Storia del Passo Signore - 1 - Il Campanile Enna

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Storia del Passo Signore - 1

Storia di Enna > Microstoria > Storia del Passo Signore

Breve storia dei ragazzi
del quartiere
PASSO SIGNORE

di Pino Vicari


Introduzione


Pino Vicari ci racconta la vita quotidiana alla fine degli anni '30 del secolo scorso, nel quartiere popolare della zona del Passo Signore.
Ricorda fatti e personaggi, gli oltre 40 amici con i quali visse avventure come quelle dei "Ragazzi della via Pal".
Erano gli anni subito prima della guerra.
Entro la fine del decennio successivo, quel mondo, con i suoi stili ed abitudini di vita, sarebbe definitivamente scomparso.   

Il racconto è diviso in 5 parti
1a parte - Introduzione
2a parte - Il quartiere del Passo Signore
3a parte - La composizione sociale e la vita comunitaria del quartiere
4a parte - Cenni storici di Enna e del Villaggio di Pergusa
5a parte - Il periodo fascista e la II Guerra mondiale
(si ringrazia Lucio Vulturo e Maurizio Mazzola per avere messo a disposizione le loro foto)

Da secoli, ogni anno, il 13 e il 14 settembre si celebra la Festa del Crocifisso di Papardura. Alla fine della Via Roma e passando per il quartiere Passo Signore ancora oggi si giunge ad un crocevia su cui è ancora funzionante l’unico semaforo di Enna alta e proseguendo si scende verso valle lungo una strada tortuosa e ivi si incontra a metà strada il Santuario del SS. Crocifisso, una chiesa eremitica, scavata in parte nella roccia. Ogni venerdì, la chiesetta, viene venerata con messa e pellegrinaggio dei fedeli.
La chiesa veniva amministrata dai MASSARI, proprietari agricoli, che assicuravano il  mantenimento con lasciti e raccolta di derrate durante l'estate.

Papardura é un sito dove scorrono tre sorgenti d' acqua: due potabili dove per secoli venivano a rifornirsi con la brocca (detto Crivello) gli abitanti del quartiere e la terza sorgente con una portata d’acqua  più copiosa.
Quest’ultima sorgente scaricava in  un  lungo  “abbeveratoio” dove i contadini al mattino, prima di recarsi ai campi, e alla sera di ritorno da essi, dissetavano i cavalli, i muli e gli asini.
La stessa sorgente alimentava le vasche (detti Lavatoi), dove le donne si recavano a fare il bucato: lavavano le lane, le  normali coperte e le  frazzate (pesanti coperte tessute a mano con telai di legno). (foto a destra)



Legate alla  Festa  religiosa, si  svolgeva una  fiera  di  bestiame e  di mercanzie che durava due giorni. Il bestiame, che giungeva da tutte le province siciliane, era di tipo caprino, ovino, bovino ed equino e veniva parcheggiato nella zona, a prato, vicino il Convento di Montesalvo. Essendo tempo di semina, il bestiame più venduto era il bovino (di Comiso) e i muli (animali particolarmente adatti a tirare l’aratro). Mentre, lungo la via Roma, all'altezza dell’inferriata del botteghino del  Lotto  ex  locale  da  “zi  Saridda” (l’attuale  scaletta  del  Passo Signore) iniziava la fiera delle mercanzie.
Tutto quel tratto di Via Roma fino al crocevia dell’attuale Viale Diaz e Via IV Novembre, si riempiva di banconi e bancarelle dove veniva esposta la  mercanzia; infatti il  quartiere prende il  nome di  Passo Signore perché percorrendo quella strada si giunge alla chiesa del SS. Crocifisso di Papardura “u Signuri di Papardura”. Anticamente, le fiere erano legate a certi periodi dell'anno. Ad Enna si svolgevano due grandi fiere, a Maggio e a Settembre, le cui date avevano un significato, economico-religioso. La fiera di Maggio si svolgeva alla vigilia dell'Estate, proprio nel mese di Maggio, giacché a Giugno si dava inizio alla mietitura del grano e in Agosto si portava il grano a casa. Per una economia, prevalentemente, agricola tutto era condizionato al raccolto poiché sia il barbiere, il calzolaio, il muratore, il falegname, venivano  pagati  in  natura  o  in  denaro;  pertanto  tutto  un  paese diveniva sincrono a condizione che il raccolto fosse stato di buona annata  e  a  condizione  che  le  derrate  fossero  state  vendute  bene; perfino le varie feste religiose padronali, che si svolgevano durante il periodo estivo, subivano l’influenza del buon esito dell’annata. La fiera degli animali serviva a rinnovare le stalle e a fare provviste di indumenti  per  l'estate  (fiera  di  Maggio)  e  per  l’inverno  (fiera  di Settembre). La fiera di Settembre aveva luogo alla vigilia della semina per consentire alla popolazione, maggiormente composta da agricoltori, di attrezzarsi per affrontare le due stagioni più critiche: l’autunno (tempo di raccolta delle olive e dell’uva) con le sue piogge e i rigori  dell’inverno,  di  cui  il  secolo  scorso  era  caratterizzato,  con frequenti e abbondanti nevicate.

La fiera delle mercanzie, diversamente, riempiva i  banconi e  le bancarelle prevalentemente di pantaloni pesanti  e di velluto, mutandoni e maglie pesanti, coperte per l'inverno e le caratteristiche “scarpi quazati”. (Fino alla vigilia della seconda guerra mondiale (1940) la grande maggioranza dei contadini, nei lavori agricoli, non calzavano scarpe normali ma scarpe “fai da te” propriamente dette scarpe quazate). Molte delle bancarelle della fiera vendevano pelli bovine e suine trasformate in cuoio e generalmente erano commercianti dei paesi di montagna delle Madonie che con delle forme di legno rettangolare ritagliavano dalle pelli due pezzi equivalenti ad un paio di “scarpe”.
Vi erano due tipi di scarpe quazate: quelle tratte dal cuoio di suino o bovino a cui non era stato raschiato il pelo dell’animale e che venivano chiamate “scarpi di pilu” e quelle il  cui cuoio veniva trattato per essere privato dal pelo ed il cui costo era superiore.
Come veniva lavorato il cuoio per realizzare le scarpe?
Il  cuoio  veniva  lavorato  cucendo  le  due  estremità  formando  una punta, tipo mocassini indiani, lateralmente venivano cuciti con strisce di cuoio e dietro venivano cucite due lunghe strisce di cuoio che servivano per legare le varie “pezze” di stoffa impermeabili che coprivano calze di lana filata e tessute a mano che arrivavano sotto il ginocchio proteggendo le gambe e i piedi dalla pioggia e della rugiada.
Durante la seconda guerra mondiale i contadini “scarpe grosse e cervello fino” utilizzarono un nuovo prodotto: la gomma e non più il cuoio.
Nel 1943, a  seguito dello sbarco degli americani e  degli inglesi in Sicilia, durante  la ritirata, le  truppe italiane e tedesche abbandonarono lungo  le strade  e nei paesi  molti automezzi e i contadini si impossessarono dei copertoni gommati delle macchine e delle motorette; tagliando poi i copertoni su misura, li sostituirono al cuoio ottenendo così “scarpe quazate” più solide e più funzionanti.
Da allora alla fiera delle mercanzie non si vendette più cuoio!

(vai alla seconda parte)

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