La donna volante
Un documento epistolare tra Nino Savarese e Giuseppe Fontanazza riguardante il romanzo "I fatti di Petra"
Il romanzo « I fatti di Petra » , pubblicato nel 1937, rappresenta uno dei momenti più felici della narrativa di Savarese.
In quest'opera traspare l'amore vivo e profondo dello scrittore per la sua bella terra, amore che lo spinge a rivangare con interesse appassionato nelle antiche cronache per cercarvi figure e avvenimenti dimenticati, che gli fa porgere l'orecchio attento alle voci dei cantastorie sulle cui bocche fiorivano le leggende antiche dell'isola. E in questa indagine trova posto la predilezione istintiva dell'autore per tutto ciò che è semplice e intatto, il suo interesse per le ampie rievocazioni storiche, la ricerca di quelle leggi eterne che valgono ancor oggi, che guidano nell'identica maniera i destini degli uomini del presente e del passato.
La storia di "Petra" è la storia di Castrogiovanni, invenzioni e miti si mischiano a storie e personaggi autentici.
Il racconto della "Donna volante" inserito nel romanzo si riferisce ad un avvenimento realmente accaduto intorno al 1895.
Nell'archivio di Giuseppe Fontanazza, direttore della biblioteca, una lettera di Savarese che chiede a Fontanazza di indagare tra gli anziani del "Circolo" se ricordano le parole della donna volante rivolte al popolo prima di librarsi in volo.
La Donna Volante
tratto da "I Fatti di Petra"
di Nino Savarese
Ma una domenica di settembre, la novità più grande comparve nel cielo della nostra città, e fu la « Donna Volante » .
Ancora una volta piazza Trivio era piena zeppa di gente con gli occhi intenti e spalancati. Era stata preferita a piazza Garibaldi, perché essendo più pic si prestava meglio ad essere ridotta quasi ad una platea. Da poco era stata trasportata qui la sede del Circolo, e sulle tre porte spalancate, si accalcavano i nobili e la borghesia con le dame in prima fila, tutte in cappello per l'occasione, quei cappelli che sapevano di roba conservata, che le nostre donne mettevano poche volte all'anno, lasciando lo scialle nero, che era l'abbigliamento abituale. Intorno, la gente era stipata fino agli angoli della piazza, e chiudeva gli sbocchi delle tre strade, come i buchi di una botte.
Ma oltre alla folla della piazza, tutta la città era in attesa ed alle vedette, da tutte le finestre, da tutti i terrazzi, dai ballatoi e dagli abbaini.
Nel centro il pallone ancora sgonfiato sembrava un mucchio di tela e di cordami, ma era l'unica cosa da guardare, e tutti gli occhi vi stavano sopra! Comparve la donna col corpo chiuso in una maglia color di rosa, voltandosi e sorridendo da tutte le parti. Allora la folla si destò e cominciò a battere furiosamente le mani.
Lettera di Savarese
in cui chiede a Fontanazza
notizie sulla Donna Volante
Il pallone cominciò a riempirsi come un'enorme testa che si risollevasse da terra: apparve chiaramente la navicella fino allora coperta, e la donna vi saltò dentro, con altri sorrisi che tirarono un nuovo e più forte applauso. La sfera del tutto gonfiata passava i balconi dei primi piani delle case, e i ragazzi vi tendevano le braccia dai balconi, saltando. Credo che nessuno si aspettasse che dopo quei preparativi, che erano durati troppo a lungo, il pallone si potesse veramente sollevare dal selciato, lasciare veramente la piazza, portarsi via la donna in aria, ed allorché questo avvenne, non si sentì né una voce né un applauso; ristagnò nella piazza un silenzio quasi pauroso: la gente sembrava presa dal rimorso, come se fosse imminente una disgrazia ed ognuno sentisse di averla procurata col fatto stesso di trovarsi lì in piazza a guardare. Gli applausi scoppiarono di nuovo quando la navicella passò gli ultimi tetti e si poté vedere per l'ultima volta il sorriso della donna che agitava le mani nei saluti. Tutti rimasero col naso in aria, ma siccome la linea dei tetti tolse ad un tratto dagli occhi il corpo roseo della donna, la gente si mise a battagliare, per uscire dalla piazza al più presto. Tutti si accalcarono agli sbocchi delle vie e vi si riversarono sudati, affannati, quasi si sentissero traditi e gabbati e volessero inseguire e richiamare la donna.
Il pallone era ormai lontano e la donna andava ora incontro a tutti quegli altri occhi che da ore l'attendevano, sparsi sui tetti, alle finestre, sui terrazzi della città, dove le ragazze si stringevano tra loro, esagerando una paura riflessa," i vecchi restavano balordi col binocolo nelle mani, e tutti si chiamavano, si gridavano, da terrazza a terrazza, da finestra a finestra, come se fosse apparso nel cielo un segno di cataclisma, ora che la navicella non si distingueva più, e la donna era scomparsa nell'azzurro terso del cielo, e la sua maglia colore di rosa sembrava un ricordo.
Andò a scendere nei prati vicino al castello, dopo avere attraversato circa due terzi della città, tirandosi appresso la folla pigiata nelle vie, come se l'avesse tenuta legata ad un filo dalla sua navicella.
Il giorno dopo la gente riempì un'altra volta la piazza, ma non per altro che per assicurarsi che la donna era veramente tornata dal cielo ed era viva.
Non indossava più la maglietta rosa, ma una veste di cotonina a larghe pieghe ed un cappelluccio stinto, guernito di penne di gallo.
Il ricordo della « Donna Volante » rimase lungamente nella popolazione di Petra, e in tutti, con la immagine di quella maglia rosa sull'azzurro, che sembrava non volesse cancellarsi in quel tratto di cielo al di sopra di piazza Trivio.
Caro Fontanazza le chiedo una cosa molto strana, ma abbia pazienza sto facendo un lavoro di ricognizione su certi fatti della nostra città è mi occorre di sapere qualche particolare di quel fatto, allora straordinario, che fu la trasvolata, immagino il semplice innalzamento, di una donna con pallone che accadde in piazza Municipio, credo, verso il 1895 (non ricordo la data).
Qualcuno deve ricordare il fatto (sia qualcuno del circolo o Don Mariano o altri) e vorrei sapere specialmente le parole che la donna volante disse al popolo di Castrogiovanni perché ricordo benissimo che la trasvolatrice (?) prima di innalsarsi in aria disse delle parole al popolo.
Cerchi di accontentarmi caro amico e mi dia presto qualche notizia. Cosa fa lei ? La biblioteca è pienamente in attività ?
Tanti cordiali auguri e affettuosi saluti dal suo
Nino Savarese
Roma 8 gennaio 1936