Le Suore Canossiane ad Enna
post inserito il 21 agosto 2013, editing F.Emma, Testo tratto da: Don Filippo Marotta, 'Scritti sulla parrocchia S.Tommaso Apostolo di Enna, 2000; Grazia Tremolo, Le Canossiane, in «HENNA», rassegna del comune Ottobre 1986. Disegni di Rosalinda Mingrino, foto P.Mingrino.
Oggetto l'Istituto delle Canossiane, Enna via Mercato n. 5
Le Canossiane ad Enna
Le figlie della carità, dette comunemente Madri Canossiane dal casato della loro Madre Fondatrice la Beata Maddalena Marchesa di Canossa, presenti ad Enna dal 1912
1910. La famiglia dei Baroni Grimaldi Rosso di Castrogiovanni era stata colpita da una grande disgrazia: i due figli Giovanni e Virginia erano nati sordomuti. A questo grande dolore si associava l'inevitabile apprensione per il futuro dei figli. Bisognava a tutti i costi provvedere alla loro educazione al linguaggio. Ma a chi rivolgersi? Era giunta notizia, tramite la stampa, che le Madri Canossiane di Brescia usavano, con grande beneficio per le sordomute, un metodo parlato e non più mimico. I Baroni Grimaldi si premurarono, perciò, di mettersi in corrispondenza con l'Istituto di Brescia perché accogliessero colà la loro piccola Virginia. Convenuto per la sua accettazione, immediatamente la condussero in quel luogo perché la bambina ricevesse l'educazione più appropriata.
Quando arrivarono a Brescia seppero che la scuola per sordomute era stata trasferita nella vicina borgata di Mompiano, giacché in città non poteva più essere mantenuta per il numero elevato delle presenze. Pertanto i Grimaldi condussero a Mompiano la loro piccola e, dopo averla vista accolta con tanto affetto da tutta la comunità, ripartirono verso Castrogiovanni. Purtroppo da Mompiano giunsero ben presto notizie poco consolanti: Virginia non sopportava quel clima e per ciò si era ammalata gravemente. I genitori dovettero accorrere al suo capezzale, trovandola in condizioni gravissime. Disperando della sua salute vollero che la loro figlia, oltre alle cure mediche più immediate, ricevesse per la prima volta la Comunione. Quasi per miracolo la piccola, dopo la prima Comunione, si riebbe. Sicché, trascorso un breve periodo di convalescenza, la ricondussero in Sicilia, con grande gioia loro e dei parenti.
Leggiamo nella Cronaca del Collegio di Brescia:
"20 aprile 1911, parte la sordomuta Baronessa Grimaldi Rosso con i suoi genitori venuti a prenderla da Castrogiovanni - Sicilia"
1912. Le vie di Dio sono misteriose! Egli voleva, tramite quell'angioletto, condurre le Madri Canossiane a Castrogiovanni.
I baroni, al loro ritorno in Castrogiovanni, si preoccuparono perché l'educazione al linguaggio di Virginia non si arrestasse e perché si provvedesse pure al linguaggio di Giovanni, l'altro figlio nato sordomuto.
Per tal motivo fecero pressioni presso Mons. Marceli di Brescia perché le Figlie della Carità Serve dei Poveri, dette comunemente Madri Canossiane per il casato della fondatrice Maddalena Gabriella di Canossa, venissero in Castrogiovanni, proseguissero l'opera educativa di Virginia e nello stesso tempo facessero opera di apostolato in città.
IL VIAGGIO VERSO LA SICILIA DELLE MADRI CANOSSIANE
La comitiva, formata da quattro Madri e da quattro autorità religiose e civili, partiva da Brescia il 15 Gennaio 1912 alla volta di Castrogiovanni. Erano, come scrive la "Cronaca bresciana", la «vicaria Sartorio con la sor. Gatteri, Mattiola e la torriera Mombelli Angelina. Le accompagnarono mons. Padre e mons. Salvetti che il 31 corrente telegrafava».
Di questo viaggio vennero informati, da parte della Madre Superiora di Brescia, sia il Cardinal protettore dell'Istituto che le altre case dipendenti da Brescia. La piccola comitiva, prima di arrivare a Castrogiovanni fece tappa a Firenze, a Roma, dove fu ricevuta dal Sommo pontefice Pio X (1903-1914), a Napoli, Montecassino, Pompei, Reggio, Messina e Catania.
Le quattro Madri Canossiane venute in Sicilia erano: Madre Ida Sartorio: insegnante di Scuola Elementare e specializzata per l'insegnamento ai sordomuti, con l'incarico di Madre Superiora; Sorella Santina Gatteri, aiutante; Sor. Rosalia Mattiola, maestra di lavori donneschi; Sorella Angelina Mombelli, " torriera" cioè addetta alle incombenze fuori dell'Istituto.
Gli accompagnatori ecclesiastici erano: Mons. Marcoli e Mons. Salvetti; quelli civili: l'avv. Montini, padre del futuro Papa Paolo VI, e l'avv. Longinotti.
nella foto Madre Ida Sartorio: insegnante di Scuola Elementare e specializzata per l'insegnamento ai sordomuti, ebbe l'incarico di Madre Superiora
LE CANOSSIANE IN CASTROGIOVANNI
II 23 Gennaio 1912, alle ore 15, il sogno dei Baroni Grimaldi Rosso diventava realtà: le madri Canossiane mettevano finalmente piede in Castrogiovanni, accolte festosamente dalle autorità ecclesiastiche e civili, nonché dal popolo tutto.
Le Canossiane, così, continuarono quivi l'istruzione di Virginia - la figlia sordomuta del Barone Grimaldi - e del fratello Giovanni, anche lui sordomuto dalla nascita.
Così dice testualmente il telegramma inviato, da parte di Monsignor Marcòli, dalla Sicilia a Brescia:
«Arrivati felicemente stasera ore 15. Accolti cordialmente Signori, Clero. Trovato casa ottimamente preparata. Aspettiamo domani o posdomani Vescovo benedizione e Cappella. Tutti ottimo stato. Doveri, saluti, Marcoli.»
L'ISTITUTO GRIMALDI
L'arrivo delle Madri Canossiane fu una gioia per tutta la popolazione di Castrogiovanni, sicché non mancarono gli articoli sui giornali del tempo, che ne encomiavano le benemerenze e ne esaltavano l'opera altamente sociale.
La Casa, che le prime Madri Canossiane abitarono in Castrogiovanni fu un palazzetto in piazza S. Francesco n. 252 (attuale piazza Vittorio Emanuele), che era stato preparato per loro dalla Baronessa Clementina Grimaldi Rosso, moglie del cav. Albino Grimaldi di Geracello, la quale volle affidare alle Canossiane i due suoi figli sordomuti, Virginia e Giovanni.
Quella costruzione, bene arredata ed accogliente, era la dote per la piccola Virginia. Nel palazzetto era stata preparata anche una bellissima Cappella che il 31 gennaio 1912 veniva benedetta dal Vescovo di Piazza Armerina Mons. Sturzo, e poi vi venne celebrata la Santa Messa da Mons. Salvetti.
Lo stesso giorno si aprirono: la sala di custodia per i piccoli e la Scuola di lavori donneschi; mentre il Ricreatorio festivo per tutte le giovani nubili avrà inizio la prossima giornata festiva, 4 Febbraio. La propaganda di tali opere venne fatta tramite un volantino ben curato nella forma e nel contenuto.
Il giorno appresso, 1 Febbraio, venne stipulato un contratto tra i Baroni Grimaldi e le Madri Canossiane, le quali s'impegnavano ad attuare una Convenzione, precedentemente stipulata ed ora aggiornata. Le clausole erano equivalenti alle attività che le Madri intendevano realizzare. Inoltre si stabiliva l'ammontare del canone di locazione, che le Suore dovevano pagare al barone Albino Grimaldi a partire dal 1° Gennaio 1915 fino al 31 Agosto 1920, e l'impegno delle suore di istruire privatamente i suoi figli.
Il 2 Febbraio gli accompagnatori religiosi e laici delle Canossiane, avendo ormai sistemato ogni cosa, ripresero la via del ritorno a Brescia.
Non passò molto tempo dall'arrivo delle Madri a Castrogiovanni che, inaspettatamente, l'8 Aprile 1912 moriva la figlia del barone Grimaldi, Virginia, artefice inconsapevole della venuta delle Canossiane nella sua città. Ciò provocò una sosta forzata delle opere di apostolato delle Suore, che vollero così partecipare solidarmente al lutto della famiglia Grimaldi. L'altro figlio sordomuto, Giovanni, sopravviverà per molti anni ancora alla sorella; morirà infatti il 16 Dicembre 1964.
Nonostante la morte della figlia, i baroni Grimaldi continuarono a prodigarsi nell'aiutare le suore ed a mostrare loro un immutato affetto. Lo sconforto per la morte di Virginia non poteva durare dinanzi alle tante opere di bene iniziate con tanto frutto dalle Canossiane. E se anche lo scopo primo della venuta delle Madri era cessato, tuttavia rimaneva l'opera sociale voluta dai Grimaldi, e che doveva continuare per il beneficio della popolazione ennese e per la memoria di Virginia. A tal fine i baroni Grimaldi permisero che le suore Canossiane continuassero a tenere la casa in affitto fino all'Agosto 1921.
Le attività delle Canossiane ripresero dopo alcuni giorni dalla morte di Virginia, con in più l'apertura della Scuola Elementare. Infatti, in seguito all'istanza della Madre Superiora Ida Sartorio, presentata il 4 Aprile 1912 al Provveditorato agli Studi di Caltanissetta, il Provveditore Melodia autorizzava il 27 Maggio 1912 la Sartorio «ad aprire una casa per sordomute ed una scuola elementare nel comune di Castrogiovanni».
Le Madri dedicavano tutto il loro tempo e la loro esperienza alle opere apostoliche e sociali intraprese: scuola per sordomute, di lavoro, di pianoforte, scuola elementare, ed assistenza nelle parrocchie per l'insegnamento della dottrina e la preparazione ai sacramenti. Si creò un piccolo educandato per assicurare alle giovanette, che frequentavano gli istituti superiori, una provvida assistenza morale e religiosa voluta dai parenti.
Con l'inizio del nuovo anno sociale 1912-1913 si riprese la Scuola di lavori femminili e si diede inizio alle prime due classi della Scuola Elementare.
La necessità di sovvenire alle richieste di nuove attività da parte della popolazione ennese spinsero le Suore a chiedere rinforzi alla casa di Brescia, che prima inviò suor De Maria e suor Pignoli e di séguito, per interessamento della classe benestante che voleva la presenza di una maestra di pianoforte, suor Maria Rinaldini arrivata l'8 Ottobre 1912. Ella cominciò ad impartire le lezioni il 14 Ottobre. Ancora una volta per informare le persone di quanto le Suore facevano si volle far circolare un foglietto stampato con la descrizione delle attività e delle modalità d'iscrizione. Il primo anno di lavoro delle Madri Canossiane in Castrogiovanni fu un susseguirsi continuo di attività religiose e socio-culturali, prevalentemente a favore della Gioventù. La presenza delle canossiane ad Enna si ampliò ulteriormente: il 9 Gennaio 1915 un drappello di suore Canossiane, di cui alcune venute da Brescia appositamente, andarono a dirigere l'Orfanotrofio femminile S. Michele della città: un'opera altamente umanitaria ed allora fiorente e popolata da tante piccole, bisognose di affetto e di cure.
L'istituzione dell'educandato
Ma c'erano anche gli adulti a cui provvedere. Bisognava dar loro una formazione adeguatamente cristiana relazionata alla famiglia e ai rapporti sociali. Perciò con l'inizio del nuovo anno sociale 1912-1913 le Madri diedero origine alle Congregazioni della Sacra Famiglia e di Maria Ausiliatrice, diffondendo la loro conoscenza tramite un AVVISO così espresso: «Domenica prossima 20 corrente, giorno dedicato alla SS. Vergine, si inizieranno sotto il di Lei valido Patrocinio, nel nostro Istituto, le Congregazioni della Sacra Famiglia e di Maria Ausiliatrice.»
Tra le finalità, proprie del carisma canossiano, vi era, come si è detto, l'impegno educativo a favore della gioventù. Per questo motivo era contemplata la istituzione dell'Educandato come mezzo di trasmissione di valori cristiani alle giovani.
Allora, nei paesi circonvicini, non esistevano scuole di grado superiore, per cui quelle ragazze che avessero voluto proseguire gli studi erano costrette, dati anche i mezzi di trasporto quasi inesistenti, a soggiornare in Castrogiovanni o presso parenti, oppure in pensionati non sempre all'altezza del loro compito o poco affidabili. L'apertura di un Educandato che desse serie garanzie di serietà umana e di formazione cristiana era, pertanto, molto desiderato dalla popolazione dei paesi vicini. Le Madri Canossiane, sensibili anche a questo bisogno, ed ormai conosciute ed apprezzate da tutti, decisero di dare il via al richiesto Educandato femminile. Appena se ne sparse notizia, arrivarono subito adesioni e consensi; sicché il 1° Giugno 1913 entrò la prima educanda Maria Ferrari. Non si conosce il suo paese di origine, giacché la Cronaca di Castrogiovanni riporta soltanto il nome e la data. A noi basta sapere che da lì a poco altre giovanette, che frequentavano l'Istituto Magistrale di Castrogiovanni, seguirono il suo esempio.
L'Istituto Grimaldi di Castrogiovanni divenne punto di riferimento per quelle suore della Casa di Brescia che vennero mandate in Sicilia per fondare altri istituti Canossiani. Così nel 1914 alcune madri dirette a Terranova (Gela), dove era stata aperta, nel 1913, una nuova Casa, vi si fermarono. Qui ebbero modo di ammirare «le scuole di studio e lavoro, lezioni di francese, di suono, di taglio» che le loro consorelle dirigevano con tanto ardore apostolico. L'anno dopo, il 12 Dicembre 1914, la stessa Madre Superiora di Brescia, Suor Paolina Marasini, nel comunicare notizie più precise sulle due ultime fondazioni in Sicilia: Acireale e Terranova, fece anche sapere che quelle Suore, partite da Terranova, «andarono a Castrogiovanni, dove pur si fermarono a gioia e conforto pur di queste care Sorelle. Qui si lavora molto nel campo signorile, con lezioni di suono, di taglio, di rammendo, sperando sempre di poter più tardi mettersi tra le figliuole del popolo, come era desiderio della nostra Venerabile; hanno pure scuola di studio e di lavoro, congregazioni e oratorio.»
Quando le Canossiane dell'Istituto Grimaldi, dopo tante peripezie abitative, passarono, nel 1922, nel Collegio di Maria, il loro educandato rifiorì prontamente e fu necessario sopraelevare un piano sul dormitorio, per contenere l'aumentato numero delle giovani interne. I risultati scolastici soddisfacenti delle ragazze e la loro educazione morale e religiosa da parte delle Suore, contribuivano da soli a propagandare la validità dell'Educandato Canossiano. Esso fiorì anche grazie all'opera infaticabile di Madre Sebastianina Coco, che lo diresse per moltissimi anni. Nel 1987, per il mutare delle situazioni sociali (la facilità dei mezzi viari portavano le ragazze a viaggiare giornalmente, anziché stabilirsi in Enna), venne chiuso l'Educandato. L'ultima Educanda fu Concetta Licciardi di Traina.
nella foto Suor Rosalia Mattiola, nel gruppo originario delle suore inviate da Brescia nel 1912, vissuta fino al 1967
GLI ALLOGGI PROVVISORI DELLE MADRI CANOSSIANE
Ormai l'Istituto Canossiano era ben sistemato in Castrogiovanni con tutte le sue tipiche opere di apostolato che diventavano sempre più prospere e rigogliose. Fioriva, in particolare, l'Educandato che agevolava le giovani dei paesi vicini nel frequentare le Scuole pubbliche di grado superiore.
Il tempo trascorreva sereno, e le opere davano buoni risultati sotto ogni aspetto. Nella Cronaca del 10 Maggio 1921 c'è una nota di grande soddisfazione. L'ispettore scolastico, dopo la visita, nella relazione scrìveva: "... tutto bene." Era un riconoscimento, da parte delle Autorità, che dava consolazioni a quelle prime operaie della vigna del Signore, e quasi un lenimento alla dura fatica quotidiana.
S'avvicinava, intanto, la fine del contratto che le Madri Canossiane avevano fatto con i baroni Grimaldi. Esso, infatti, scadeva ufficialmente il 31 Agosto 1920, ma per diversi motivi era stato protratto di un anno. Tutto sembrava procedere bene e lasciava sperare per il meglio. Ma tristi avvenimenti per la famiglia Grimaldi, costrinsero i baroni a richiedere alle madri Canossiane la casa di cui godevano l'ospitalità. Scaduto il contratto con le Madri, i proprietari vendettero quel palazzetto al Banco di Sicilia, che l'occupò fino a quando fabbricò la nuova e grande sede che occupa ancor oggi.
Nella Cronaca di Castrogiovanni, in data 29 Agosto 1921 sì legge : "Ultima S. Messa celebrata dal Rev.do Padre Strazzante; addio alla cappellina, addio alla Casa". Si doveva lasciare Casa Grimaldi ed andare altrove. In data 30 Agosto 1921 è notato: "Chiusa. Avvenimenti in Casa Grimaldi". L'Orfanotrofio di San Michele fu il provvisorio rifugio. Si legge nel verbale delle madri Canossiane: "29 agosto 1921, ultima Santa Messa celebrata dal Rev.do Priore, straziante addio alla Cappellina. Addio alla casa... si va all'Orfanotrofio".
Le otto suore dell'Istituto Grimaldi, di lì a poco, si divisero in due gruppi: cinque andarono ad abitare in una casa di campagna con le educande, e tre rimasero nell'Orfanotrofio S. Michele. Le cinque che si portarono in campagna, in un podere dei Grimaldi che si trovava in contrada S. Benedetto, in attesa di trovare un ambiente adatto allo svolgimento delle loro opere, vi stettero per ben tre mesi. Ma quello non era il luogo adatto all'Educandato; bisognava ritornare in città per poter svolgere pienamente le opere di apostolato. Perciò presero in affitto il 24 Settembre 1921, in Castrogiovanni, la casa dell'Avv. Marchese, proprietà della sorella Teresina Marchese Librizzi. Il 25 Settembre 1921 fu benedetta la nuova Cappella e vi si celebrò la prima S. Messa. Le Madri abitarono quella casa fino a quando nel 1922 passarono al Collegio di Maria, in Via Mercato n. 5.
IL COLLEGIO DI MARIA E LE MADRI CANOSSIANE
Le varie amministrazioni del Collegio di Maria, che si succedettero tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900, tentarono in tutti i modi di ridare all'ente l'antica funzione educativa, a beneficio della popolazione della città; ma ogni sforzo fu vano. Il colpo di grazia venne dato dalla Prima Guerra Mondiale, quando le truppe vi fecero stanza fino a tutto il 1917.
LA PRIMA VOCAZIONE CANOSSIANA DI CASTROGIOVANNI
II fervido apostolato delle Canossiane in Castrogiovanni fu seme fecondo di vocazioni. Già nel 1914 si volle unire alle Figlie della Carità Serve dei Poveri la signorina Gaetanina Castagna. Appartenente a famiglia aristocratica, ella lasciò ogni comodità e decise di seguire Cristo Crocifisso e povero per portare le anime a Lui. I tanti sacrifici che le Madri quotidianamente facevano nell'espletamento delle numerose attività, tipiche dell'Istituto, avevano prodotto il desiderato frutto.
Il giorno 8 Maggio Gaetanina giunse a Brescia per vestire l'abito della divisa canossiana. A Brescia ella si formerà allo spirito di povertà ed obbedienza, che osserverà fino alla morte avvenuta il 10 Novembre 1969. Sua sorella di sangue, Francesca, la seguirà nel servizio di Dio e dei poveri molti e molti anni dopo, ma la precederà di un anno per ricevere la mercede di Cristo il 4 Marzo 1968.
Il 10 Aprile di quell'anno 1914 passò a miglior vita Mons. Marceli, uno dei quattro accompagnatori della prima comitiva di Canossiane venute in Sicilia.
Molte saranno le giovani di Castrogiovanni-Enna che si consacreranno alla vita religiosa fra le Figlie della Carità Serve dei Poveri, e ad imitazione della madre Fondatrice, lavoreranno per il bene delle anime nelle molte Case che, nel frattempo, si erano costituite in diversi centri della Sicilia.
Madre Diomira Sega,
superiora delle Madri Canossiane dal 09/10/1982 al 16/09/1991
Le pochissime Collegine rimaste nell'Istituto, essendo ormai avanzate in età, si estinsero in quel periodo; così vennero a cessare del tutto le funzioni statutarie del Collegio (verbale del 12 Febbraio 1921). Questo, una volta sgombrato dai soldati, restò vuoto e si ridusse, per l'abbandono, in uno stato deplorevole. I danni causati dai soldati e la mancata manutenzione, avevano reso quasi inservibile tutto il complesso abitativo. Fu necessario affidare l'amministrazione di esso ad un Commissario regio, l'avvocato Giuseppe Potenza, che non risparmiò tentativi per trovare una congregazione religiosa disposta ad assumere la Direzione del Collegio e farlo fiorire come un tempo. Arrivò, perciò, come una manna dal cielo la richiesta della supcriora delle Canossiane di adibire quello stabile come luogo delle loro attività. E' certamente di questo periodo, infatti, anche se manca la data, la domanda che la Madre Superiora Ida Sartorio inviò al Provveditore per ottenere la direzione del Collegio di Maria.
Ciò si realizzerà solo nel 1922, quando le Suore Canossiane (dette Madri Canossiane, perché di madri dovevano avere il cuore specie verso i più poveri, secondo come aveva stabilito, insegnato e praticato la fondatrice, marchesa Maddalena di Canossa di Verona) già in Castrogiovanni dal 1912 per educare al linguaggio la sordomuta Virginia, figlia dei nobili Grimaldi Rosso, e già alla direzione dell'Orfanotrofio femminile S. Michele dal 1915, ne assumeranno il compito educativo.
Ma già nel 1921 (verbale del 12 Febbraio 1921) il regio Commissario Enrico Giaimo aveva iniziato le trattative perché le Suore Canossiane assumessero la Direzione del Collegio.
Avendo preso a cuore la richiesta delle Canossiane e, soprattutto, desiderando che la cittadinanza di Castrogiovanni potesse godere i benefìci della riapertura del Collegio di Maria al più presto, il Commissario Regio fece di lì a poco (8 Marzo 1921) domanda al Provveditore perché venisse accolta la delibera di affidamento dell'Istituto alle Suore (1 ). E' pure di questo periodo un altro documento: una petizione inviata al Ministro della P.l. di Roma, sottoscritta da ben duecentotrentasei cittadini di Castrogiovanni, delle classi più elevate, che chiedevano anch'essi, a nome di tutta la popolazione, la riapertura del Collegio di Maria sotto la Direzione delle Madri Canossiane, perché solo così avrebbe potuto rivivere la volontà del Fondatore Croce Felice Petroso barone di Ramursura. Era un piccolo esercito che si metteva in moto per il bene generale della città. La fine della Prima Guerra Mondiale, oltre alle tante necessità sociali e morali, aveva prodotto il problema dell'assistenza agli orfani di guerra. Le Madri Canossiane avevano già iniziata quest'opera caritativa in forma ridotta. Urgeva l'interessamento da parte delle Autorità locali e nazionali perché quest'opera assistenziale, di alto valore morale-religioso, potesse avere un più ampio respiro; era, pertanto, necessario un locale molto più vasto del precedente, affinchè vi potessero essere accolte più orfane di guerra. Di questo bisogno si fece portavoce anche il Comitato di Castrogiovanni per l'Assistenza Civile e Religiosa degli Orfani di guerra, che, a richiesta delle orfane, accludevano ad una domanda delle stesse, rivolta al Ministro della P. I., una petizione del Comitato per la concessione dei locali del Collegio di Maria alle Suore Canossiane. Più particolareggiata nelle motivazioni è la richiesta sottoscritta ancora una volta dai duecentotrentasei cittadini ennesi al Ministro di P.l, perché si tenga conto dell'affidamento della direzione del Collegio di Maria alle Suore Canossiane, e non ai professori del R. Ginnasio che intendevano usare tali locali per «farne un Istituto Nazionale, specie di convitto dove riceverebbero giovani convittrici alle quali darebbero lezioni.»
La pratica perché la Direzione del Collegio di Maria venisse affidata alle Madri Canossiane proseguiva alacremente e tendeva a far rimarcare la necessità di ridare vita alla benefica Fondazione del Barone di Ramursura, Croce Felice Petroso, che aveva inteso agire per il bene morale e religioso di tutta la cittadinanza. Per questo motivo l'Istituto, secondo il Regolamento da approntare, avrebbe dovuto denominarsi "Petroso".
Nel verbale del 31 Ottobre 1921, sempre del Collegio di Maria, si rileva che al Commissario regio, era successo il Consiglio di Amministrazione normale così composto: "Presidente il signor Giuseppe Grimaldi barone di Geracello, Consiglieri: dott. Enrico Anzalone e prof. Eduardo Rindone; segretario Basilio Colina. "
Ancora nello stesso Verbale si legge: "Si mette in risalto lo stato deplorevole del fabbricato e del giardino ridotti ai minimi termini e che tutte le proposte di mettere in sesto il fabbricato eco. sono rimaste solo parole. L'unica trattativa valida è quella fatta dalla Super/ora delle Canossiane perché solo così l'Amministrazione del Collegio può salvarsi e sa che l'affidamento alle Canossiane incontra la simpatia della cittadinanza. Pertanto, il Presidente letta la delibera del 12 febbraio 1921 e la nota diretta al Signor Provveditore agli Studi fatte dal precedente Gestore, tutte in senso favorevole alle Canossiane e messo ancora in risalto lo stato deplorevole del Collegio in vista che l'Autorità Tutoria superiore accoglierà la proposta, il Presidente passa alla lettura del verbale".
In un altro verbale del 31 Ottobre 1921 si legge: "...Delle tante trattative a quanto pare la più possibile e plausibile è la domanda fatta dalla Super/ora dell'Istituto canossiano, giacché tenendo conto delle magre risorse finanziarie del Collegio sembra accettabile, perché in nessun modo la nostra amministrazione si impegna a disastrose conseguenze finanziarie e molto meno inficia l'esiguo bilancio dell'Ente, e si è notato come affidando la Direzione dell'Erigendo nuovo Istituto alle Canossiane, certamente incontrerebbe la simpatia di quasi tutta la cittadinanza..."
Ormai la venuta delle Canossiane nel Collegio di Maria e la sua riapertura erano imminenti. Per tal motivo l'Amministrazione cercò di fare qualche riparazione urgente al fabbricato.
Si giunse così al 20 Gennaio 1922, giorno in cui si stipulò, finalmente, la CONVENZIONE per il passaggio della Direzione del Collegio, tra il regolare Consiglio di Amministrazione, che nel frattempo era succeduto al Reg. Commissario Giaimo, e la Madre Superiora delle Canossiane, Ida Sartorio. Venne anche redatto, per una piena comprensione della "Convenzione", un "Progetto di Regolamento", che qui si riporta in nota (6). Esso fu deliberato dalla Commissione amministratrice del Collegio di Maria Petroso nelle sedute del 28 Luglio e 7 Novembre 1922. La giunta provinciale delle scuole medie della provincia di Caltanissetta (Provveditore Purpura; segretario: Cacciatore) lo approvava definitivamente nella seduta del 19 Gennaio 1923. In data 28 Luglio 1922 il Consiglio di Amministrazione, stabilì di unire al titolo "Collegio di Maria" anche l'apposizione "Petroso" in onore del fondatore Croce Felice Petroso.
Il 23 Agosto 1922 finalmente si spalancarono le porte del Collegio di Maria per accogliere le Figlie della Carità Serve dei Poveri - Canossiane, e dar loro maggior spazio e più possibilità di operare per il bene della gioventù di Castrogiovanni.
Il nuovo Consiglio di Amministrazione, come voluto dal Ministero della P.I., fu formato da un Presidente e da due consiglieri. Furono scelti come consiglieri: il dottor Enrico Anzalone, e il prof. Eduardo Rindone. Presidente del Consiglio fu designato il Barone Giuseppe Grimaldi di Geracello, che affidò la Direzione del detto Collegio alla canossiana Madre Ida Sartorio, stipulando, sempre in detta data, la 1a Convenzione. La 2a Convenzione sarà redatta il 1 ° Gennaio 1926 con la Madre Luigia Balotelli, che seguì nella carica di Direttrice del Collegio di Maria. Nel contratto si dice "che rimarranno proprietà delle suore i mobili e gli arredi che si sarebbero immessi nell'Istituto". La legale rappresentanza dell'Istituto rimase, però, affidata al Presidente della Commissione (amministrazione) che aveva il compito di far eseguire le delibere della Commissione, e di tenere il carteggio col Ministero della P. I. e col Provveditore agli Studi.
La situazione finanziaria del Collegio si rileva dal Verbale del 7 novembre 1922: "...essendo che gl'introiti dell'Istituto (Collegio) si riducono a poche migliaia di lire assolutamente insufficienti, e che il contratto già stipulato con madre Ida Sartorio è quanto vantaggioso potevasi ottenere; per tali considerazioni ad unanimità deliberano di insistere nel mantenimento integrale degli ari. 5e6del Regolamento: ari. 5: Non avendo per ora l'Istituto corsi di istruzione propri, ma facendo usufruire alle convittrici le pubbliche scuole elementari, magistrali e ginnasiali esistenti in Castrogiovanni, la direttrice dovrà possedere la capacità tecnica a dirigere gli insegnamenti del dopo scuola di cui all'art. 3 ed il suo ufficio essenziale sarà, pertanto, quello di regolare e vigilare, sotto l'indirizzo della Commissione: la disciplina interna, l'educazione morale, intellettuale e fisica delle alunne, mirare all'economia, distribuire i servizi fra le persone dimoranti nell'educandato. Alla fine di ogni anno scolastico presentare al Presidente una relazione particolareggiata intorno al personale da lei dipendente, al profitto ed alla condotta delle alunne".
Le magre risorse finanziarie non spaventarono le Madri Canossiane che, votate alla povertà come S. Francesco, seppero economizzare al massimo i pochi introiti e, fra sacrifici e stenti, riuscirono a mantenere le opere senza arresto fino ai nostri giorni.
Il collegio di Maria diventa un grande polo educativo
Non passò molto tempo dalla riapertura del Collegio di Maria e già la Scuola di Lavori donneschi otteneva un riconoscimento di gran valore. In Piazza Armerina era stato indetto un Concorso, con esposizione circondariale proprio di lavori donneschi; vi partecipò anche la scuola di lavoro delle Canossiane di Castrogiovanni. E quale non fu la gioia nell'apprendere che essa ottenne il massimo riconoscimento: il Diploma di primo grado e la somma di £ 500, somma non indifferente per quei tempi. Il risultato fu comunicato al Consiglio di Amministrazione del Collegio di Maria direttamente dal Segretario del sotto Comitato, Cav. A. Fontanazza, nei seguenti termini: «III.mo Signor Presidente dell'Amministrazione del Collegio di Maria. Con mio sommo compiacimento compio il gradito incarico, quale membro dell'apposito Comitato, di comunicare alla S. V. III.ma che la Giuria dell'esposizione circondariale, nella sua ultima tornata ha assegnato il primo gran premio a questo benemerito Istituto Canossiano. Sì gran successo non poteva mancare, dato i meriti delle Madri Canossiane, che reggono con amore e rara maestria le sorti del fiorente Istituto; in considerazione di ciò mi è gradito anche farle conoscere che ho ottenuto un premio per le Madri Canossiane di £ 500. Non appena avrò ultimato alcuni lavori di chiusura dell'esposizione stessa, mi farò un dovere di inviare all'Istituto e la bellissima coppa e le £.500 con vaglia intestato alla Rev.da Madre Superiora.
Con i più distinti saluti. Il Segretario del sotto Comitato: A. Fontanazza.»
Il premio e il riconoscimento al merito, riportato dalla scuola di lavori donneschi dell'Istituto Canossiano all'esposizione circondariale di Piazza Armerina, arrecò grande soddisfazione sia alle giovani ricamatrici sia alle loro maestre; ma fu anche un occasione per ricordare la giusta scelta fatta dai membri del Consiglio d'amministrazione del Collegio di Maria nell'affidare tale Istituto alle Madri Canossiane. Il Consigliere, dott. Enrico Anzalone, volle in un suo discorso un pò magniloquente, ma molto significativo, riconoscere il ruolo formativo delle Suore nei confronti della gioventù e della popolazione tutta, di Castrogiovanni.
Nel 1924 le famiglie espressero il desiderio che venisse creato nel Collegio un teatrino, essendo anche questa un'attività educativa rilevante. Dopo il suo allestimento le commedie ed i drammi teatrali si susseguirono uno all'altro con soddisfazione di tutto il pubblico, che ne richiedeva spesso le repliche.
Nel 1925 Castrogiovanni venne finalmente provvista di acqua potabile e luce elettrica; naturalmente il Collegio di Maria ne fece richiesta fra i primi utenti e le educande poterono così usufruire di questi preziosi beni. Intanto il numero crescente delle educande richiedeva tanti interventi e tanti restauri ai fabbricati del Collegio. L'Amministrazione dovette, perciò, intervenire dando soluzione ai problemi strutturali più impellenti. Le opere, intanto, s'incrementavano: educandato, asilo infantile, scuola di pianoforte, di ricamo e di pittura, opere che necessitavano di sempre più forze e mezzi finanziari. Nel mentre Castrogiovanni aveva ripreso l'antico nome di Enna.
In una relazione dell'epoca, presentata dal Consiglio di Amministrazione all'autorità tutoria, si segnalavano le opere svolte con competenza dalle Madri Canossiane: «....Funzionò regolarmente un corso di scuole elementari, frequentato da pochi alunni ed affidato alle Madri Calma Maggi e Annetta Melfa, fornite di regolare diploma di abilitazione, un asilo infantile frequentato da 70 bambini di ambo i sessi retto da suora Annetta Pernici, fornita del titolo di abilitazione, una scuola di disegno e di pittura diretto dalla superiora Madre Gaetanina Castagna, una scuola di canto e musica affidata alla Madre Carmelina Filetti, una scuola di taglio e confezioni affidata alla Madre Berenghini Annunziata ed una fiorentissima scuola di lavoro diretta dalla Madre Rosalia Mattiolo»
Lo stato del collegio nel 1922
Una suora Canossiana di origine catanese, Madre Virginia Giannini, prima di morire a Enna il 25 Ottobre 1987 scrisse di suo pugno un "memoriale"sullo stato del Collegio di Maria al momento in cui le Suore Canossiane vi entrarono nel 1922. Riportiamo testualmente il memoriale dal titolo: COME ABBIAMO TROVATO IL COLLEGIO DI MARIA. « Faccio la premessa che nel 1922 Castrogiovanni era ai primordi e senza acqua e senza luce. L'entrata era buia e col pavimento al naturale (terra battuta), più in dentro era rischiarato da una finestrella posta sulla porta che dava nel giardino.
A destra dell'entrata vi era un accesso buio e più in dentro una stanza schiarita da una Finestrella che dava nella piazzetta S. Tommaso (oggi piazza) con una porta esterna con pareti rustiche e pavimento al naturale, che in un secondo tempo le Canossiane vi ricoverarono col permesso dell'Amministrazione, l'ortolano per opera di carità, il quale si prestava pure quando necessitava a fare da portinaio. Questa stanza riattata poi servì per scuola di taglio e per uso parrocchiale; dopo questa stanza vi era un piccolo interrato che oggi serve per diversi usi ed è servito sempre così. Questo accesso portava nel cortiletto interno e dove a destra e a sinistra vi erano grotte interrate e una scaletta primitiva che portava in cucina. Tutto il piano terra era inabitabile perché composto da interrati uno dietro l'altro. La stanza che oggi fa da salone era buia col pavimento naturale e pareti rustiche; il palco era una grotta. Rientrando dalla porta vi era la chiesa e la stanza attigua con pareti rustiche e pavimento cementato con in mezzo una lapide perché vi era il cimitero delle monache antiche. Difatti questo si è voluto trasformare in parlatorio, per livellare il pavimento, si è tolta la lapide e sotto si sono trovate tre casse aperte senza coperchio, dentro vi erano tre monache ben composte con gli abiti che sembravano ancora intatti, ma appena mosse si sprigionò un grosso nuvolone di polvere e non restò nulla solo le ossa che riunite in una cassetta furono portate al cimitero.
La chiesa era stile Barocco, anche il pavimento; però pareti e pavimento erano in uno stato misero essendo il Collegio in tempo di guerra divenuto caserma militare e la chiesa scuderia.
Al piano superiore si accedeva da una scala di pietra non più larga di cm. 70, la sola scala che vi era in tutto il collegio e non vi erano altri passaggi, soltanto uno al modo primitivo dalla parte interna, che portava anche questo al piano superiore.
Fuori, lungo il cortile, vi erano tre aule adibite per le scuole comunali che facevano pietà e le insegnanti, dati i tempi, si adattavano, ma soffrivano specie per il luogo d'igiene veramente primitivo, per non dire animalesco. E davvero le maestre: Giunta, Spalletta, Martora/io e De Maria ci hanno lasciato buon esempio. Le scuole non avevano altre entrate che quelle del cortile.
Il piano superiore a destra comprendeva due grandi saloni divisi da una bella stanza con balcone e finestra.
Il primo salone con finestre belle grandi che davano sul giardino è stato destinato per la scuola di lavoro delle esterne (alunne), il secondo per dormitorio delle educande, privi però di lavandini e luogo d'igiene e senza acqua; vi era un solo camerino nel corridoio fuori della scuola di lavoro che doveva servire per interne e per esterne, e la stanza di mezzo per studio delle educande.
A sinistra una stanza di passaggio e l'appartamento delle suore discreto, ma non sufficiente. Prima della cucina vi era una stanza buia con pavimento naturale che in un primo tempo vi dormì la cuciniera (oggi refettorio delle educande). Da questa stanza, scendendo tre gradini a destra, vi era una stanza con due grandi finestre che è stata sempre il refettorio delle monache il cui pavimento fino in ultimo non ha fatto altro che buttare acqua. Dopo: la cucina che è stata sempre il luogo di penitenza delle cuciniere.
I pavimenti del piano superiore erano ammattonati con mattoni che più si scopava e più sporco spuntava. Le nostre educande di allora hanno fatto fatica ad adattarvisi, abituate nel palazzo Grimaldi e nella casa dell'avvocato Marchese, presa in affitto per un anno.
Bisogna dire pure che l'amministrazione d'allora fece molto per farci trovare il piano superiore il meno disagiato possibile ed eravamo grate perché ci sentivamo protette.
La cosa più bella era il giardino (ora grande cortile). Dalla parte dove adesso ci sono camerette per le suore vi era una casa crollata...
Enna 15 agosto 1981. Giannini Virginia.»
La Seconda Guerra Mondiale sfasciò il Consiglio d'Amministrazione, perché qualche componente fu richiamato sotto le armi. Da allora un vero e proprio funzionante Consiglio d'Amministrazione non è più esistito, poiché sono stati trascurati i beni da amministrare, quali i pochi beni rustici, che restano ancora al Collegio e che per trascuratezza d'amministrazione non rendono un soldo.
Dopo la seconda guerra mondiale l'Educandato divenne talmente fiorente che lo spaziosissimo dormitorio non bastò più, sicché fu indispensabile la sopraelevazione di un altro ampio dormitorio, affinchè potesse accogliere il soprannumero di educande. Ormai il bisogno di cultura era sentito da ogni ceto di persone, ed al Collegio di Maria affluivano giovanette da tutti i paesi dei dintorni di Enna per avere oltre la possibilità dell'istruzione, anche quella di una educazione morale e religiosa, nonché un certo comportamento civile. Le educande frequentavano gli istituti superiori della città e si preparavano ad essere insegnanti, nonché madri di famiglia esemplari. Ancor oggi non è raro il caso che ex alunne, accompagnate dai rispettivi mariti e figli, tornano a rivedere i luoghi cari della loro giovinezza ed a ripetere un sentito grazie per l'educazione ricevuta.
Negli anni sessanta il Consiglio di Amministrazione del Collegio di Maria, composto dall'avv. Carmelo Emmi quale presidente e dal rag. Gaetano Pregadio e dal dott. Calogero La Porta, quali consiglieri, promosse la celebrazione del cinquantesimo anniversario dell'arrivo delle Figlie della Carità Serve dei Poveri ad Enna. L'avvocato Carmelo Emmi in un suo articolo dal titolo: «Duecento anni di storia del collegio di Maria Petroso», pubblicato sul quotidiano «La Sicilia» Venerdì 9 Agosto 1968, ci fa sapere che «in occasione del primo cinquantenario, il 13-5-1962, della venuta ad Enna delle Madri Canossiane e per onorare le benemerenze acquisite dalle Reverende Madri, che per dieci lustri hanno curato, con assoluta dedizione, nel campo dell'istruzione culturale artistica e soprattutto morale e religiosa, parecchie generazioni di giovani, è stata elevata una stele marmorea dell'Immacolata nel giardino della fondatrice. E'stata particolarmente ricordata la nobile figura della fondatrice, Madre Ida Sartorio di Brescia, la quale era insegnante specializzata per la istruzione ed educazione delle sordomute nell'istituto canossiano di Brescia sotto l'egida della diretta super/ora Madre Paolina Marosini (sic).» La Sartorio giunse ad Enna «insieme a tre consorelle, tra le quali, madre Rosalia Mattiolo, che è venuta meno ai vivi nel marzo 1967».
Ai nostri giorni, l'evoluzione vertiginosa dei tempi ha fatto scomparire l'educandato e la scuola di lavoro. Rimangono le opere di assistenza parrocchiale, la preparazione ai Sacramenti, la Scuola Elementare e Materna molto fiorenti. In tutti questi anni di gestione da parte delle madri Canossiane, e si può dire dal lontano 1922 ad oggi, le opere hanno continuato a vivere e non si è parlato mai di chiusura di esse, grazie allo spirito di abnegazione e sacrificio delle Madri.
Questo nostro lavoro non ha avuto altro scopo, se non quello di presentare, almeno in parte, le notizie riguardanti le prime Madri Canossiane venute in Castrogiovanni - Enna e mettere in maggior luce i sacrifici fatti e le sofferenze patite perché si potesse attuare, alla luce del S. Vangelo, il piano salvifico di loro pertinenza: istruire, educare e formare al bene la gioventù di questa città. E tutto e sempre, "per la gloria di Dio e la salvezza delle anime" programma voluto dalla nostra santa Fondatrice Maddalena di Canossa, e che felicemente si confaceva a quello del Fondatore del Collegio di Maria: Croce Felice Petroso, Barone di Ramursura.
Elenco delle Madri Superiore dalla fondazione fino ad oggi:
Cognome e Nome Inizio Fine
1) Sartorio Ida 23/08 /1912 01/04/1925
2) Minetti Teresa 29/06/1925 02/10/1925
3) Balotelli Luigia 11/10/1925 28/10/1931
4) Gatteri Santina 02/12/1931 27/06/1932
5) Castagna Gaetana 29/09/1932 05/09/1939
6) Ricca Orsola 12/10/1939 24/04/1947
7) Sottosanti Rosina 24/04/1947 23/07/1953
8) Maggi Catina 17/09/1953 08/101959
9) Ippolito Concettina 08/10/1959 19/08/1967
10) Panettieri Maria 20/08/1967 09/09/1970
11) Lodigiani Teresina 09/09/1970 05/09/1976
12) Pezzotti Teodora 05/09/1976 27/08/1979
13) Zuccarello Maria 10/09/1979 09/10/1982
14) Sega Diomira 09/10/1982 16/09/1991
15) Renier Lia 20/09/1991 12/08/1994
16) Patelmo Francesca 21/08/1994 12/09/1996
17) Lepore Iolanda 24/09/1996 11/08/1998
18) Mangiagli Lina 13/09/1998 15/08/2001
19) Lepore Iolanda 28/08/2001
L'ORFANOTROFIO S. MICHELE IN CASTROGIOVANNI
Era trascorso poco più di un mese dalla concessione di autorizzazione ad aprire la Scuola Elementare nell'Istituto Canossiano dei Baroni Grimaldi, che la Provvidenza dava alle Madri l'opportunità di dedicarsi all'assistenza delle fanciulle orfane di Castrogiovanni.
Nell'orfanotrofio ennese "S. Michele", preposto a quel compito, si era reso vacante il posto di Direttore, e l'Amministrazione di esso aveva indetto un Concorso per tale incarico.
Le Madri Canossiane videro in quell'occasione la volontà di Dio per un nuovo apostolato. Pertanto la Madre Superiora Ida Sartorio, in data 11 Agosto 1912, inviò una lettera al Presidente dell'Opera Pia per avere informazioni più precise sul Concorso e sapere, inoltre, se anche le Religiose potessero concorrervi, nonostante che detta Opera Pia si dichiarasse apertamente laica. La richiesta di informazioni sul concorso venne reiterata dalla Superiora il 14 Settembre 1912; ed un mese dopo (14 Ottobre 1912) pervenivano al Presidente dell'Opera Pia le credenziali relative alla Madre Sartorio. Dopo non poche incomprensioni, la Congregazione della Carità, amministratrice dell'orfanotrofio "S. Michele" decise nel 1914 di affidarne la direzione alle Suore Canossiane. La stipula dell'accordo si fece a "Castrogiovanni ( il 22 Dicembre 1914. Tra il Sig. Prof. Luigi Potenza, nella qualità di Presidente di questa Congregazione di Carità, Amministratrice del locale Orfanotrofio Femminile; e la Madre Superiora delle Figlie della Carità Canossiane di Brescia, Signora Ida Sartorio. Il 9 Gennaio 1915 un drappello di suore Canossiane, di cui alcune venute da Brescia appositamente, andarono a dirigere l'Orfanotrofio femminile S. Michele della città: un'opera altamente umanitaria ed allora fiorente e popolata da tante piccole, bisognose di affetto e di cure.
La loro entrata all'Orfanotrofio avvenne il 9 Gennaio 1915 e la Direttrice designata fu Madre Resina Bartazzoli.
In data 8 Gennaio 1915, nella Cronaca di Brescia è notato l'avvenimento con due sole righe, ma molto significative: "Venne accettato l'Orfanotrofio S. Michele di Castrogiovanni e vi vanno Madre Berfazzoli Rosa (quale Direttrice) e sor Pasini Emilia".
Alle numerose opere di apostolato svolte dalle Canossiane in Castrogiovanni si aggiungeva anche questa di carattere sociale-umanitario e tanto consona allo spirito della Madre Fondatrice, Santa Maddalena di Canossa.
L'opera di apostolato presso l'Orfanotrofio S. Michele di Castrogiovanni resterà affidata alle Madri Canossiane da quel lontano Gennaio 1915 fino al 13 Settembre 1983 quando, per le mutate condizioni storico-sociali, l'Orfanotrofio verrà chiuso definitivamente e il grande fabbricato sarà occupato dalla SOPRINTENDENZA Al BENI CULTURALI, Assessorato Regionale, che lo detiene tuttora in affitto.
Quell'antico Monastero, oggi, non è più riconoscibile all'interno, rispetto alle sue prime linee architettoniche. Nato per volere degli antichi abitanti di questa città per accogliere le suore di clausura, oranti per il bene della città, ha cambiato, nel tempo, completamente scopo. Esso è passato dal silenzio contemplativo delle Claustrali della Concezione, alle chiassose ricreazioni delle orfanelle, ed ora al lavoro monotono di uffici silenziosi, ma di ben altra natura di quello delle Suore di clausura.
La bellissima chiesa, dedicata appunto alla Concezione Immacolata di Maria Santissima, unita al Monastero di cui faceva parte, unico esemplare in Enna di chiese a pianta centrale, di puro e ricchissimo stile Barocco, è ridotta ormai in uno stato veramente miserevole. Speriamo che l'Ente, che ora detiene in affitto tutto il complesso, compresa la chiesa, abbia a prendere a cuore questo problema, e poiché quest'Ente è di carattere culturale, riporti questo gioiello architettonico all'antico splendore!.. Sarebbe una perdita irreparabile trascurarlo! Si pensi agli innumerevoli sacrifici fatti soprattutto dalle antiche Suore di clausura!
Nel giugno del 1963 l'amministrazione comunale "per assicurare più stabilità alla torre campanaria, le cui condizioni precarie destavano non poche preoccupazioni, minacciando rovina con evidente pericolo per l'incolumità pubblica a seguito anche delle scosse telluriche del 1960", decise la demolizione della sommità della Torre campanaria.
La decisione da parte del Comune di Enna di abbattere la torre campanaria del Collegio di Maria innescò, negli anni che precedettero la totale demolizione avvenuta nel 1984, una serie di attacchi fortissimi contro tale iniziativa, avversata dall'Ordine degli architetti della provincia e dalla sezione di «Italia Nostra» di Piazza Armerina. Prevalse la tesi dell'abbattimento della torre, sulla base di una richiesta di tutti gli abitanti della zona e del bisogno di allargare la Via Anime Sante per una adeguata viabilità dei mezzi e delle persone, oltre che per la valorizzazione della Chiesa omonima. Vere o false tali motivazioni, siamo oggi convinti che il prestigio di una città si misura dal rispetto delle opere tramandateci dai nostri padri, nel caso: di quelle architettoniche esistenti. E se questo rispetto viene meno o è appannato da interessi personali, ciò nuoce a tutta la collettività, perché distrugge un bene che è di tutti.
(Don Filippo Marotta)