nei suoi disegni imperscrutabili di questa umile donna unite alla "pietas" degli Ennesi, aveva compiuto il miracolo di. restituire a nuova vita uno dei più antichi e prestigiosi monasteri cittadini e di conservare indenne da scempi e saccheggi la chiesa annessa, a ragione considerata tra le più belle di Enna.
Il Monastero di san Marco: la fondazione
Il monastero di San Marco le Vergini è uno dei più antichi tra quelli presenti ad Enna. L'epoca in cui è sorto è ignota ma si sa per antica tradizione che fu fondato da una pia donna e dalle sue sei figliole, dal nome rimasto sconosciuto, desiderose di fare vita claustrale secondo la Regola delle carmelitane calzate.
Padre Giovanni dei Cappuccini, uno storico locale del secolo XVIII, dell'avvenimento tramandato fino ai suoi tempi da padre in figlio ci lascia il seguente ricordo:
"Passati che furono l'anni di nostra Redenzione 1090...venendo li Vescovi a far visita in questa città di Castrogiovanni fra dell'altre cose la Città domandò con fare istanze molto calde di fabricare un Monasterio sì per l'onore di Dio sì anche per la commodità dei Paesani acciò non mandassero le loro figliole ne' monasteri d'altri paesi, d'un subitone ottennero la bramata licenza. Si che essendoni in quei tempi una donna molto onesta e timorosa di Dio con haver sei figliuole verginelle, l'esposero l'intenzione che havea la città di edificare questo monastero ed essa acconsentendo con somma ansietà e desiderio di servire a Dio e claustrarsi con le sue figliuole anche ci offerse non solo se stessa e le sue figliuole ma anche tutto quanto possedeva e di mobile e di stabile; ed havendo Dio benedetto accelerato e facilitato il tutto con li suoi divini ajuti fece mettere in esecuzione il tutto desiderato e bramato sì della Città come della sudetta Signora con sue figlioline verginelle e perché vicino a detta casa, dove esisteva questa buona donna, vi era la Venerabile Chiesa di S. Nicolò, allora in quei tempi parrocchia, presero l'opportuna occasione di commodità sì della Chiesa come delle case di dette verginelle ed incominciarono a fabricare ed augmentare dette case con edificarne un monasterio con la clausura, con restringersi anche la chiesa di S. Nicolò, e finito che fu detto Monasterio incominciarono a fare vita religiosa sotto la regola e stendardo di Maria del Carmine. Allora la Città li contribuì di circa onze 400 per stabilimento di suo trattenimento e poi con l'entrata d'altre Religiose con sue doti s'have andato avanzando detto monasterio e fatta poi una nuova chiesa di stucchi e ristucchi ben ornata ci posero il titolo di San Marco le Vergini, portando vita esemplarissima che fu ed è al presente il decoro di questa città di Castrogiovanni, alzandosi dopo mezzanotte a lodare e benedire il suo Creatore, che con il suono delle sue campane in tempo di notte, segno manifesto della sua penitenza, rallegrano al presente tutta la città di Castrogiovanni eccitando anche a risvegliarli ed insieme lodare e ringraziare delli benefici ricevuti a suo favore. E questo fu il primo monastero in questa città di Castrogiovanni... "
Il buon frate cappuccino accoglie acriticamente l'inveterata tradizione riguardante la fondazione del monastero di San Marco e facendola risalire ad un'epoca molto antica gli attribuisce enfaticamente il privilegio della "primogenitura". Prosegue difatti :
"Da tutto l'antedetto se ne arguisce indubitatamente qualmente detto monasterio fu il primo fondato in questa Città di Castrogiovanni...Detto monasterio fu finito nel 1200 in circa prendendo la regola delli Carmelitani che allora sussistevano detti religiosi in Castrogiovanni...”
Pur non ignorando le incongruenze e contraddizioni che il farraginoso manoscritto qua e là contiene, ci avvaliamo del ribadito accenno alla chiesa di San Nicolò per considerarlo un prezioso dettaglio topografico che ci consente, sapendo che essa sorgeva nei pressi della Giudecca, di verificare e approfondire i nessi intercorrenti tra monastero e chiesa di San Marco e la comunità degli ebrei ennesi, dal momento che anche la stessa tradizione voleva che la chiesa fosse sorta proprio sul posto occupato dalla loro sinagoga, come dimostrano le affermazioni di padre Giovanni che al riguardo così si esprime: "Sentesi sino al presente chiamarsi una parte della città di Castrogiovanni col nome Giudeca, cioè il quartiere della Giudeca nominato: situato vicino dove adesso ritrovasi il Monastero delle Verginelle di San Marco; prima però vi si ritrovava la chiesa di san Nicolò. Tali Giudei furono cacciati e distrutti dal Re Ferdinando".
La scissione del 1530
A Castrogiovanni la tradizione vuole che proprio sul luogo della Sinagoga sia stata edificata la Chiesa di San Marco, di certo subito dopo l'espulsione degli Ebrei e forse contemporaneamente alla edificazione del monastero, che già esiste all'alba del Cinquecento, dal momento che nel 1530 alcune consorelle se ne distaccano e ne creano un altro in Santa Maria del Popolo. Nella torre campanaria di quest'ultimo, difatti, si conservano tre antiche campane, di cui una reca la data del 1536 e il nome di Arcangela Bonaccolta, la monaca che alla guida di tre consorelle fondò il nuovo monastero.
L'episodio della "scissione" trova giustificazione e fondamento nel desiderio delle suore di "riformar se stesse" ricercando col "mutar vita, mutar loco e fondar nuova casa" una nuova via per "osservar quanto a Dio Nostro Signore e alla sua gloriosissima Madre havean promesso e professato."
Nelle umili monache ennesi, cioè, si era già fatta strada l'idea di un rinnovamento e di una riforma che da lì a qualche anno, precisamente nel 1562, Santa Teresa d'Avila avrebbe portato a compimento con l'approvazione di papa Pio IV, dando vita e vigore ai carmelitani scalzi.