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40 – Eremo di Monte Salvo: il Santuario si affianca alla Cappella originaria fatta erigere dal Cavaliere di Malta, don Giovanni Grimaldi, nell’intento di fare sostituire, col culto della Madonna della Visitazione, le feste popolari legate al culto di Cerere, Proserpina e Bacco che a Montesalvo avevano la loro conclusione. La facciata del santuario, divisa in due da una cornice semplice, presenta nella parte inferiore tre grandi archi sostenuti da pilastri e in quella superiore, al centro, il balcone che dà sul grande coro dei preti ora adibito a biblioteca.
All’interno della chiesa, appena si entra, si possono ammirare due acquasantiere sorrette una da una foglia in pietra lavica, e l’altra da un bel puttino. Sono, inoltre, degni di attenzione, per il loro pregevole valore artistico, la statua in legno di tiglio patinato raffigurante san Francesco e i quadri che rappresentano, rispettivamente, "L’Indulgenza plenaria della Porziuncola" e " San Michele in lotta con i demoni". Quest’ultimo è considerato miracoloso dal popolo che ritiene miracolosa anche la "Madonna col Bambino" affrescata nell’adiacente cappella. Di non comune bellezza è l’altare con il Crocefisso di Frà Umile Pontorno collocato sopra un reliquiario che custodisce, in eleganti fioroni, 52 reliquie di Santi che risalgono al 1626/27. Non va trascurata poi, la visita all’antisacrestia, in cui si trova il lavabo con la Gorgone e lo stemma francescano, e quello alla sacrestia, interessante per gli affreschi del 1630, al Chiosto del convento dei frati Minori, annesso alla chiesa e da loro abitato a partire dall’1 settembre 1577, al refettorio abbellito da tempere del 1600 ed anche alla grotta con la croce doppia a Tau francescana scolpita nella roccia.
Una visita a parte, per la suggestività del luogo, per la particolare atmosfera che la circonda, merita la chiesa del SS. Crocifisso di Papardura. Si raggiunge facilmente, ritornando all’incrocio, tra il viale e la via Roma, si imbocca, a sinistra, la via Libertà, immettendosi, dopo poche centinaia di metri, in una stradina lungo la quale con quadri in mosaico, sono segnate le stazioni della via Crucis che culmina sulla rocca del Calvario dove si ergono tre Croci, ed alla quale si arriva dopo una lunga scalinata in pietra. La zona in cui il Santuario è stato costruito è indubbiamente la più fertile di tutto il circondario, grazie alle acque che in essa abbondano. Secondo Vincenzo Littara (1550/1602) infatti, il termine Papardura significa "acqua sorgente dalla roccia". Dalla balconata di questo caratteristico eremo si offre allo sguardo uno spettacolare paesaggio: l’antichissimo gruppo di lavatoi costruiti dal Comune a vantaggio delle donne ennesi che lì, per intere generazioni, hanno lavato i loro panni.